RICONOSCIMENTO

László Krasznahorkai ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2025

Considerato “il profeta dell’apocalisse narrativa”, László Krasznahorkai rappresenta una delle voci più radicali della letteratura europea

László Krasznahorkai ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2025

Il Premio Nobel per la Letteratura 2025 è stato assegnato allo scrittore e sceneggiatore ungherese László Krasznahorkai, 71 anni, considerato uno dei massimi autori contemporanei e una delle voci più radicali della letteratura europea. L’Accademia di Svezia ha premiato l’autore “per la sua opera potente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte.

Nelle motivazioni ufficiali, l’Accademia lo definisce “un grande scrittore epico nella tradizione mitteleuropea che si estende da Kafka a Thomas Bernhard, caratterizzata da assurdità ed eccessi grotteschi. Ma il suo stile è più ampio e guarda anche a Oriente, adottando un tono più contemplativo e finemente calibrato”.

Una voce unica nella letteratura europea

Nato nel 1954 a Gyula, nel sud-est dell’Ungheria, vicino al confine con la Romania, Krasznahorkai ha studiato giurisprudenza a Szeged e lingua e letteratura ungherese a Budapest. Dopo un periodo come redattore, nel 1984 si è dedicato completamente alla narrativa.

Il suo stile è inconfondibile: frasi lunghissime e ipnotiche, prive di punteggiatura tradizionale, che si dipanano come un flusso di pensiero continuo, in bilico tra razionalità e delirio.

László Krasznahorkai

La sua scrittura indaga la stasi, l’attesa e l’impossibilità di riscatto, mettendo in scena personaggi solitari e marginali, privi di eroismo, che si muovono in un mondo sull’orlo del disfacimento. Le sue opere restituiscono quella che la saggista Susan Sontag ha definito una “apocalisse lenta”: una progressiva dissoluzione del reale e della sua intelligibilità.

Da “Sátántangó” a “Il ritorno del barone Wenckheim”

Krasznahorkai ha esordito nel 1985 con “Sátántangó”, romanzo ambientato in un villaggio ungherese decadente, popolato da personaggi che attendono un ritorno salvifico destinato a rivelarsi illusorio. Il libro, costruito come una danza circolare di sei passi avanti e sei indietro, è diventato un caso letterario e nel 1994 è stato adattato per il cinema dal regista Béla Tarr, con cui lo scrittore ha instaurato una lunga collaborazione.

A “Sátántangó” hanno fatto seguito romanzi come “Melancolia della resistenza” (1989), “Guerra e guerra” (1999), “Il ritorno del barone Wenckheim” (2016) e “Avanti va il mondo” (2024). Tutte opere che, pur diverse, condividono una stessa tensione metafisica e un senso di declino inesorabile. In “Melancolia della resistenza”, per esempio, l’arrivo di un circo con una balena in un paese di provincia scatena un’isteria collettiva che rivela la fragilità delle strutture sociali e morali.

Tra le sue opere più recenti si distingue anche “Herscht 07769: Florian Herscht Bach-regénye” (2021), ambientato in una cittadina tedesca segnata da caos e violenza sullo sfondo dell’eredità di Johann Sebastian Bach, e “Aprómunka egy palotáért” (2018), racconto ambientato in una Manhattan infestata dai fantasmi di Herman Melville.

Riconoscimenti e premi

L’autore, pubblicato in Italia da Bompiani, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali: il Premio Tibor Déry, il Premio SWR Bestenliste, il Premio Kossuth, il Premio Sándor Márai, il Brücke Berlin, lo Spycher Prize e, nel 2021, il Premio di Stato Austriaco per la Letteratura Europea.

László Krasznahorkai con il Man Booker International Prize

Nel 2015 ha vinto il Man Booker International Prize, mentre nel 2019 si è aggiudicato il National Book Award for Translated Literature per “Il ritorno del barone Wenckheim”. Il suo prossimo libro, “Panino non c’è più”, uscirà in Italia per Bompiani nel 2026.