La circolare del ministro

Omicidio Kirk, rischio di emulazione in Italia. Piantedosi pensa di rafforzare le scorte di Meloni e dei ministri

"Decisione doverosa in un clima sempre più carico di tensioni"

Omicidio Kirk, rischio di emulazione in Italia. Piantedosi pensa di rafforzare le scorte di Meloni e dei ministri

Rischio di emulazione anche in Italia dopo l’omicidio di Charlie Kirk? Sì, è possibile, almeno secondo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in una circolare inviata a prefetti e questori, mette in evidenza la delicatezza del momento per la sicurezza interna ed esterna. L’obiettivo è analizzare il livello di protezione delle scorte e delle misure personali per gli esponenti di governo e istituzioni, valutando un possibile rafforzamento dei dispositivi.

Il documento lascia intendere che la situazione sia considerata sensibile, tanto sul fronte nazionale quanto su quello internazionale.

Più sicurezza per Meloni e altre figure istituzionali

Nei prossimi giorni potrebbero essere adottate misure più stringenti per garantire la sicurezza negli spostamenti e in altri contesti pubblici di alcune personalità politiche, a partire dalla premier Giorgia Meloni e dai suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, ma non è da escludere che il provvedimento si allarghi anche a tutti gli altri esponenti del Governo.

La valutazione sarà condotta caso per caso, con particolare attenzione alle aree di Roma e Milano, città considerate più esposte per la frequenza di eventi pubblici e la concentrazione di sedi istituzionali.

Nessun segnale di terrorismo organizzato, ma cresce il rischio dei “lupi solitari”

Secondo quanto emerge dalle analisi degli apparati di sicurezza, non ci sarebbero segnali evidenti di imminenti azioni terroristiche o eversive condotte da gruppi organizzati. Tuttavia, le preoccupazioni si concentrano su due scenari:

  • Terrorismo islamico individuale: possibili azioni da parte di soggetti radicalizzati che operano come “lupi solitari”.
  • Escalation politica interna: rischio che singoli individui estremisti possano alzare il livello dello scontro con azioni violente.

Proprio l’imprevedibilità di questi soggetti rende necessaria una revisione delle scorte e dei protocolli di protezione.

Le misure allo studio

Tra le opzioni in fase di valutazione ci sono:

  • Incremento del personale assegnato ai servizi di scorta.
  • Potenziamento dei mezzi, inclusi veicoli blindati e sistemi di comunicazione avanzati.
  • Percorsi alternativi e controlli preventivi per gli spostamenti ufficiali.
  • Maggiore coordinamento tra forze dell’ordine, intelligence e prefetture.

L’obiettivo è garantire la massima protezione senza creare allarmismo, ma rafforzando i dispositivi in modo mirato.

Clima carico di tensioni

La decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di rivedere il sistema delle scorte arriva in un clima carico di tensioni. A pesare sono i timori di possibili atti di emulazione dopo l’omicidio negli Stati Uniti di Charlie Kirk, noto attivista conservatore vicino a Donald Trump, assassinato alla Utah Valley University.

Il killer di Charlie Kirk

A destare maggiore preoccupazione sono i messaggi comparsi sui social network, dove in ambienti antagonisti si è arrivati a esultare per la morte del giovane. Tra i contenuti più discussi, il post diffuso dall’Organizzazione studentesca d’alternativa (Osa) e da Cambiare rotta, movimenti giovanili di area comunista, che hanno pubblicato l’immagine di Kirk a testa in giù con la scritta “A buon intenditore poche parole” e il numero -1, un chiaro riferimento alla fine di Benito Mussolini. Lo stesso post è stato condiviso anche dalla premier Giorgia Meloni, come segnale di allarme sul livello del dibattito politico.

Decisione doverosa

Da Paestum, in occasione della kermesse di Fratelli d’Italia Spazio Sud, Piantedosi ha spiegato che la revisione delle scorte è “doverosa” alla luce del clima attuale e dell’episodio americano, che rappresenta “il culmine di un inasprimento dei toni”. Il ministro ha poi rivolto un appello alla moderazione, sottolineando la necessità di “ritrovare modalità più concilianti e democratiche, anche nella durezza del confronto politico”.

Il titolare del Viminale ha inoltre espresso timori per iniziative (definite positive) come la Flotilla, che a suo avviso rischiano di spostare il confronto dalle sedi istituzionali alle piazze, alimentando tensioni sociali.

“Non bisogna dimenticare – ha ribadito – che i processi di emulazione sono concreti. Non tutti interpretano i messaggi nel modo corretto e qualcuno può trasformarli in azioni pericolose”.