Il segretario della Guerra Pete Hegseth, parlando davanti a centinaia di generali e alti ufficiali convocati alla Marine Corps Base di Quantico, in Virginia, ha tracciato una netta riorientazione della strategia del Pentagono:
“Da questo momento in poi, l’unica missione del Dipartimento della Guerra appena ripristinato è questa: combattere la guerra. Non perché vogliamo la guerra, ma perché vogliamo la pace“.
Hegseth: “Nemici schiacciati da violenza e ferocia del nostro esercito”
Nel discorso – rivolto ai vertici militari presenti e pronunciato davanti a ufficiali e generali giunti da tutto il mondo – Hegseth ha più volte ripetuto la massima “il nostro compito è prepararsi alla guerra e vincerla“, ribadendo che “le uniche persone che meritano la pace sono quelle disposte a fare la guerra per difenderla. Ecco perché il pacifismo è così ingenuo e pericoloso“. Secondo il segretario, “o proteggi il tuo popolo e la tua sovranità o sarai sottomesso da qualcosa o qualcuno“.
“Dobbiamo alla nostra repubblica un esercito che vincerà qualsiasi guerra sceglieremo o qualsiasi guerra ci verrà imposta. Se i nostri nemici sceglieranno stoltamente di sfidarci, saranno schiacciati dalla violenza, dalla precisione e dalla ferocia del Dipartimento della Guerra“.
Una netta rottura con le priorità recenti
Hegseth ha denunciato “decenni di decadenza” e la pretesa prevalenza di “sciocchezze ideologiche” all’interno delle istituzioni militari: dalle preoccupazioni per il cambiamento climatico al bullismo, fino alla gestione di leader considerati “tossici” e a promozioni basate su razza o genere.
“L’esercito è stato costretto da politici sciocchi e sconsiderati a concentrarsi sulle cose sbagliate — ha scandito — Siamo diventati il ‘dipartimento woke’. Ma ora non più“.
Today, we end the War on Warriors.
— Pete Hegseth (@PeteHegseth) September 30, 2025
Nel suo intervento Hegseth ha annunciato l’intenzione di “ripulire i detriti” e di porre fine, come ha detto, “alla guerra contro i guerrieri“. Il segretario della Guerra poi parlato di una riorganizzazione interna: meno formazione obbligatoria amministrativa e più esercitazioni pratiche – “meno PowerPoint, meno corsi online, più tempo in officina e al poligono” – e di garantire “fondi, attrezzatura, armi e ricambi necessari per la formazione e la manutenzione“.
Il segretario non ha risparmiato toni duri sul tema della forma fisica e dell’immagine delle alte cariche militari.
“È del tutto inaccettabile vedere nei corridoi del Pentagono generali e ammiragli grassi che sono a capo di Comandi in tutto il Paese, nel mondo, è una brutta figura — ha affermato — È brutto, e non rispecchia ciò che siamo”.

Hegseth ha sottolineato la necessità di rigorosi standard fisici per le forze armate, insieme a richiami alla disciplina (“dire a qualcuno di radersi, di tagliarsi i capelli, di rimettersi in forma, di sistemarsi l’uniforme o di presentarsi in orario per lavorare sodo“), definiti dal segretario come “esattamente il tipo di discriminazione che vogliamo” rimettere in discussione.
Hegseth ha dichiarato che saranno emanate nuove politiche che riorganizzeranno i programmi dell’ispettore generale e delle pari opportunità, definendo l’attuale processo dell’ispettore generale “trasformato in un’arma“. Ha parlato di misure per contrastare “reclami frivoli“, “reclami anonimi“, “reclami ripetuti” e attese “infinite” nel sistema disciplinare, affermando di volere porre fine a “carriere deviate“ e a reputazioni infangate.
Allo stesso tempo ha precisato che la riorganizzazione “non significherà promuovere forme di razzismo o molestie sessuali. Entrambe sono sbagliate e illegali. Questo tipo di infrazioni saranno perseguite senza pietà“.
Il ritorno al nome storico e la presenza di Trump
Hegseth ha pronunciato le frasi di apertura del suo discorso evocando il ripristino del nome storico dell’istituzione:
“Benvenuti al Dipartimento della Guerra. L’era del Dipartimento della Difesa è finita“. Il cambio di denominazione era stato formalizzato, sempre secondo quanto riportato, da un ordine esecutivo del presidente Donald Trump all’inizio di settembre.

Anche il presidente Trump è intervenuto al raduno:
“In nove mesi alla Casa Bianca ho risolto sette guerre e forse ieri la più grande“, riferendosi alla situazione a Gaza, e ha aggiunto che “Hamas deve accettare il piano“, minacciando che, in caso contrario, “espierà all’inferno”.
Trump ha poi rivendicato di aver “ricostruito l’esercito“, citando la pratica di licenziare leader militari che non gli piacessero, e affermando che se un leader militare non gli piace “lo licenzia all’istante“.