Hamas ha annunciato di essere pronta a un cessate il fuoco globale nella Striscia di Gaza, proponendo uno scambio di prigionieri con gli ostaggi israeliani e la fine del conflitto.
“Tutti i prigionieri nemici attualmente detenuti verranno liberati, in cambio di un numero concordato di prigionieri palestinesi“, si legge nella dichiarazione del movimento, che ribadisce la disponibilità a un accordo complessivo: ritiro delle forze israeliane da Gaza, apertura dei valichi per i beni di prima necessità e avvio della ricostruzione.
Hamas ha inoltre proposto la creazione di un governo di tecnocrati indipendenti per la gestione della Striscia, sottolineando di aver già accettato una proposta trasmessa dai mediatori il 18 agosto.
La replica di Israele: “Solo propaganda”
L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha liquidato l’annuncio come “ennesima propaganda di Hamas, priva di qualsiasi novità“. Gerusalemme ribadisce che la guerra potrà terminare solo a cinque condizioni: liberazione di tutti gli ostaggi, disarmo e smilitarizzazione di Hamas, controllo di sicurezza israeliano sulla Striscia e istituzione di un’amministrazione civile alternativa che non rappresenti una minaccia.

“Solo queste condizioni impediranno ad Hamas di riarmarsi e ripetere il massacro del 7 ottobre“, si legge nella nota.
Il premier israeliano ha rincarato la dose parlando di “trucco mediatico“, mentre il ministro della Difesa Israel Katz ha avvertito Hamas:
“Arrenditi o Gaza City sarà distrutta, come già accaduto a Rafah e Beit Hanoun”.
Netanyahu dice “no” a Macron
Alla vigilia dell’Assemblea Onu di settembre, Netanyahu avrebbe anche respinto la richiesta del presidente francese Emmanuel Macron di visitare Israele, condizionando l’invito al ritiro dell’iniziativa francese di riconoscere lo Stato palestinese. Una richiesta che Macron ha rifiutato, alimentando lo scontro diplomatico tra Parigi e Tel Aviv.

Sul fronte interno, crescono le proteste in Israele. Manifestanti hanno incendiato cassonetti vicino alla residenza del premier a Gerusalemme, chiedendo la liberazione degli ostaggi e accusando il governo di non aver raggiunto alcun risultato nei negoziati. Netanyahu ha definito i dimostranti “come fascisti“, denunciando episodi di vandalismo e intimidazione verso funzionari pubblici e le loro famiglie.
Inoltre, un gruppo di 365 riservisti israeliani ha annunciato il rifiuto di rispondere a un eventuale richiamo militare, denunciando “la guerra illegale di Netanyahu” e chiedendo conto al governo delle sue scelte. Anche l’Hostages and Missing Families Forum ha chiesto a Netanyahu, all’amministrazione americana e ai mediatori internazionali di “convocare immediatamente i team negoziali” e di restare al tavolo finché non si raggiunga un accordo.