Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato, parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One mentre si dirigeva in Medio Oriente, che potrebbe decidere di inviare missili da crociera Tomahawk all’Ucraina se la guerra con la Russia “non verrà risolta“.
“Potrei o non potrei inviarli“, ha detto Trump, definendo i Tomahawk “un’arma incredibile e molto offensiva” e osservando che rappresenterebbero “un nuovo livello di aggressione“.
Secondo quanto riferito dai media statunitensi, Trump ha aggiunto che potrebbe dover parlare della questione con la Russia, in particolare con Vladimir Putin. Il tycoon ha inoltre affermato che l’Ucraina “ha un disperato bisogno dei Patriot” e che “vorrebbero avere i Tomahawk”.
Zelensky: “Conversazione molto produttiva”
La dichiarazione arriva in una fase di intensi contatti tra Washington e Kiev: Volodymyr Zelensky ha scritto sui suoi canali social di aver parlato con Trump per la seconda volta in due giorni.
“Anche oggi è stata una conversazione molto produttiva“, ha detto Zelensky, aggiungendo che i due leader hanno discusso della “difesa della vita nel Paese, del rafforzamento della difesa aerea, della resilienza e della capacità di raggiungere obiettivi lontani“. Zelensky ha anche citato numerosi dettagli relativi all’energia e ha confermato che i team sono “al lavoro” per proseguire i contatti.
I have just spoken with @POTUS – for the second time in two days – and today’s conversation was also very productive.
Yesterday, we agreed on a set of topics to discuss today, and we covered all the aspects of the situation: defense of life in our country, strengthening our… pic.twitter.com/ZVs0cLicIL
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) October 12, 2025
Un retroscena pubblicato dalla testata Axios ha rivelato che Trump e Zelensky hanno discusso della possibilità che l’Ucraina ottenga missili Tomahawk, ma, secondo due fonti citate dall’inchiesta, “non sarebbe stata presa nessuna decisione finale“. Sempre secondo i resoconti, una delegazione ucraina di alto livello guidata dal capo di gabinetto Andriy Yermak e dalla premier Yulia Svyrydenko sarebbe in programma a Washington la prossima settimana per ulteriori colloqui.

La prospettiva di un invio dei Tomahawk ha suscitato preoccupazione sul fronte russo. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito la questione “motivo di estrema preoccupazione“, sottolineando che “le tensioni stanno aumentando da tutte le parti“. Anche il presidente bielorusso Alexander Lukashenko si è detto scettico sul fatto che gli Stati Uniti effettivamente forniscano i missili, invitando alla cautela e suggerendo di non prendere la dichiarazione di Trump “alla lettera“.
Zelensky ha inoltre avuto una telefonata con il presidente francese Emmanuel Macron, nella quale ha ribadito la necessità di mezzi per la difesa aerea e missili per contrastare gli attacchi russi. Ha riferito di lavorare con la Francia per “espandere l’iniziativa Purl“, un meccanismo in cui paesi della NATO acquistano armamenti statunitensi per poi fornirli all’Ucraina.
Prosegue la guerra sul campo
Nel frattempo, il governo ucraino segnala un’intensificazione delle operazioni nemiche: secondo quanto riportato dallo stesso Zelensky sui suoi canali social, solo nella settimana più recente la Russia avrebbe lanciato oltre 3.100 droni, 92 missili e circa 1.360 bombe plananti contro infrastrutture civili e energetiche ucraine. Le forze di difesa aerea ucraine hanno reso noto di aver abbattuto nella notte 103 droni su 118 lanciati, ma alcuni attacchi — inclusi possibili missili ipersonici e droni d’attacco — avrebbero comunque raggiunto obiettivi e causato vittime.
Throughout this week, many regions of Ukraine have been under fire, and in many regions air raid sirens are now sounding again because of the threat of attack drones. Russia continues its aerial terror against our cities and communities, intensifying strikes on our energy… pic.twitter.com/OP5yhENGcS
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) October 12, 2025
Sullo sfondo dei colloqui internazionali, il Financial Times è citato nei resoconti come fonte secondo cui il sostegno di intelligence statunitense alle operazioni ucraine si sarebbe intensificato dalla metà dell’estate, permettendo attacchi contro infrastrutture energetiche russe situate ben oltre la linea del fronte. Secondo questi resoconti, tali raid avrebbero avuto impatti sulle esportazioni energetiche russe.
Sul fronte orientale, le autorità locali hanno ordinato evacuazioni in alcune parti di Kramatorsk, nel Donetsk, dove le truppe russe si sarebbero avvicinate a meno di 20 chilometri dalla città. Fonti ucraine hanno inoltre segnalato combattimenti a Konstantinovka e in altri centri della regione, con avanzate russe che, pur ordinate, non avrebbero ancora consolidato nuove posizioni.