L’ultima trovata per sopravvivere o per porsi come alternativa al bipolarismo.
Forse entrambi, di sicuro la prima.
Con l’edizione 2025 della Leopolda (la 13esima della kermesse), Matteo Renzi ha partorito la “Casa Riformista”, si è dato un obiettivo del 10% e ha lanciato anche lo spauracchio sovranista per il Quirinale (con nuovo inquilino l’attuale premier Giorgia Meloni) se tale risultato di consenso non verrà raggiunto.
E alla fine Renzi non ha nascosto la sua soddisfazione:
“È stata una Leopolda incredibile. Abbiamo seminato idee e speranze come forse mai era successo. È stata un’edizione speciale, grazie a tutti”.
Casa dei riformisti per combattere i sovranisti
Il leader di Italia Viva ed ex presidente del Consiglio ha lanciato il suo progetto ieri domenica 5 ottobre 2025, durante l’intervento finale che ha chiuso la tre giorni di lavori e dibattiti.
L’ex segretario del Partito democratico ha messo sul tavolo la sua proposta soprattutto in chiave elettorale.
Ovvero la nascita della Casa Riformista che sarà un contenitore con Italia Viva (che come ha assicurato Renzi non verrà sciolta), ma anche sindaci e amministratori di liste civiche, associazioni:
“Perché per battere il Centrodestra i voti di Pd e Alleanza Verdi Sinistra (l’ex presidente del Consiglio non ha nominato il Movimento 5 Stelle) non bastano”.
Dunque, una proposta politica che, secondo Renzi, non intende semplicemente sommare sigle, ma fornire un punto di aggregazione per amministratori locali e forze centriste.
Obiettivo ambizioso, doppia cifra
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: puntare alla doppia cifra elettorale (intorno al 10%) per poter pesare concretamente sul quadro politico nazionale.
Una sorta di riedizione del Terzo Polo lanciato con Carlo Calenda e Azione e ormai da tempo naufragato nella sua progettualità.
Un contenitore che probabilmente nelle intenzioni di Renzi dovrà andare a erodere voti soprattutto al Movimento 5 Stelle (infatti mai nominati) e forse anche a Forza Italia.
Come si porrà la Casa Riformista e cosa rappresenterà
La scelta di puntare e annunciare un obiettivo elettorale, che raggiunga appunto il 10% è chiara.
Renzi vuole porre tra gli attori della politica del Paese un soggetto centrista in grado di rappresentare quell’elettorato moderato che oggi si sente sradicato tra Pd e Centrodestra.
Se raggiunta, questa soglia darebbe a Casa Riformista un margine negoziale non trascurabile nella formazione di coalizioni o nel condizionare agenda e candidature.
Ma i dubbi restano tanti. Oltre all’esperienza del Terzo Polo già nei mesi scorsi Renzi era stato tra i promotori più attivi di un “progetto di centro”.
Allora quel disegno venne messo in un cassetto poco prima delle Europee. Ora, a sorpresa ma non troppo viene riproposto all’attenzione della politica nostrana.
Tuttavia, trasformare un’“aggregazione” di pensiero (con figure anche autorevoli e di prestigio) in un soggetto stabile richiede tempo, strutture locali e risorse finanziarie.
Progetto da realizzare in tempi brevi, impresa ardua
Concretizzare questo progetto in tempi brevi è sicuramente l’impresa più ardua.
Del resto, proprio quell’espressione del mondo di centro è quella più “allergica” alla politica dei “frontman” che garantisce balzi elettorali molto rapidi, ma discese altrettanto veloci.
Lo stesso Renzi al 40% con il Pd ne è stato in fondo un esempio, Salvini con la Lega, mentre al momento Meloni e Fratelli d’Italia sembrano resistere al “potere che logora”.
Renzi contro Meloni, ormai è guerra aperta
Da ormai mesi Renzi ha scelto il suo bersaglio: Giorgia Meloni.

Probabilmente per reale convinzione politica, ma di certo anche per porsi in una posizione diversa rispetto al “vecchio socio” Carlo Calenda che invece alla premier strizza l’occhio eccome, mentre come partito guarda con sempre maggior interessa a Forza Italia.
Ecco allora che attaccare la strategia comunicativa di Meloni come ha fatto ieri Renzi dal palco della Leopolda e richiamare la necessità di rispetto reciproco può funzionare da segnale verso gli smarriti elettori moderati.
L’accenno che senza Casa Riformista il Quirinale “diventerebbe sovranista” (con inquilina del Colle Giorgia Meloni) va ancora in questa direzione e dunque va interpretato più come un monito elettorale: serve soprattutto a mobilitare l’elettorato moderato.
Al progetto della Casa Riformista serve… un progetto
Certo, sul piano pratico c’è però molto da costruire. La coesione tra Pd, movimenti civici e una nuova sigla centrista è complessa e rischia di produrre più frammentazione che unità se non accompagnata da precise convergenze programmatiche.
Un aspetto questo guarda caso sottolineato come in ritornello in questi ultimi proprio da Carlo Calenda e da Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle.

Ecco perché al progetto della Casa Riformista serve in primis…un progetto.
Lanciare la Casa Riformista durante l’intervento conclusivo della Leopolda proponendola come forza politica permanente implica costruire apparati, candidature credibili e coalizioni locali.
Senza ciò il progetto rischia di essere soprattutto un presidio mediatico con scarsa ricaduta elettorale.