Israele e Hamas hanno compiuto un nuovo passo significativo nei negoziati in corso in Egitto: le due delegazioni si sono scambiate le liste dei prigionieri e degli ostaggi che potrebbero essere liberati nell’ambito dell’accordo di pace proposto dagli Stati Uniti.
A confermare l’avanzamento è Taher al-Nunu, portavoce di Hamas e membro della delegazione presente ai colloqui:
“L’ottimismo prevale tra tutte le parti”, ha dichiarato all’agenzia Afp, lasciando intendere che per la prima volta da mesi si intravede la possibilità di un’intesa concreta.
Il piano di pace e la mediazione americana
I colloqui si svolgono a Sharm el-Sheikh, sotto la mediazione congiunta di Egitto, Qatar e Stati Uniti, con la presenza di Steve Witkoff e Jared Kushner.

I due rappresentanti statunitensi, secondo fonti diplomatiche, partecipano come osservatori ai negoziati indiretti. Entrambi sono stati tra gli artefici del piano in venti punti redatto dall’amministrazione Trump: un documento che prevede, tra le altre misure, un ritiro graduale di Israele dalla Striscia di Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani dei gruppi armati palestinesi entro 72 ore dall’avvio del cessate il fuoco.
Le richieste di Hamas
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal e rilanciato dal Times of Israel, Hamas avrebbe chiesto che, oltre ai prigionieri palestinesi ancora in vita, Israele restituisca anche i corpi dei fratelli Yahya e Muhammad Sinwar, leader dell’ala militare del movimento uccisi nei mesi scorsi in operazioni militari israeliane.
La richiesta comprende inoltre la restituzione dei resti di altri combattenti palestinesi e il rilascio dei detenuti condannati per terrorismo, in cambio dei 48 ostaggi ancora trattenuti a Gaza dai vari gruppi armati.
La proposta, già avanzata in passato, era stata respinta da Israele, ma la sua ripresentazione in questa fase delle trattative è vista come un segnale di maggiore flessibilità e di possibile apertura reciproca.
Qatar: “Servono garanzie scritte da Israele”
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha dichiarato all’emittente saudita Al-Arabiya che Doha chiede “forti garanzie internazionali scritte” per assicurarsi che Israele rispetti gli impegni presi.
Al-Ansari ha aggiunto che il Qatar intende garantire che le trattative portino “al ritiro delle truppe israeliane da Gaza, all’ingresso di maggiori aiuti umanitari e alla fine definitiva della guerra”. Il diplomatico ha inoltre ricordato che “le parti hanno concordato su 20 principi”, ma ha ammonito che “il diavolo si nasconde nei dettagli”.
Il primo ministro del Qatar, Mohammed Abdulrahman Al Thani, è atteso oggi in Egitto per unirsi alle discussioni e sostenere gli sforzi di mediazione.
Delegazioni e presenze a Sharm el-Sheikh
A Sharm el-Sheikh è arrivata anche la delegazione israeliana, guidata dal ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, affiancato dal consigliere per la politica estera Ophir Falk, dal coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch e da alti funzionari del Mossad e dello Shin Bet.
Fonti egiziane confermano inoltre l’arrivo di rappresentanti della Jihad islamica, a dimostrazione del tentativo di rendere il tavolo negoziale il più inclusivo possibile.
Nel corso del secondo giorno di trattative, Hamas avrebbe accettato di riconsegnare alcune armi a un comitato egiziano-palestinese, ma ha espresso ferma opposizione alla nomina di Tony Blair come possibile capo di un governo di transizione nella Striscia.