Tutti sono stati ricoverati in strutture ospedaliere vicino a Tel Aviv e alcuni hanno già potuto riabbracciare le famiglie.
Liberati gli ultimi ostaggi israeliani
Alle 11.30 di questa mattina, lunedì 13 ottobre 2025, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno annunciato ufficialmente che non ci sono più ostaggi vivi nelle mani di Hamas.
Con il rilascio degli ultimi venti prigionieri israeliani avvenuto tra il nord e il sud della Striscia di Gaza e di duemila palestinesi si chiude la prima fase dell’accordo di pace del presidente Usa Donald Trump a due anni e una settimana fa dal colpo dell’organizzazione terroristica del 7 ottobre 2023.
Due anni dopo il 7 ottobre
Quel giorno, l’attacco coordinato da Hamas denominato Operazione Diluvio di al-Aqsa, colpì Israele. 859 civili, 278 soldati (secondo altre fonti 307) e 57 membri delle forze dell’ordine sono stati uccisi nei kibbutz di frontiera e nei villaggi del sud del Paese.
Tra i luoghi dell’attentato, i kibbutz Nir Oz e Kfar Aza e il festival musicale Supernova, dove 364 partecipanti furono assassinati. In un solo giorno morirono circa 1.200 israeliani, e 250 persone furono rapite e portate nella Striscia di Gaza.
Sono loro, gli ostaggi del 7 ottobre.
Il bilancio degli ostaggi vivi e uccisi
Di quei 250 ostaggi, 140 sono stati liberati nel corso di due anni attraverso scambi, accordi o operazioni militari e 58 corpi sono stati rimpatriati, 47 dei quali tramite operazioni militari dell’Idf e 8 restituiti da Hamas.
Fino a questa mattina Hamas ne tratteneva ancora 48. Tra questi, 20 erano vivi e sono stati liberati oggi.
Il rilascio è avvenuto in due momenti distinti: un primo gruppo alle 7 italiane nel nord della Striscia e il secondo intorno alle 10 da Khan Younis, nel sud. Prima della consegna alla Croce Rossa, molti di loro hanno potuto videochiamare le famiglie.
Tutti sono stati ricoverati in strutture ospedaliere vicino a Tel Aviv e alcuni hanno potuto riabbracciare le famiglie. Contestualmente, Israele ha liberato quasi duemila detenuti palestinesi, nell’accordo mediato da Qatar, Egitto e Stati Uniti.
I corpi di alcuni dei rapiti morti saranno restituiti invece alle famiglie nell’arco del pomeriggio.
I nomi degli ultimi liberati
Gli ultimi venti ostaggi liberati da Hamas:
- Elkana Bohbot, 36 anni – Padre di un bambino, lavorava per l’organizzazione del Nova Festival. Nei video diffusi da Hamas appariva provato psicologicamente. Compagni di prigionia raccontano episodi di autolesionismo e silenzi lunghi giorni
- Matan Angrest, 22 anni – Soldato di leva, catturato mentre si trovava su un carro armato in fiamme vicino al confine. Durante la prigionia sarebbe stato picchiato e incatenato.
- Avinatan Or, 32 anni – Rapito con la compagna Noa Argamani, simbolo dell’attacco, poi liberata nel 2024. Era al Nova Festival. Secondo le testimonianze, rimase ferito e subì problemi alla vista dopo un’esplosione.

- Yosef-Haim Ohana, 25 anni – Barista di Tel Aviv, divenne noto per un video diffuso da Hamas in cui diceva: “Un intero Paese vuole che questo incubo finisca.” Aveva aiutato altri a fuggire al massacro.
- Alon Ohel, 24 anni – Pianista di talento con doppia cittadinanza israeliana e tedesca, anche di origini serbe. Rapito da un rifugio vicino al festival musicale, ferito al volto. Secondo i familiari, rischia la cecità a un occhio.
- Evyatar David, 24 anni – Rapito al Nova Festival insieme all’amico Guy Gilboa-Dalal. In un video diffuso nei mesi scorsi da Hamas, appariva scavato, costretto a scavare la propria tomba in un tunnel.

