Con l’ordinanza n. 25495/2025, la Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione ha stabilito un principio destinato a segnare un punto di svolta nella regolamentazione dei rapporti tra ex conviventi nelle unioni civili. La Corte ha infatti riconosciuto il diritto all’assegno di mantenimento in caso di scioglimento del rapporto, applicando criteri analoghi a quelli previsti per i coniugi.
Si tratta, come evidenzia il movimento politico Meritocrazia Italia, di una pronuncia storica, capace di incidere profondamente sul sistema delle tutele e dei diritti riconosciuti all’interno delle formazioni sociali fondate su relazioni affettive stabili.
Il quadro normativo e il principio di solidarietà
La legge Cirinnà, che disciplina le unioni civili tra persone dello stesso sesso, riconosce alle parti gli stessi diritti e doveri dei coniugi. Essa prevede obblighi di assistenza morale e materiale, coabitazione e contribuzione ai bisogni comuni, in base alle capacità economiche e lavorative di ciascun partner (art. 1, commi 11 e seguenti). Il regime patrimoniale ordinario è quello della comunione dei beni, salvo diversa scelta.
Quanto allo scioglimento, la norma richiama espressamente la disciplina del divorzio, consentendo così di applicare anche la disposizione relativa all’assegno divorzile a favore del partner economicamente più debole.
La Cassazione, nella sua giurisprudenza, ha più volte chiarito che tale assegno ha una duplice funzione: assistenziale, quando serve a garantire un livello di vita dignitoso e autonomo; compensativo-perequativa, quando lo squilibrio economico deriva da scelte condivise all’interno della coppia, come la rinuncia alla carriera per sostenere la vita familiare.
Il principio cardine che emerge è quello della solidarietà post-coniugale, oggi esteso anche alle unioni civili. La Suprema Corte, in questo modo, riconosce che l’impegno e i sacrifici all’interno dei rapporti familiari – di qualunque natura essi siano – meritano pari considerazione giuridica, in attuazione del principio costituzionale di eguaglianza e solidarietà.
La posizione di Meritocrazia Italia
Meritocrazia Italia accoglie con favore l’orientamento espresso dalla Cassazione, considerandolo un passo avanti nella tutela della dignità e dei diritti fondamentali di ogni persona.
Secondo il movimento, “l’attuale contesto sociale impone un rinnovato impegno e una maggiore intensità nelle azioni a sostegno di pari opportunità, tutele familiari e protezione delle fragilità, a prescindere dall’orientamento sessuale o dall’esistenza di un vincolo matrimoniale”.
La solidarietà economica che nasce in una relazione stabile – sia essa matrimonio, unione civile o convivenza more uxorio – non può svanire con la fine del rapporto, ma deve tradursi in strumenti concreti di tutela per il partner più debole.
Le proposte
Per dare piena attuazione a questo principio, Meritocrazia Italia avanza due proposte:
- Completare la disciplina con un nuovo intervento legislativo che definisca con chiarezza diritti e doveri nelle diverse forme di convivenza;
- Implementare politiche strutturate di promozione e tutela, volte a garantire pari opportunità, protezione familiare e contrasto a ogni forma di discriminazione, anche rafforzando il ruolo dell’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – nel monitoraggio delle situazioni di disparità.
Una società che evolve
Come sottolinea Meritocrazia Italia, “l’evoluzione della società e delle famiglie richiede una disciplina moderna, capace di bilanciare equità, chiarezza e certezza del diritto”. È tempo, conclude il movimento, “di fornire risposte adeguate a una cittadinanza che cambia, ponendo al centro la dignità e i diritti di ogni persona”.