Si è tenuta oggi, 15 ottobre 2025, alla Camera dei Deputati e al Senato, l’attesa informativa del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani sugli accordi di pace per Gaza. Un intervento ripetuto, successivamente, anche in Senato, volto a chiarire la posizione dell’Italia in merito al processo di pacificazione avviato nelle ultime settimane.
L’iniziativa era stata richiesta la scorsa settimana dal capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, poi sostenuta da tutte le forze politiche. Tuttavia, durante la seduta di oggi, molti scranni di FdI e della Lega sono rimasti vuoti, compreso quello dello stesso Bignami.
Piena, invece, la rappresentanza di Forza Italia, unico gruppo a scandire con applausi gli interventi del proprio leader. Presenza compatta anche tra i banchi dell’opposizione.
“Una svolta storica per il Medio Oriente”
Nel suo discorso, Tajani ha parlato con tono prudente ma ottimista del percorso avviato dal presidente statunitense Donald Trump per la pacificazione della regione.
“Il successo dell’iniziativa di pace avviata dal Presidente degli Stati Uniti potrebbe davvero costituire una svolta storica che cambia il volto del Medio Oriente e quindi del Mediterraneo”, ha dichiarato.
Il ministro ha però messo in guardia dalle incognite che ancora gravano sull’accordo:
“È un successo ancora legato a un filo. Molte variabili devono essere definite, dal ritorno delle salme degli ostaggi assassinati fino alle modalità dello smantellamento della struttura militare di Hamas. Tuttavia, quel filo di speranza è solido perché interpreta la volontà di pace di popolazioni che hanno sofferto moltissimo”.
Tajani ha poi ricordato il dramma delle vittime civili e la necessità di assicurare cibo, cure e sicurezza a chi è sopravvissuto.
“Oggi questa è la grande speranza che si affaccia: un futuro che finalmente potrebbe essere a portata di mano”.
Nel pomeriggio, il vicepremier presiederà anche la riunione del Consiglio dei Ministri dedicata al processo di pace, mentre la premier Giorgia Meloni sarà impegnata al Processo di Aqaba, forum internazionale contro terrorismo ed estremismo che si tiene a Roma.
“Riconoscere lo Stato di Palestina è ora più vicino”
Durante l’informativa, il ministro degli Esteri ha toccato uno dei temi più delicati: il futuro della Palestina.
“Oggi finalmente ci sono le condizioni per una Gaza liberata dall’incubo di Hamas e affidata provvisoriamente a un controllo internazionale con l’attiva partecipazione dei Paesi islamici”, ha spiegato. “Tutto questo — ha aggiunto — nella prospettiva di giungere a uno Stato palestinese vero, democratico, pacifico e non confessionale, affidato a un’Autorità nazionale palestinese rinnovata negli uomini e nei metodi. Il riconoscimento dello Stato della Palestina, quando ci saranno le condizioni, è ora più vicino”.
Italia pronta a partecipare alla missione di pace
Tajani ha confermato la disponibilità dell’Italia a partecipare alla Forza internazionale di stabilizzazione (ISF) prevista dal piano Trump.
“L’Italia è pronta a fare la propria parte, forte della sua riconosciuta esperienza nei contesti internazionali complessi. Il Parlamento sarà coinvolto in tutte le decisioni che riguarderanno la nostra partecipazione, e mi auguro che su questo tema si possa trovare unità tra tutte le forze politiche”.

Ricostruzione di Gaza: missioni tecniche e cooperazione
Il ministro ha poi annunciato una riunione governativa sulla ricostruzione di Gaza, evidenziando la necessità di consolidare la pace attraverso interventi concreti.
“Già dallo scorso anno abbiamo finanziato con 5 milioni di euro la pianificazione per la ricostruzione da parte dell’Autorità palestinese, coinvolgendo l’università di architettura di Venezia. Una missione tecnica della cooperazione italiana sarà a Ramallah nei prossimi giorni per proseguire il lavoro”.
Tajani ha illustrato il piano Food for Gaza, volto a garantire assistenza immediata alla popolazione.
