Se fosse una barzelletta, sarebbe più o meno così:
“Lo sapete il colmo per uno del Movimento 5 Stelle? Fare il tifo per una riforma del Centrodestra e del Governo Meloni”.
E invece, escluso qualche particolare quasi da fantapolitica, è uno scenario che corrisponde tutto sommato alla realtà.
Le rivalità interne nel Pd, che spine verso le Politiche 2027
Perché la vicenda tra gli addetti ai lavori (dei partiti) e gli osservatori politici sta ritornando d’attualità proprio in questi giorni.
Tanto che più di qualcuno è tornato a scomodare il vecchio “adagio” che “tra i due litiganti magari il terzo gode”.
Il motivo è presto detto e riguarda (e in fondo non è una novità) le rivalità interne al Partito democratico e le posizioni delle diverse correnti.
In particolare, quelle (come ad esempio il gruppo di Dario Franceschini) che non vedono così autorevole né tantomeno granitica la leadership dell’attuale segretario nazionale Elly Schlein.

Tanto che già sono state messe sul tavolo possibili alternative soprattutto guardando alle Politiche del 2027 e alla corsa elettorale per l’insediamento a Palazzo Chigi e alla guida del Governo.
Tra i due litiganti, spunta il candidato premier… del M5S
Ecco allora perché il vecchio proverbio “Tra i due litiganti, il terzo gode” ritorna prepotentemente d’attualità e potrebbe adattarsi bene alle dinamiche in evoluzione del Centrosinistra.
Perché radio tam tam in questi ultimi mesi dà in forte ascesa nel borsino del gradimento interno al Pd il nome dell’attuale sindaco di Genova (ex campionessa di atletica e ed ex vicepresidente del Coni) Silvia Salis.

Anzi, in molti la vedono già come il nome nuovo (bella e preparata) in grado non solo di “rottamare” Schlein, ma addirittura di poter essere competitiva nel “duello” con Giorgia Meloni.
Come in tutte le situazioni un po’ delicate e complesse c’è un però.
In questo caso non di poco conto e tutto sommato anche sorprendente. Ovvero che nella contesa tra Elly Schlein e Silvia Salis, il vero beneficiario potrebbe rivelarsi Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e attuale leader del Movimento 5 Stelle.

“Rottamare” Elly, gli scenari tra fantapolitica e realtà
Vale la pena sottolineare una cosa.
Per ora, a dir la verità, l’idea di uno scontro diretto tra la segretaria del Pd e il sindaco di Genova resta un’ipotesi remota, quasi appunto uno scenario di fantapolitica.
Forse, nemmeno i più critici interni alla conduzione del partito di Elly Schlein la considerano una prospettiva concreta.
Eppure se ne parla. Ma c’è la considerazione più realistica, ad esempio, che pure chi vorrebbe davvero soluzioni diverse, come ad esempio il ritorno di Gentiloni, sa bene che senza il sostegno dei 5 Stelle, lo scenario sarebbe impraticabile.

Tra i due litiganti… ecco perché potrebbe spuntarla Conte
Ma allora perché e come potrebbe spuntarla Conte?
Perché c’è uno scenario che in effetti potrebbe cambiare tutte le carte in tavola.
Ed è in quel caso che paradossalmente i pentastellati potrebbero inizialmente “fare il tifo” per Meloni.
Eh sì perché in casa 5Stelle si guarda con interesse (doppio) alla riforma elettorale che prevederebbe l’obbligo di indicare il candidato premier.
Una modifica che, almeno in teoria, obbligherebbe le opposizioni a individuare una leadership chiara, forse attraverso le primarie.
Le sicurezza della Schlein, i giochini e i tatticismi degli altri
Elly Schlein, convinta di poter vincere quel passaggio, guarda con favore a questa possibilità, pur mantenendo toni prudenti in pubblico.

Ma in realtà nel Pd in molti pensano che il gioco non sia così semplice. Non tanto per le ambiguità di figure come Franceschini o per l’atteggiamento attendista di Bonaccini, quanto proprio per la posizione di Conte.

Il leader dei 5 Stelle, dipinto finora come ostile all’ipotesi, ha liquidato il tema con un disarmante “Lasciamoli fare”.
Un commento che lascia intuire come la riforma, paradossalmente, potrebbe aprirgli spazi inattesi al M5S.
Cosa cambierebbe con la riforma e l’indicazione del premier
Senza il vincolo del candidato premier, infatti, la dinamica resterebbe quella già vista nel Centrodestra: la guida della coalizione spetterebbe al partito con più voti, dunque al Pd e alla sua segretaria.
Ma con le primarie lo scenario si complica: Conte avrebbe l’occasione di giocarsi la leadership, sfruttando le divisioni interne al Pd e la possibile comparsa di candidature alternative, come quella di Salis, che secondo alcuni sondaggi sottrarrebbe consensi proprio a Schlein.
Conte dunque sembra aver colto per primo la sottile ironia della situazione: più il Pd spinge per la riforma, più lui potrebbe beneficiarne.