A COLLEFERRO

Mattarella ricorda Willy Monteiro: “Ci ha insegnato come l’amicizia sia fondamento della vita sociale”

Il Capo dello Stato ha aperto la giornata con la deposizione di una corona di fiori prima di raggiungere piazza Willy Monteiro Duarte per la cerimonia pubblica

Mattarella ricorda Willy Monteiro: “Ci ha insegnato come l’amicizia sia fondamento della vita sociale”

Colleferro è fermata questa mattina per accogliere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, arrivato nel comune alle porte di Roma (Lazio) per partecipare alla cerimonia commemorativa del quinto anniversario della morte di Willy Monteiro Duarte, il giovane ucciso nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 mentre tentava di difendere un amico aggredito senza motivo.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella depone una corona di fiori al Sacrario dedicato alle vittime dell’esplosione della fabbrica del tritolo del 29 gennaio 1938
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

L’omaggio del Capo dello Stato

Willy

Il Capo dello Stato, accolto dal sindaco Pierluigi Sanna, ha aperto la giornata con la deposizione di una corona di fiori al sacrario dedicato alle vittime dell’esplosione della fabbrica del tritolo del 1938, accompagnato dai Corazzieri. Poi l’incontro a Palazzo Morandi con la madre Lucia e la sorella Milena Monteiro Duarte, prima di raggiungere piazza Willy Monteiro Duarte, dove – con inizio alle 10:30 di oggi martedì 16 settembre 2025 – si svolge la cerimonia pubblica.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra la Signora Lucia Monteiro Duarte e la Signora Milena Monteiro Duarte, rispettivamente madre e sorella di Willy
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Ad accogliere Mattarella una folla gremita di cittadini, scolaresche – tra cui i ragazzi dell’istituto Vinciguerra, la scuola frequentata da Willy – autorità locali e tricolori sventolanti. Due studenti amici di Willy– Giorgia Antonelli e Vittorio De Paolis – hanno portato le loro testimonianze.

La città, che nel 2020 intitolò appunto una piazza al giovane, ha celebrato oggi anche i 90 anni dalla sua fondazione.

“Siamo onorati di accogliere il Presidente della Repubblica – ha scritto il Comune sui social –. Un momento storico per Colleferro, simbolo di impegno civico, memoria e futuro”.

La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente Mattarella che ha poi deposto un mazzo di fiori sul monumento dedicato alla memoria di Willy. Il 6 ottobre del 2020, Mattarella aveva conferito a Willy la Medaglia d’oro al valor civile alla memoria.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella visita la Biblioteca Comunale di Colleferro
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Al termine della cerimonia il Presidente ha visitato la biblioteca comunale “Riccardo Morandi” dove ha incontrato una rappresentanza di studenti della Facoltà di Infermieristica dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, accompagnati dal Magnifico Rettore, Nathan Levialdi Ghiron.

L’intervento di Mattarella

“Signor Sindaco, Signora Duarte è per me di grande valore il complesso dei significati di questa mattina: quello di rendere omaggio a questa città e alla sua grande tradizione del lavoro; quello di rammentare la strage della drammatica esplosione che ha provocato un immenso numero di vittime, cui abbiamo reso poc’anzi omaggio; e far memoria di Willy Monteiro Duarte“, ha esordito il  Presidente della Repubblica.

Willy Monteiro è un nostro ragazzo, ucciso da una violenza cieca, insensata, brutale. Ucciso mentre cercava di difendere un amico, di placare gli animi, di evitare che si scatenasse una rissa. Voleva evitare la violenza, e la violenza, invece, è esplosa contro di lui”.

Willy è un italiano esemplare. A lui va il ricordo e il dolore di tutti gli italiani, feriti da tanto orrore. Non dimenticare vuol dire non essere indifferenti. L’indifferenza è negativa e spregevole come la violenza. Nelle società del mondo di oggi ritorna la diffusione di un clima di avversione, di rancore, di reciproco rifiuto che spesso sfocia nella violenza e giunge all’omicidio”.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia commemorativa del quinto anniversario della morte di Willy Monteiro Duarte
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“Sui social – e non soltanto su di essi – vengono spesso amplificate parole di odio. Vengono accompagnate da narrazioni create per generare sfiducia, paura, risentimento, per provocare divisioni, conflitti, scontri. Vengono rifiutate la realtà, il rispetto delle opinioni, la critica civile, la responsabilità personale di ciascuno. Il diverso da sé stessi viene visto come un nemico, un nemico da combattere e da abbattere. La violenza rischia così di diventare ordinaria, banale. I giovani meritano maggiore rispetto e richiedono grande attenzione. Dobbiamo offrire ai giovani un orizzonte di speranza, che contempli la possibilità di una personale realizzazione”.

“L’umanità celebra da sempre le persone che – con la loro vita, con i loro gesti – hanno diffuso senso di umanità, di giustizia, passione. Tra loro c’è Willy Monteiro Duarte. Onorare Willy significa – come indica la Giornata del Rispetto – costruire, a partire dalla realtà di ciascuno, dal quartiere di ciascuno, dalla scuola di ciascuno, un mondo dove l’amicizia non sia soltanto una relazione personale, ma, come Willy ha insegnato, sia fondamento della vita sociale“.

Il percorso giudiziario

Willy, 21 anni, giovane aiuto cuoco di Paliano, in provincia di Frosinone, con origini capoverdiane, fu pestato a morte in strada da un gruppo di ragazzi, tra cui i fratelli Marco e Gabriele Bianchi.

Massacrarono di botte il giovane Willy, ergastolo per i fratelli Bianchi
I fratelli Bianchi

Il suo gesto di coraggio — intervenire per sedare una lite che non lo riguardava direttamente — gli costò la vita, trasformandolo in un simbolo nazionale contro la violenza e l’indifferenza.

A cinque anni dai fatti, i processi hanno portato a condanne pesanti: Marco Bianchi all’ergastolo e Gabriele Bianchi a 28 anni di reclusione, con la conferma in Appello bis lo scorso marzo. La parola definitiva spetta ora alla Cassazione, chiamata a pronunciarsi nei prossimi mesi.