Dopo mesi di paralisi, il Parlamento europeo ha approvato ieri la prima risoluzione sulla crisi umanitaria a Gaza dall’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Il testo, intitolato “Gaza al limite: l’azione dell’Unione europea per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati“, è passato con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astensioni.
Urgent EU action is needed in face of catastrophic humanitarian crisis in Gaza.
The resolution was adopted by the European Parliament yesterday with 305 votes in favour, 151 against, and 122 abstentions.
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— European Parliament (@Europarl_EN) September 12, 2025
Il documento chiede agli Stati membri di valutare il riconoscimento della Palestina, condanna il blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele, sollecita un cessate il fuoco immediato e permanente, il ripristino del finanziamento all’UNRWA e sanzioni mirate contro coloni violenti e ministri israeliani di estrema destra, come Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Allo stesso tempo riafferma l’“inalienabile diritto all’autodifesa” di Israele, pur ricordando che non può tradursi in azioni militari indiscriminate.
Cosa prevede la risoluzione?
Oltre al riconoscimento della Palestina, il Parlamento chiede:
- la riapertura immediata dei valichi per consentire l’arrivo di aiuti umanitari;
- indagini indipendenti su tutti i crimini di guerra, sia israeliani che di Hamas;
- misure restrittive Ue contro individui ed entità responsabili di violazioni del diritto internazionale;
- il rilascio immediato di tutti gli ostaggi.
Al tempo stesso ribadisce la condanna dei massacri del 7 ottobre e della pratica di Hamas di usare i civili come scudi umani.
Le posizioni dei gruppi
La risoluzione è frutto di un difficile compromesso tra socialisti (S&D), liberali (Renew), Verdi e popolari (Ppe).
Per trovare un accordo, i socialisti hanno ritirato l’emendamento che parlava di “genocidio” a Gaza, mentre il Ppe ha rinunciato a una modifica che avrebbe escluso il riferimento al riconoscimento dello Stato palestinese. Rimane quindi un testo considerato “duro ma equilibrato”, senza però un embargo sulle armi né la sospensione totale dell’accordo Ue-Israele.
Socialisti & Democratici (S&D) hanno spinto per il riconoscimento della Palestina e un testo più netto sulle violazioni israeliane. La presidente Iratxe García Pérez ha accusato l’Alto rappresentante Kaja Kallas di “silenzio su Gaza”, contrapposto all’attivismo del predecessore Josep Borrell.

I Popolari europei (Ppe) si sono divisi quasi a metà. Una parte ha sostenuto la risoluzione, un’altra ha votato contro, soprattutto per la mancanza di condanna esplicita a Hamas e il riferimento al riconoscimento palestinese.
I Renew Europe (Liberali) si sono posti come favorevoli e mediatori. La leader Valérie Hayer ha parlato di “storico compromesso” che permette finalmente all’Eurocamera di parlare con una voce sola.
I Verdi hanno invece mostrato un sostegno generale, con l’eccezione della delegazione spagnola che si è astenuta.
Left (Sinistra europea) infine è spaccata in tre. La co-presidente Manon Aubry e la delegazione francese di La France Insoumise hanno votato sì, insieme al tedesco Martin Schirdewan. Contrari i 5 Stelle, Podemos e il belga Marc Botenga, che hanno definito la risoluzione “troppo debole”.
La spaccatura italiana
Anche le delegazioni italiane si sono mosse in ordine sparso confermando la spaccatura su un tema ancora molto divisivo.
Il Partito democratico (S&D) e Forza Italia (Ppe) hanno votato a favore.
Fratelli d’Italia (Ecr) si è astenuta: “Il testo non ha raggiunto l’equilibrio necessario”, ha detto Carlo Fidanza.
La Lega (Patrioti) ha votato contro, così come il Movimento 5 Stelle (Left), che ha parlato di una risoluzione “annacquata” e “indegna della tragedia di Gaza”.
Sinistra italiana/Avs con Ilaria Salis si è astenuta, mentre Leoluca Orlando (Europa Verde) ha votato contro.
Prospettive politiche
La risoluzione non è vincolante, ma segna un cambio di passo per il Parlamento, che per mesi non era riuscito a esprimersi in maniera unitaria sulla guerra. Intanto, sul fronte internazionale, la Germania ha deciso di appoggiare il piano francese per la creazione di uno Stato palestinese, portato insieme all’Arabia Saudita al Consiglio di Sicurezza dell’Onu: un ulteriore segnale di come la guerra a Gaza stia ridisegnando anche gli equilibri diplomatici in Europa.