Il governo prepara la prossima manovra finanziaria e tra le misure più attese c’è la riduzione dell’Irpef per il ceto medio. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, intervenuto all’evento Speciale Telefisco del Sole 24 Ore, ha chiarito che l’obiettivo principale resta abbassare l’aliquota dal 35% al 33%.
La misura, che potrebbe riguardare fino a 13,6 milioni di contribuenti, avrebbe un costo stimato di circa 4 miliardi di euro.
Il quadro definitivo delle misure sarà più chiaro dopo la pubblicazione, lunedì 22 settembre 2025, dei nuovi conti economici nazionali dell’Istat, che definiranno la traiettoria di crescita e le risorse realmente disponibili.
Manovra, Leo spinge per il taglio dell’Irpef al ceto medio
“Bisogna trovare le risorse, dobbiamo avere i dati sull’economia nazionale dell’Istat. Il ceto medio è la priorità avvertita da tutti. In particolare, per la fascia da 28.000 a 50.000 euro, l’intenzione è di portare l’aliquota dal 35% al 33% ed eventualmente allargarci fino a 60.000 euro”, ha spiegato Leo, ricordando che senza basi solide sui conti pubblici non sarà possibile prendere decisioni definitive.
Le incognite sulle coperture
Il nodo resta quello delle risorse, in un contesto segnato dalle tensioni internazionali — con i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente — e dalla necessità di contenere il debito pubblico. L’obiettivo del governo è riportare il rapporto deficit/Pil sotto il 3% già dal prossimo anno.
Fra le ipotesi allo studio c’è un nuovo contributo richiesto alle banche, attraverso un ulteriore anticipo sulle Dta (imposte differite attive). Gli istituti di credito hanno ricordato che l’accordo copre già il biennio 2025-2026, ma non hanno chiuso del tutto la porta al dialogo.
Le diverse anime della maggioranza si muovono con priorità divergenti: la Lega spinge per una nuova “rottamazione” delle cartelle esattoriali, spalmata in 120 rate su dieci anni, e chiede anch’essa un maggiore contributo dalle banche; Forza Italia insiste sul taglio dell’Irpef fino a 60.000 euro di reddito e su un’Ires premiale strutturale, ma resta più cauta sul prelievo agli istituti finanziari.
Recupero dell’evasione e accesso ai conti correnti
Un altro capitolo riguarda la lotta all’evasione fiscale. Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, il ravvedimento operoso ha già consentito di recuperare oltre 3 miliardi di euro. La Commissione per l’analisi del magazzino fiscale, nel suo ultimo report, ha suggerito di potenziare il recupero coattivo, consentendo — con le necessarie tutele per la privacy — un accesso più ampio ai dati sui conti correnti, non solo alla loro esistenza ma anche alla consistenza delle giacenze.
Su questo punto, però, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti frena:
“È una vecchia proposta che rimarrà una proposta. Non è ancora arrivata. Ovviamente, quando arriverà, leggerò. Però non credo proprio ci siano le condizioni per fare una roba del genere”.

Detrazioni edilizie ed ecobonus
Accanto alla riforma fiscale, si discute anche di bonus edilizi. La viceministra del Mase, Vannia Gava, ha annunciato che è in corso un lavoro con il Mef per riportare al 50% le detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni delle abitazioni anche nel 2026 (oggi ferme al 36%), con la possibilità di usufruirne in cinque anni anziché dieci, rendendo così l’ecobonus più immediato e conveniente.
Le richieste delle imprese
Il mondo produttivo osserva con attenzione. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un monito:
“Io credo che questo Paese debba avere il coraggio di una visione di politica industriale a lungo termine. Bene la discussione sulla legge di bilancio, ma non ci possiamo fermare solo su quello. Dobbiamo ragionare su dove vuole andare questo Paese e quale politica industriale vuole fare”.
In attesa dei dati Istat
Il quadro definitivo delle misure sarà più chiaro dopo la pubblicazione dei nuovi conti economici nazionali dell’Istat, che definiranno la traiettoria di crescita e le risorse realmente disponibili. Un primo aggiornamento arriverà poi con il Documento di Programmazione di Finanza Pubblica, atteso in Parlamento entro il 2 ottobre 2025.