in veneto la decisione non piace...

Prosek: perché l'Europa dice sì al tarocco "Prosecco della Croazia"?

L'ok proprio nel giorno in cui si celebrava il record storico dell’export di Prosecco nel mondo, cresciuto del 35% nei primi sei mesi del 2021.

Prosek: perché l'Europa dice sì al tarocco "Prosecco della Croazia"?
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Il Prosecco? Un prodotto tipico italiano, veneto per la precisione, inimitabile nella sua tipicità. O forse no? L'Unione Europea ha formalizzato l'avvio al riconoscimento del Prosek, un vino croato. Una decisione arrivata nel giorno in cui si celebrava il record storico dell’export di Prosecco nel mondo, cresciuto del 35% nei primi sei mesi del 2021. E, naturalmente, si è scatenato il finimondo.

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Prosek, il Prosecco che viene dalla Croazia e che fa infuriare il Veneto

Dalle istituzioni e dalle associazioni di categoria non mancano le vibranti proteste. Prima tra tutte quella di Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, che ha usato parole durissime.

"E' incredibile che l'Unione Europea permetta questo! Sembra  un attacco a  uno dei prodotti che stanno crescendo maggiormente nei mercati internazionali.  E non si tratta di giudicare il vino croato in questione perché è un prodotto totalmente differente. Anzi, il rischio è proprio quello di ingannare i consumatori".

La sentenza della Corte di Giustizia Ue e le contraddizioni del caso Prosek

Il  via libera al "Prosecco croato" che contraddice anche in maniera clamorosa la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi  che evocano in modo strumentale e  ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dalla Ue, come appunto il "principe" delle bollicine italiane.

“E’ necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo - sostiene in coro Coldiretti Treviso - Si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia”.

Dopo l’annuncio della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue della richiesta della Croazia di protezione della menzione tradizionale Prosek, fatta dal Commissario Ue all’Agricoltura Wojciechowski in risposta a due interrogazioni parlamentari da parte di diversi eurodeputati, tutte le parti interessate disporranno di un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione per presentare un'obiezione motivata che la Commissione analizzerà prima di adottare una decisione finale.

Colpito il Prosecco italiano

Una decisione che – sottolinea la Coldiretti – colpisce il prestigioso vino italiano proprio mentre fa segnare un incremento a doppia cifra nelle vendite mondiali per effetto della voglia dei consumatori stranieri di tornare a brindare con le bollicine Made in Italy dopo la lunga astinenza per effetto della chiusura dei ristoranti e degli ostacoli alle esportazioni legate alla pandemia.

Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un aumento del 48% ma l’incremento maggiore delle vendite – continua la Coldiretti – si è verificato in Russia dove gli acquisti sono più che raddoppiati (+115%) mentre in Germania guadagna il 37%, seguita dalla Francia (+32%), il paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa. E dopo un inizio d’anno difficile il Prosecco torna a crescere persino – continua la Coldiretti – in Gran Bretagna con un +3% delle bottiglie stappate, con gli inglesi che restano al secondo posto tra i clienti.

Il caso Champanillo

La decisione della Commissione Europea sul Prosek cade a pochi giorni dalla storica sentenza della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue. Il caso è nato – spiega Coldiretti – dal ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di champagne, contro una catena di bar spagnoli che usa il nome “Champanillo” (che in lingua spagnola significa "piccolo champagne") per promuovere i locali, con un supporto grafico raffigurante due coppe riempite di una bevanda spumante. I giudici Ue hanno ricordato che il regolamento comunitario – spiega la Coldiretti – protegge le Dop (Denominazioni di origine protetta) da condotte relative sia a prodotti che a servizi, e il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è quello di accertare se il consumatore, in presenza di una denominazione controversa come per lo Champanillo, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, proprio la merce protetta dalla Dop, nel caso lo champagne. E, secondo la Corte, non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o il servizio contestati siano identici o simili, poiché l’esistenza del nesso tra il falso e l’autentico può derivare anche dall’affinità fonetica e visiva. Dunque – conclude Coldiretti – se è illegittimo usare un nome o un segno che evocano, anche storpiandolo, un prodotto a denominazione di origine, la sentenza della Corte dovrebbe essere applicata anche al Prosek croato, un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, oltre che alle tante altre imitazioni diffuse in Europa, dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, dal Whitesecco al Crisecco.

La rabbia di Zaia: "Vergognoso"

Anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha voluto commentare la notizia di giornata, con una pesantissima bordata alla Ue:


“Non ho parole. Di questa Europa non sappiamo cosa farcene. Un’Europa che non difende l’identità dei suoi territori, un’Europa che dovrebbe conoscere la storia del prosecco. Dovrebbe capire che, non solo si tratta di un prodotto che ha avuto tutti i riconoscimenti formali, dalle stesse strutture amministrative della Commissione Europea, anche rispetto alla riserva del suo nome, ma il prosecco ha, addirittura ottenuto il massimo riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Tanto è vero che il territorio in cui si produce è definito ‘le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene’. E, quindi, adesso saremmo costretti a discutere anche sul nome di un sito già proclamato ufficialmente Patrimonio dell’Umanità. Ciò che sta accadendo è vergognoso. Così non si difende l’agricoltura e così non difendono investimenti. Ma, soprattutto, così si mortifica la storia e l’identità di un territorio. Spero che ci siano gli strumenti per ricorrere. La Regione farà la sua parte”.

L'assessore regionale: "Minata la fiducia nelle istituzioni"

Alle parole del governatore sulla vicenda Prosek sono seguite quelle dell'assessore all'Agricoltura del Veneto Federico Caner. E anche lui non ci è andato troppo per il sottile...

“È venuto il momento  di mettere fine al fenomeno dell’Italian sounding che tanto danneggia le nostre produzioni. Chiederò al Ministero di attivarsi affinché vengano messe in atto tutte le procedure necessarie per far sì che questa decisione venga rivista e si proceda presto con una nuova normativa in materia”.

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