Patrick Zaki resta in carcere: rischia fino a 5 anni di reclusione
Udienza aggiornata al 28 settembre.
L'annuncio è arrivato ieri, su Twitter, dal portavoce di Amnesty International in Italia Riccardo Noury:
"Come si temeva, dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva, Patrick Zaki va a processo.
La prima udienza è prevista domani, 14 settembre. Gli è contestato uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta".
Come si temeva, dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva, #PatrickZaki va a processo. La prima udienza è prevista domani, 14 settembre. Gli è contestato uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta.
— Riccardo Noury (@RiccardoNoury) September 13, 2021
Dopo 19 mesi di custodia cautelare è arrivato il rinvio a giudizio per lo studente egiziano dell'Università di Bologna in un processo che inizia a sorpresa già nella giornata odierna, dove Zaki rischia cinque anni di carcere.
Inizia il processo a Patrick Zaki: udienza lampo
La notizia positiva è che le accuse più gravi di incitamento al "rovesciamento del regime" e al "crimine terroristico" (che avrebbero comportato fino a 25 anni di reclusione) sarebbero cadute.
Per il trentenne l'accusa ora è di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" sulla base di un articolo pubblicato due anni fa per cui rischia una multa o una pena fino a cinque anni di carcere. Nello scritto incriminato del 2019 Patrick avrebbe preso le difese della minoranza copta perseguitata in Egitto.
Le sentenze del Tribunale per la sicurezza dello Stato davanti al quale comparirà Patrick sono inappellabili. La Corte è la numero 2 per i "reati minori" di Mansura, la città sul delta del Nilo, circa 130 km a nord del centro del Cairo, dove Zaki è nato.
La prima udienza è durata poco più di cinque minuti e lo studente egiziano dell'università di Bologna ha preso la parola lamentando di essere stato detenuto oltre il periodo legalmente ammesso per i reati minori di cui è accusato adesso. Il processo è stato aggiornato al 28 settembre: Zaki rimarrà in carcere sino a quel giorno.
L'arresto
Il ricercatore era stato arrestato in circostanze controverse il 7 febbraio 2020 ed è stato detenuto per quasi tutto il tempo a Torah, famigerato carcere del Cairo.
"L'accusa di aver pubblicato un articolo in cui racconta i fatti della sua vita di cristiano egiziano" non fa altro che "confermare che l'unico motivo per privarlo della sua libertà è il suo legittimo esercizio della libertà di espressione per difendere i suoi diritti e quelli di tutti gli egiziani, in particolare i copti, all'uguaglianza e alla piena cittadinanza", hanno sottolineato le ong egiziane.
Gli scenari
In caso di una sentenza inferiore ai 19 mesi, visto il lungo periodo di carcerazione preventiva, la scarcerazione sarebbe immediata ma le speranze che le cose evolvano in questa maniera sono basse. Infatti, nel giugno scorso, fonti giudiziarie riferendosi al caso Zaki avevano chiarito:
"Qualsiasi egiziano che ha pubblicato notizie, comunicazioni o indiscrezioni sulla situazione interna in modo tale da danneggiare lo Stato e gli interessi nazionali sarà condannato al carcere tra i 6 mesi e 5 anni e a una multa tra 100 a 500 sterline egiziane ai sensi dell'articolo 80 della legge".