Alla vigilia di Sukkot, una tre le più importanti feste ebraiche, le famiglie degli ostaggi israeliani hanno innalzato un nuovo presidio davanti alla residenza del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme.
Appello per il ritorno a casa degli ostaggi
All’interno di una sukkah (capanna) simbolica, Einav Zangauker, madre di Matan, rapito il 7 ottobre 2023, ha mostrato i poster con i volti dei prigionieri.
Families of the hostages set up a Succah, the traditional booth for the Succot festival, on Azza Street in Jerusalem near the private residence of Benjamin Netanyahu, and hold press conference calling for the deal to be finalized to release the hostages and end the war. Credit… pic.twitter.com/ZBkbvGBUUU
— We Are All Hostages (@AllHostages) October 5, 2025
“Per te sono solo ostaggi, ma per me quello è il mio ragazzo, la mia vita. Gli ostaggi sono il cuore pulsante del Paese“, ha gridato al microfono rivolgendosi al primo ministro.
Nella serata di sabato 4 ottobre 2025, oltre 120 mila persone hanno riempito Hostages Square a Tel Aviv, cantando cori quali: “Non sei solo, siamo con te“. Sul palco, familiari e ex ostaggi hanno chiesto un accordo immediato per il rilascio dei 48 rapiti ancora trattenuti a Gaza, vivi e morti. “È ora o mai più“, ha avvertito Liran Berman, che attende il ritorno dei suoi fratelli Gali e Ziv.
Anche l’ex sequestrato Omer Shem Tov ha guidato la piazza nei canti di “portali a casa“, lanciando un appello diretto a Donald Trump, architetto del piano di pace in 20 punti in fase di negoziato:
Michel Iluz, father of hostage Guy Iluz, speaking at the Shift 101 silent protest on Azza Street in Jerusalem near the private residence of Benjamin Netanyahu. Credit Reuven Lahav pic.twitter.com/UoShJDtadM
— We Are All Hostages (@AllHostages) October 5, 2025
“Dobbiamo assicurarci che questo accordo avvenga. Sono passati due anni, il mondo sta guardando”.
In un discorso televisivo alla nazione, Netanyahu ha ribadito che spera di annunciare “nei prossimi giorni” il rilascio degli ostaggi, pur mantenendo ferme le sue linee rosse: la permanenza dell’Idf a Gaza e lo smantellamento di Hamas.
Flotilla: oggi rientrano anche gli ultimi italiani
Parallelamente, resta aperto il dossier della Global Sumud Flotilla, intercettata nei giorni scorsi dalla Marina israeliana mentre tentava di forzare il blocco su Gaza con oltre 40 imbarcazioni e 400 attivisti a bordo.

Una parte dei partecipanti è già stata rimpatriata: 26 italiani sono arrivati sabato notte in Italia, tra Fiumicino e Malpensa, accolti da oltre 200 persone tra abbracci, bandiere palestinesi e cori “Palestina libera“. Un secondo gruppo di 18 connazionali ha fatto rientro nelle ultime ore, dopo uno scalo a Istanbul.
Restano tuttavia 15 italiani che non hanno firmato il foglio di rilascio volontario e che dovranno attendere l’espulsione giudiziaria. Al momento ancora in detenzione, nella giornata di oggi, lunedì 6 ottobre 2025, faranno ritorno in Italia a bordo di un charter per Atene organizzato dall’ambasciata italiana. Ad affermarlo è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X.
Gli ultimi 15 italiani della Flottilla rimasti in Israele partiranno domani con un volo charter per Atene.
Saranno assistiti dalla nostra Ambasciata sia alla partenza e poi in Grecia nel trasferimento verso l’Italia.
Voglio ringraziare sinceramente tutto il personale del…— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) October 5, 2025
Complessivamente, circa 170 attivisti della Flotilla sono in fase di espulsione da Israele. Nelle ultime 72 ore, gruppi consistenti sono stati trasferiti verso Istanbul, Italia e Spagna. Tra coloro che lasceranno il Paese oggi figurano anche Greta Thunberg, 28 francesi, 27 greci e 9 svedesi.
Le testimonianze dei rimpatriati parlano di condizioni dure: celle sovraffollate, botte, privazioni di acqua e farmaci. Da Israele il ministero degli Esteri ha respinto le accuse definendole “menzogne sfacciate“.