C’è chi evoca scenari da incubo e chi promette sostegno nel caso in cui qualcosa di simile dovesse accadere.
Da un lato il generale britannico Shirreff che scandisce una data precisa, dall’altro il presidente americano Donald Trump che interpellato dai giornalisti dichiara che se accadesse, non resterà a guardare. E intanto l’ansia aumenta.
“La Russia invaderà i Paesi baltici il 3 novembre”
Sir Richard Shirreff, ex vicecomandante supremo della Nato in Europa, ha messo tutti in guardia, creando un clima di panico generale. Lo ha fatto in un’intervista al Daily Mail in cui ha tracciato uno scenario che somiglia più a una profezia.
“La Russia invaderà i Paesi baltici il 3 novembre 2025”.
Non solo una data, ma anche un copione di guerra lampo. Secondo il generale, Mosca avrebbe i mezzi per travolgere il nostro continente in cinque giorni e spazzare via in fretta la Nato. Ma come potrebbe avvenire l’attacco secondo il generale?
Il generale Shirreff
Lo scenario da incubo di Shirreff
Prima le basi russe a Kaliningrad e in Bielorussia, poi l’assalto alla Lettonia e alla Lituania. A seguire, il corridoio di Suwalki, 100 chilometri che collegano la Lituania alla Polonia che resterebbero schiacciati tra forze russe e bielorusse.
In contemporanea, la guerra invisibile: un’offensiva cyber capace di disintegrare le comunicazioni, paralizzare le centrali energetiche, spegnere intere città.
“I blackout si espanderebbero anche in Regno Unito, Francia e Germania”, avverte il generale, dipingendo un’Europa disorientata e senza più capacità di reazione.
Il giorno dopo, in questa proiezione, Putin dichiarerebbe lo stato di massima allerta per le truppe a Kaliningrad, schierando carri armati e artiglieria al confine con la Lituania.
La Nato collasserebbe in cinque giorni
Mark Rutte, segretario generale della Nato, invocherebbe l’articolo 5 (la mutua difesa fra Stati membri in caso d’attacco), mentre le forze alleate tenterebbero di correre in soccorso.
Ma la Russia, padrona del corridoio di Suwalki, impedirebbe rinforzi rapidi.
Nel terzo giorno entrerebbe in scena la Cina, sostenendo – secondo l’ex numero due dell’Alleanza – Mosca con munizioni e armi e decidendo a sua volta di attaccare Taiwan.
Per il quinto giorno, il collasso: la Nato disintegrata, l’Europa paralizzata, Taiwan caduta, Baltici e Ucraina sotto il controllo russo.
E in tutto questo, gli Usa di Trump prenderebbero tempo senza fornire aiuti fondamentali agli alleati.
Un racconto che sembra un film e che ci auguriamo non diventi mai realtà, neppure parzialmente. Probabilmente quella di Shirreff è stata una “provocazione” per scuotere i governi occidentali e dare vita a un dibattito.
Trump: “Sosterrò Polonia e Baltici in caso di aggressione”
E proprio mentre queste parole circolano sui giornali britannici ed europei, da Washington arriva una risposta che non è rivolta direttamente a Shirreff, ma così sembra.
“Sosterrò Polonia e Baltici in caso di aggressione russa. Lo farò”.
Donald Trump
Una promessa secca.
“Non mi piace”, aggiunge a proposito della recente incursione russa nello spazio aereo estone.
Aerei russi sul Mar Baltico
Così, senza essersi mai parlati, Shirreff e Trump finiscono per disegnare due lati della stessa conversazione immaginaria.
Nel frattempo, Putin continua a provocare. Nel weekend, un aereo russo da ricognizione Il-20M ha sorvolato il Mar Baltico senza piano di volo né contatto radio.
Due Eurofighter tedeschi sono decollati da Rostock-Laage per intercettarlo, il tutto senza che ci fosse violazione dello spazio Nato. E non mancano i precedenti, a fine agosto un altro Il-20M era stato avvistato sopra lo stesso mare e a marzo un altro episodio simile.
Il tutto a poche ore di distanza dall’incursione di tre caccia russi nello spazio aereo estone, senza dimenticare i droni abbattuti in Polonia il 10 settembre e la denuncia della Romania per sconfinamenti sul proprio cielo.
E poi, da non sottovalutare, la presenza di 700mila militari russi schierati lungo la linea di contatto in Ucraina. È in questa zona che la Russia porta avanti da mesi operazioni offensive. L’ennesima provocazione di un mosaico che alimenta i timori di un’escalation.
Non a caso, i Paesi baltici hanno accelerato la corsa al riarmo. Estonia, Lettonia e Lituania spendono già oltre il 3% del Pil per la difesa, ben oltre l’obiettivo fissato dalla Nato.
Si costruiscono recinzioni, blocchi di cemento, bunker anti-carro.
Eppure, per molti analisti, un’invasione russa via terra rimane poco probabile ed è a questa solida speranza che governi e cittadini si appellano.