È stata una votazione segreta, tesa fino all’ultimo, a decidere le sorti di Ilaria Salis. Oggi, 7 ottobre 2025, il Parlamento europeo ha confermato l’immunità parlamentare della deputata di Alleanza Verdi-Sinistra, respingendo in modo definitivo la richiesta dell’Ungheria di revocarla.
Il risultato è arrivato al termine di un confronto acceso: 305 voti favorevoli alla revoca, 306 contrari. Un solo voto di scarto ha salvato la deputata italiana e messo fine, almeno per ora, a un lungo braccio di ferro politico e giudiziario con Budapest.
Il voto di Strasburgo ha dunque confermato l’esito della prima votazione, tenutasi a fine settembre nella commissione Affari giuridici (Juri), che già si era espressa a favore della protezione dell’immunità di Salis.
Un voto che spacca l’Europarlamento
A risultare decisivo è stato il sostegno — inatteso e parziale — di alcuni membri del Partito Popolare Europeo (PPE), la formazione di centrodestra che rappresenta il gruppo più numeroso all’Eurocamera.
Proprio tra le fila del PPE siede anche Forza Italia, che aveva inizialmente annunciato il proprio voto contro l’immunità della deputata. Ma, come dimostrano i numeri finali, non tutti i popolari hanno seguito la linea ufficiale.
Con la conferma dell’immunità, Ilaria Salis non potrà essere processata in Ungheria, dove era accusata di aver partecipato all’aggressione di militanti neonazisti a Budapest nel 2023. Il governo ungherese, tuttavia, ha ancora una possibilità: presentare ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea, sostenendo che la procedura di voto non abbia rispettato le regole comunitarie.
“A testa alta in Aula”
Poche ore prima del voto, Salis aveva scritto sui social:
“Oggi sarò in Aula, a testa alta, ad affrontare il verdetto del Parlamento europeo. Grazie per tutti i pensieri di affetto e solidarietà, valgono molto per me.”
Il Parlamento ha approvato la relazione del presidente della commissione Affari giuridici, che aveva già espresso la propria posizione: secondo il documento, Salis “è stata sottoposta a dure condizioni e misure di detenzione nel corso del procedimento penale a suo carico”, e lo scopo del processo sarebbe stato quello di “metterla a tacere a causa delle sue opinioni politiche di lunga data e del suo attivismo”.
L’aritmetica del voto
A determinare l’esito è stato un complesso equilibrio tra forze politiche. I gruppi di sinistra contavano su 235 eurodeputati, tutti schierati per la conferma dell’immunità. A questi si sono aggiunti i centristi liberali di Renew Europe, contrari alle pressioni del governo ungherese di Viktor Orbán, che hanno portato il fronte “pro-Salis” a quota 312 voti potenziali.
Sul fronte opposto, 187 eurodeputati dell’estrema destra si erano espressi per la revoca dell’immunità, accusando Salis di violenze a sfondo politico. Al centro della contesa, i 188 parlamentari del PPE, il cui voto avrebbe potuto ribaltare il risultato. Se il gruppo si fosse espresso compatto contro Salis, la revoca sarebbe passata. Invece, una parte dei Popolari ha scelto di sostenere la deputata, assicurandole la salvezza.
Le tensioni nel centrodestra europeo
La posizione del PPE è stata al centro di intense polemiche. In Italia, Forza Italia aveva annunciato fin da subito che avrebbe votato contro l’immunità. Dopo il primo voto in commissione, la Lega aveva attaccato duramente gli alleati, parlando di “traditori del centrodestra”.
All’inizio di ottobre, il segretario azzurro Antonio Tajani aveva replicato:
“Non mi farò intimidire o insultare.”
Pochi giorni dopo, però, aveva lasciato intendere un ammorbidimento della linea, aprendo a una possibile libertà di voto tra i suoi parlamentari.
Alla vigilia della seduta plenaria, anche il presidente del gruppo PPE, Manfred Weber, aveva ribadito una posizione prudente ma orientata alla revoca:
“Come PPE siamo favorevoli al rispetto dello Stato di diritto e del regolamento del Parlamento europeo. I nostri consulenti giuridici ci hanno detto che è giusto revocare l’immunità a Salis, perché il reato è stato commesso prima del suo mandato. Noi siamo per le regole, non bisogna politicizzare la questione.”
Tuttavia, la votazione segreta ha impedito di sapere chi, tra i Popolari, abbia scelto di discostarsi dalla linea ufficiale.
Le reazioni da Budapest
Il governo ungherese ha reagito con durezza alla decisione. Il portavoce del premier Viktor Orbán, Zoltán Kovács, ha dichiarato al Fatto Quotidiano:
“La commissione Affari giuridici ha scelto di proteggere un’attivista Antifa, lasciando che una criminale con un background ideologico la facesse franca e legittimando così il terrorismo di estrema sinistra.”
Secondo Budapest, la decisione del Parlamento europeo rappresenta un’ingerenza politica che nega giustizia alle vittime ungheresi.
Un caso politico che si chiude a Strasburgo
Se il voto fosse andato in senso opposto, Ilaria Salis avrebbe dovuto affrontare nuovamente un processo in Ungheria. In quel caso, il governo di Orbán avrebbe potuto chiedere all’Italia l’estradizione della deputata, aprendo un contenzioso diplomatico con Roma.
Con la conferma dell’immunità, invece, il caso giudiziario si chiude definitivamente: Salis non potrà essere processata per le accuse legate agli scontri del 2023. Resta solo l’eventuale strada del ricorso ungherese alla Corte europea, ma il Parlamento europeo ha espresso un chiaro segnale politico.