Per la prima volta dall’inizio del suo pontificato, Papa Leone XIV è intervenuto direttamente su questioni politiche interne degli Stati Uniti, il suo Paese d’origine. In alcune dichiarazioni rilasciate ai giornalisti a Castel Gandolfo, il pontefice ha espresso forte preoccupazione per le politiche migratorie dell’amministrazione Trump, mettendone in dubbio la coerenza con l’insegnamento cattolico “pro-vita”.
Le parole di Leone XIV arrivano mentre negli Stati Uniti si discute di un possibile rinnovo dei sussidi all’Obamacare e del destino di migliaia di migranti. Allo stesso tempo, la sua presa di posizione rischia di acuire le divisioni anche all’interno della Chiesa cattolica americana, dove alcuni vescovi conservatori hanno già espresso disagio per premi e riconoscimenti a politici democratici favorevoli al diritto all’aborto.
Papa Leone XIV: “Tenere conto di tutte le questioni etiche”
“Chi dice di essere contro l’aborto ma è favorevole alla pena di morte e d’accordo con il trattamento disumano degli immigrati negli Stati Uniti, non so se possa davvero definirsi pro-vita”, ha dichiarato il Papa.
Un’affermazione che amplia il significato dell’essere “a favore della vita”, includendo non solo la difesa del nascituro, ma anche l’opposizione alla pena di morte e la protezione della dignità dei migranti.

Il pontefice ha ricordato che la Chiesa cattolica considera la vita sacra “dal concepimento fino alla morte naturale” e ha invitato a superare la polarizzazione:
“Abbiamo bisogno di maggiore rispetto reciproco e di un approccio che tenga conto di tutte le questioni etiche”.
La replica della Casa Bianca
Le osservazioni del Papa hanno suscitato una pronta risposta da Washington. La portavoce Karoline Leavitt ha respinto le critiche, sottolineando che l’amministrazione “si impegna ad applicare le leggi del Paese nel modo più umano possibile”.
“Respingo l’idea che questa amministrazione tratti gli immigrati clandestini in modo disumano,” ha detto Leavitt. “Il presidente Trump mantiene le sue promesse agli americani, tra cui quella di garantire sicurezza ai confini e di far rispettare la legge.”

Il vicepresidente JD Vance, intervenuto nello stesso briefing, ha aggiunto che la pressione sul sistema sanitario è in parte legata all’immigrazione irregolare:
“Molto spesso chi aspetta al pronto soccorso è un immigrato clandestino che non parla inglese. Perché queste persone ricevono assistenza sanitaria in ospedali pagati dai cittadini americani?”