“Abbiamo definito un primo pacchetto da 60 milioni di euro per la sicurezza alimentare, la sanità, l’assistenza ai feriti e la formazione sanitaria. Coinvolgeremo eccellenze come il Bambin Gesù, il Gemelli, il Rizzoli e il Meyer, insieme agli ospedali italiani in Egitto e Giordania”.
Lotta all’antisemitismo e memoria storica
Le parole del ministro sulla lotta all’antisemitismo hanno raccolto applausi bipartisan in Aula.
“L’antisemitismo è un pregiudizio mostruoso che si è purtroppo riaffacciato, dimostrando che la memoria della tragedia di 80 anni fa non basta più. Fermarne la diffusione e reprimere ogni manifestazione è un impegno solenne che il governo assume in questa Aula”.
Tajani ha anche condannato le violenze avvenute a Udine, dove gruppi di estremisti pro-Palestina hanno aggredito le forze dell’ordine. Ha poi ricordato l’iniziativa italiana alle Nazioni Unite per una “Tregua Olimpica” in vista dei Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026, come simbolo di unità e dialogo.
Le reazioni politiche: tra aperture e accuse
Le opposizioni hanno accolto con toni diversi le parole del ministro. Il responsabile Esteri del Partito Democratico, Giuseppe Provenzano, ha detto:
“Se servirà una missione di peacekeeping su mandato ONU, siamo pronti a discuterne. Si è aperta una breccia e non va chiusa”. Tuttavia, Provenzano ha sottolineato come “nel dibattito manchi il grande assente: il popolo palestinese”, ribadendo che l’obiettivo deve essere il riconoscimento dello Stato di Palestina. “Più di 150 Paesi lo hanno già fatto. Volete che l’Italia arrivi per ultima?”.
Durissimo invece il commento del Movimento 5 Stelle, con il capogruppo Riccardo Ricciardi che ha usato un’aspra metafora:
“I palestinesi saranno i Pellerossa del XXI secolo. Non avranno un loro Stato ma vivranno nelle riserve, forza lavoro per i casinò di Gaza. Questo lo può evitare solo la politica che si oppone ai massacri”.
Ricciardi ha definito il piano Trump “non un piano di pace ma una copertura politica di un’aggressione”, denunciando la complicità americana e la situazione in Cisgiordania.
Dall’altra parte, Maria Elena Boschi (Italia Viva) ha espresso sostegno alla linea del governo:
“Siamo pronti a votare una missione internazionale per la ricostruzione. Israele è l’unica democrazia dell’area: difenderlo significa difendere anche noi”.
Per Ettore Rosato (Azione), la ricostruzione di Gaza dovrà essere anche “politica e sociale”, oltre che materiale.
“La pace sarà possibile solo se Gaza e Cisgiordania potranno autodeterminarsi. Va condannata l’aggressione dei coloni e serve una linea europea più ferma sulle sanzioni”.
Una tregua fragile ma ancora viva
Sul terreno, la tregua firmata in Egitto — alla presenza di Donald Trump e di vari leader mondiali — resta fragile ma per ora tiene. Israele accusa Hamas di non aver consegnato tutti i corpi degli ostaggi, mentre il gruppo islamico denuncia “violazioni del cessate il fuoco” dopo la morte di 44 palestinesi nelle ultime 24 ore.
Trump ha lanciato un avvertimento diretto:
“Se non consegnano le armi, ci penseremo noi, rapidamente e con forza”. Intanto, Abu Mazen ha condannato le esecuzioni sommarie compiute da Hamas, chiedendo unità e responsabilità.
Un fragile equilibrio tra speranza e realpolitik
Le parole di Tajani alla Camera tracciano la linea di un’Italia che vuole essere protagonista nella ricostruzione e stabilizzazione del Medio Oriente, puntando sulla cooperazione e sulla diplomazia. Ma le tensioni in Aula — tra chi parla di “svolta storica” e chi teme “la fine della Palestina come nazione” — mostrano quanto il percorso verso la pace resti complesso.