- Guy Gilboa-Dalal, 24 anni – Catturato con l’amico Evyatar. Le immagini di entrambi, trasmesse da Hamas mentre chiedevano aiuto, avevano scosso l’opinione pubblica israeliana.

- Rom Braslavski, 21 anni – Di doppia cittadinanza israeliana e tedesca, lavorava nella sicurezza del Supernova Festival. In un video diffuso dalla Jihad islamica appariva emaciato e ferito alle mani.
- Gali Berman, 28 anni – Gemello di Ziv, con doppia nazionalità tedesca e israeliana. Rapito dal kibbutz Kfar Aza. Secondo i parenti, i due fratelli sarebbero stati detenuti separati per mesi.
- Ziv Berman, 28 anni – Gemello di Gali. Le immagini diffuse subito dopo il rapimento lo mostravano con ferite da arma da fuoco, non è chiaro se abbia subito torture.

- Maxim Herkin, 37 anni – Originario dell’Ucraina, naturalizzato israeliano, padre di una bambina. Rapito al Nova Festival. In un video dichiarò: “Non ci sentiamo più esseri umani”.
- Eitan Horn, 39 anni – Rapito nel kibbutz Nir Oz durante una visita al fratello maggiore Ian, poi liberato a inizio 2025
- Matan Zangauker, 25 anni – Rapito insieme alla compagna, già liberata mesi fa. La madre è diventata una delle figure simbolo del movimento per la liberazione degli ostaggi, spesso critica verso il governo Netanyahu.
- Bar Kupershtein, 23 anni – Anche lui addetto alla sicurezza al Nova Festival. Testimoni raccontano che aiutò decine di giovani a fuggire prima di essere catturato.
- Eitan Mor, 25 anni – Responsabile della sicurezza al Nova Festival. Durante l’attacco aiutò decine di persone a mettersi in salvo prima di essere catturato.

- Segev Kalfon, 27 anni – Rapito mentre cercava di fuggire lungo l’autostrada fuori dal festival. È rimasto per mesi senza notizie. La famiglia aveva ricevuto solo un breve video di prova di vita.
- Nimrod Cohen, 21 anni – Soldato di leva in servizio di guardia nei pressi della Striscia il giorno dell’attacco. Secondo fonti militari, fu colpito e catturato durante il primo assalto ai posti di confine.

- David Cunio, 35 anni – Rapito con il fratello Ariel e altri familiari tra cui la figlia piccola, oggi di cinque anni. La famiglia è stata liberata in fasi diverse.
- Ariel Cunio, 28 anni – Fratello di David, anche lui rapito durante l’assalto.
- Omri Miran, 48 anni – Di Nahal Oz, fu rapito davanti alle figlie. È tra i simboli della resistenza delle famiglie degli ostaggi: la moglie ha guidato per mesi le proteste a Tel Aviv per chiedere la loro liberazione.

Conclusa la prima fase della pace
La liberazione degli ultimi ostaggi vivi avviene sullo sfondo di una distruzione senza precedenti nella Striscia di Gaza. In due anni di offensiva israeliana, oltre 67mila palestinesi sono morti e quasi 167mila sono rimasti feriti, secondo i dati diffusi dal Ministero della Sanità di Gaza.
Le vittime sono in larga parte donne e bambini, fonti indipendenti ritengono che i numeri reali siano ancora più alti.
Oggi Israele festeggia il ritorno dei suoi ultimi venti cittadini vivi dalle mani di Hamas. Ma dopo due anni di distruzione, si può ancora parlare di vittoria?
Gli interrogativi rimangono ancora molti, le prossime fasi dell’accordo di pace sono più complesse da portare a termine. Ma ciò che conta ora è che il cessate il fuoco sia il più stabile possibile.