La Francia ha vissuto giovedì 18 settembre 2025 una delle giornate di protesta più imponenti degli ultimi anni. Scioperi, cortei e mobilitazioni hanno paralizzato scuole e trasporti, portando in strada centinaia di migliaia di persone contro le scelte di bilancio del nuovo governo guidato da Sébastien Lecornu, nominato da Emmanuel Macron appena pochi giorni fa.
1 MILLION DANS TOUTE LA FRANCE !
Immense, partout, impressionnant.
Lecornu et Macron ne tiendront plus longtemps.
pic.twitter.com/0Wc6uB0lXR— Clémence Guetté (@Clemence_Guette) September 18, 2025
Secondo il ministero dell’Interno, i manifestanti sarebbero stati oltre 500.000, di cui 55.000 solo a Parigi. I sindacati, invece, parlano di almeno un milione di partecipanti: una cifra che riporterebbe la mobilitazione ai livelli delle grandi manifestazioni contro la riforma delle pensioni del 2023.
Cortei e scontri in diverse città
Il cosiddetto “giovedì nero” si è distinto per la forza della partecipazione ma anche per episodi di tensione, contenuti rispetto alle previsioni. Il tenente colonnello Erwan Coiffard, portavoce della gendarmeria nazionale, ha dichiarato a BFM TV la propria soddisfazione per il fatto che i disordini siano stati meno gravi del previsto.
Il bilancio ufficiale del ministero dell’Interno parla di 181 arresti, 31 dei quali a Parigi, in quasi 500 raduni sparsi in tutto il Paese. Undici i feriti: dieci agenti e un giornalista di France Télévisions, colpito da una granata che, esplodendo sul suo zaino, gli ha provocato ustioni alla schiena e problemi all’udito. L’associazione dei giornalisti ha denunciato l’episodio, sostenendo che il colpo provenisse dalle forze dell’ordine.
🔥 50 000 personnes déterminées à #Lille pour la destitution de Macron, seul responsable de la crise actuelle !
Et 1 million de personnes dans toute la France contre le budget austéritaire de Lecornu !
✊ La lutte continue ! pic.twitter.com/5ncjdywW6A
— Lahouaria Addouche (@L_Addouche) September 18, 2025
A Parigi la polizia ha usato gas lacrimogeni e cariche a Place de la Nation per disperdere piccoli gruppi violenti, mentre i cortei sindacali si scioglievano pacificamente tra cori e ringraziamenti degli organizzatori. Momenti di panico si sono registrati anche sul boulevard Voltaire. A Marsiglia, alcuni manifestanti hanno bloccato la fabbrica di armi dell’azienda Eurolinks; scontri sono stati segnalati anche a Nantes, mentre ad Arles e Salon-de-Provence le adesioni hanno coinvolto centinaia di persone.
Hundreds of thousands of anti-austerity protesters gathered across France, urging President Emmanuel Macron and new Prime Minister Sebastien Lecornu to abandon planned budget cuts https://t.co/dXtKf2Fp2o pic.twitter.com/LSAtcb1cQm
— Reuters (@Reuters) September 18, 2025
Le rivendicazioni: “Il problema sono i miliardari”
Il cuore della protesta è stato il tema delle disuguaglianze sociali. Cartelli e striscioni puntavano il dito contro i grandi patrimoni: “Notre problème c’est les milliardaires” recitava un cartello artigianale, mentre a Place de la République campeggiava un grande striscione con scritto “Il problema non sono i neri e gli arabi, ma i miliardari”.

I sindacati hanno denunciato gli otto anni di presidenza Macron come il periodo in cui i più ricchi hanno visto raddoppiare i propri patrimoni, mentre la povertà si è diffusa e il debito pubblico è cresciuto di oltre mille miliardi di euro. Le 500 famiglie più facoltose del Paese, sottolineano, hanno accumulato ricchezze record mentre le crisi economiche colpivano duramente le fasce più deboli.
Un ferroviere del sindacato Sud-Rail, dalla Gare de Lyon di Parigi, ha urlato al megafono:
“I soldi bisognerà cercarli nelle tasche di chi ce li ha, cioè in quelle dei miliardari!”.
Tra le bandiere sindacali, numerose anche quelle palestinesi, insieme a slogan che chiedevano le dimissioni del presidente Macron.
La politica: Lecornu sotto pressione, Mélenchon all’attacco
Il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha approfittato della piazza per chiedere al neopremier Sébastien Lecornu di presentarsi in Parlamento per un voto di fiducia.

“Questo è un evento che avrà un impatto politico abbastanza profondo. Lecornu deve apparire davanti all’Assemblea e sottoporsi a un voto di fiducia, come fece François Bayrou prima di lui. Altrimenti metteremo sul tavolo una mozione di sfiducia”, ha dichiarato, tornando a chiedere anche le dimissioni di Macron.
I sindacati, per la prima volta uniti dopo la spaccatura del 2023, hanno rivendicato il successo della giornata, pur senza fissare subito una nuova data di mobilitazione. L’impressione è che la strategia dipenda dalle prossime mosse di Lecornu, considerato un abile negoziatore e in contatto tanto con Marine Le Pen quanto con i socialisti, che minacciano la sfiducia ma restano aperti a trattare.
L’impatto sul Paese
Secondo il ministero dell’Istruzione, ha aderito allo sciopero il 17% degli insegnanti, percentuale ben lontana dalle stime sindacali che parlavano di oltre il 45%. Più forte, invece, l’impatto sui trasporti e sul settore pubblico, con disagi diffusi.
Quella del 18 settembre 2025 resta comunque la più vasta mobilitazione da due anni a questa parte, e segna l’apertura di una stagione politica incandescente per la Francia. Le piazze chiedono giustizia sociale e un cambio di rotta economico, mentre il nuovo premier Lecornu dovrà dimostrare se avrà davvero, come sostengono alcuni analisti, la “carta bianca” concessa da Macron per trattare e trovare compromessi in grado di evitare il rischio di elezioni anticipate.