Diventare medico specialista in Italia è un percorso lungo e impegnativo. Ore di studio, turni in corsia, responsabilità crescenti: un cammino che forma professionisti di alto livello ma che – secondo Meritocrazia Italia – , troppo spesso, grava eccessivamente sul corpo e sulla mente dei giovani medici.
“Negli ultimi mesi, numerose segnalazioni hanno evidenziato una realtà allarmante: molti specializzandi sono chiamati a lavorare ben oltre gli orari previsti, con conseguente sacrificio dello studio, del tutoraggio e dell’aggiornamento professionale. Non si tratta di casi isolati, ma di una criticità strutturale presente in diverse realtà sanitarie del Paese. Il rischio è duplice: una formazione impoverita e medici sottoposti a pressioni eccessive, con possibili ripercussioni anche sulla sicurezza dei pazienti”.
“Il percorso di specializzazione offre indubbi punti di forza: esperienza diretta su casi clinici complessi; progressiva assunzione di responsabilità; supporto di tutor esperti e confronto con colleghi e professionisti affermati”.
“Accanto a questi aspetti positivi, emergono tuttavia criticità rilevanti: carichi di lavoro eccessivi; disparità territoriali e tra singole strutture; strumenti inadeguati per monitorare le ore effettive; retribuzioni spesso non proporzionate alle responsabilità”.
“Il problema, oltre che organizzativo, è culturale. È necessario che formazione e attività assistenziale siano realmente integrate, senza che una prevalga sull’altra. Al tempo stesso, va considerata la condizione delle strutture sanitarie, spesso sotto organico e sottoposte a forte pressione operativa”.
Le proposte di Meritocrazia Italia
Per Meritocrazia Italia, una formazione medica di qualità deve coniugare tre elementi essenziali: competenza, sostenibilità e tutela dei diritti. Da qui la necessità di maggiore trasparenza, controlli più efficaci, chiarezza nei ruoli e valorizzazione del percorso formativo. Solo così si possono prevenire burn-out, errori e dispersione di risorse professionali.
Meritocrazia Italia propone quindi:
- orari chiari e rispettati: limiti settimanali definiti, tempi di riposo garantiti e verifiche periodiche;
- registrazione digitale delle ore: distinzione tra attività clinica, studio e tutoraggio, per una tracciabilità effettiva;
- tutela del tempo formativo: didattica, aggiornamento e tutoraggio riconosciuti come parte integrante del percorso;
- retribuzione e inquadramento adeguati: stipendi coerenti con le responsabilità e percorsi meritocratici di progressione;
- gestione degli straordinari: ore extra solo se programmate, recuperabili o compensate, con responsabilità chiara dei dirigenti;
- standard di tutoraggio: rapporti minimi tutor/allievo e piani formativi verificabili, con sanzioni in caso di violazioni persistenti;
- supporto e segnalazioni: canali sicuri per denunciare criticità e sportello legale dedicato ai giovani medici;
- pianificazione strutturale: numero adeguato di borse, tutor e organici, per garantire percorsi di qualità in tutte le specialità.
Il futuro della sanità italiana passa dalla capacità di garantire una formazione di eccellenza, rispettosa dei diritti e sostenibile dal punto di vista organizzativo. Ministero della Salute, MUR, Regioni e Università sono chiamati ad aprire un confronto e ad adottare soluzioni concrete. Solo così sarà possibile assicurare un percorso formativo sicuro e meritocratico, a vantaggio dei giovani medici e dei cittadini che affidano quotidianamente la propria salute al Servizio sanitario nazionale.