LE INDAGINI

La conclusione degli ispettori del Ministero: “Bullismo sottovalutato a scuola nella tragedia di Paolo a Latina”

Le verifiche ministeriali hanno confermato quanto denunciato fin da subito dalla famiglia: Paolo è stato vittima di episodi di bullismo ripetuti

La conclusione degli ispettori del Ministero: “Bullismo sottovalutato a scuola nella tragedia di Paolo a Latina”

“Episodi di bullismo ignorati o minimizzati. Comportamenti omissivi e sottovalutazione della gravità dei fatti”. È questo, in sintesi, l’esito dell’ispezione condotta dal Ministero dell’Istruzione all’istituto tecnico “Pacinotti” di Fondi (Latina), dove studiava Paolo Mendico, il ragazzo di 14 anni di Santi Cosma e Damiano che l’11 settembre scorso si è tolto la vita poche ore prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Le verifiche ministeriali hanno confermato quanto denunciato fin da subito dalla famiglia: Paolo è stato vittima di episodi di bullismo ripetuti e la scuola avrebbe sottovalutato la situazione, non adottando misure adeguate per proteggerlo.

Le conclusioni dell’ispezione: “Bullismo ignorato o minimizzato”

Dopo settimane di audizioni con docenti, personale e dirigenti, gli ispettori inviati da viale Trastevere hanno concluso che le segnalazioni dei genitori del ragazzo trovano riscontro nei fatti. Secondo quanto trapelato, nel rapporto finale si parla di atteggiamenti omissivi, di mancata vigilanza e di una gestione superficiale degli episodi di bullismo, che avrebbero contribuito a creare un clima di isolamento e paura per il giovane studente.

La fase ispettiva, che ha riguardato sia la scuola elementare che quella superiore frequentata da Paolo, si è ora chiusa: il Ministero si prepara a notificare le contestazioni disciplinari al personale scolastico coinvolto. Si tratterebbe di docenti e impiegati amministrativi, e non si esclude, nei casi più gravi, la sospensione dal servizio.

Due inchieste penali: compagni di classe e personale scolastico

Parallelamente alle verifiche ministeriali, proseguono le indagini della magistratura. La Procura dei Minori di Roma sta approfondendo la posizione di alcuni compagni di classe indicati come presunti autori degli atti di bullismo, mentre la Procura di Cassino, guidata da Carlo Fucci, indaga su docenti, dirigenti e personale della scuola per accertare eventuali omissioni o responsabilità dirette.

Il fascicolo aperto a Cassino è per istigazione al suicidio ed è ancora a carico di ignoti. Nei giorni scorsi gli inquirenti hanno sequestrato smartphone e computer a diverse persone di Santi Cosma e Damiano per acquisire prove e riscontri digitali. I genitori di Paolo, Giuseppe e Simonetta Mendico, non hanno mai smesso di chiedere giustizia. Anche il fratello Ivan Mendico ha sempre sostenuto che “Paolo si è tolto la vita per colpa dei bulli”.

La preside del “Pacinotti”, Gina Antonelli, ha invece sempre respinto le accuse, parlando di “illazioni” e sostenendo che “non è mai pervenuta alcuna denuncia da parte dei genitori, né è mai stato chiesto un colloquio con la dirigenza”. Una versione ora smentita, almeno in parte, dai riscontri dell’ispezione ministeriale, che ha invece rilevato una gestione inadeguata dei segnali di disagio.

Ora, con la chiusura della fase ispettiva e l’avvio delle sanzioni disciplinari, il ministero riconosce formalmente che Paolo è stato vittima di bullismo sottovalutato dalla scuola, aprendo la strada a un possibile procedimento anche sul piano penale.

Il caso di Leonardo Calcina

La scomparsa di Paolo Mendico, ha fin dall’inizio ricordato il simile e altrettanto tragico caso di Leonardo Calcina – appena 15 anni – trovato morto suicida nelle campagne di Senigalliala notte del 13 ottobre 2024. Quel giorno, dopo aver finto di andare a dormire, il ragazzo aveva preso dalla cassaforte del padre – vigile urbano – la pistola di servizio e si era allontanato fino a Montignano, dove intorno alle 22 si è tolto la vita.

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Leonardo Calcina

Secondo quanto raccontato dai genitori, poco prima Leonardo avrebbe tentato un confronto con alcuni compagni, accusati di bullismo e di continue vessazioni, ma senza ottenere una soluzione. Negli ultimi mesi, infatti, il giovane aveva confidato un forte disagio, manifestando il desiderio di lasciare la scuola e arruolarsi nell’esercito pur di sfuggire a insulti, minacce e prese in giro che subiva quotidianamente, persino in classe.

Le accuse della famiglia si sono concentrate sin da subito sul comportamento di alcuni coetanei, che lo deridevano per il cognome, lo colpivano fisicamente e lo offendevano con parole pesanti, al punto che la Procura di Ancona aprì già allora un fascicolo per istigazione al suicidio. Inizialmente le indagini sembravano arenarsi, complice anche la smentita di preside e compagni, ma oggi la vicenda potrebbe conoscere una svolta: dalle chat ritrovate sul cellulare di Leonardo emergerebbero nuovi elementi a sostegno della tesi del bullismo e delle pressioni psicologiche subite dal ragazzo.