La stagione venatoria 2025 in Italia si apre con una preapertura della caccia fissata per oggi, lunedì 1 settembre 2025, in diverse regioni.
La data ufficiale rimane domenica 21 settembre 2025, ma già da oggi i cacciatori possono imbracciare il fucile in virtù delle deroghe locali in alcune regioni (cliccate sulla regione per vedere le specifiche):
- Abruzzo,
- Basilicata,
- Calabria,
- Campania,
- Emilia-Romagna,
- Friuli Venezia Giulia,
- Lombardia,
- Marche,
- Piemonte,
- Puglia,
- Sicilia,
- Toscana,
- Veneto.
Questa decisione ha scatenato le proteste delle associazioni animaliste, che puntano il dito contro l’impatto ambientale e le nuove norme in discussione in Parlamento.
Il nuovo disegno di legge sulla caccia: cosa prevede
Al centro del dibattito c’è il disegno di legge 1552, attualmente in esame al Parlamento, che potrebbe modificare profondamente le regole della caccia in Italia.
Tra le misure più contestate spiccano:
- Caccia agli uccelli migratori nei valichi montani;
- Possibilità di cacciare in primavera e nelle foreste demaniali;
- Riapertura degli impianti di cattura degli uccelli da richiamo;
- Riduzione delle aree protette;
- Estensione delle battute di caccia a nuove figure come guardie giurate private.
Secondo le associazioni, queste norme trasformerebbero la caccia in un’attività “senza limiti”, con conseguenze gravi per la biodiversità e la sicurezza dei cittadini.
Le critiche delle associazioni animaliste
La Lav (Lega Anti Vivisezione) denuncia un vero e proprio “massacro di animali selvatici”, accusando la politica di favorire i cacciatori a scapito della tutela ambientale.
Il responsabile Lav, Massimo Vitturi, ricorda che i dati Eurispes certificano da anni un’ampia contrarietà degli italiani alla caccia: circa il 76% dei cittadini si dichiara contrario a questa pratica, che ogni anno provoca “centinaia di milioni di vittime animali e decine di feriti e morti tra le persone”.
Inoltre, la Lav sottolinea come il ddl eliminerebbe i limiti temporali della stagione venatoria, attualmente fissati a febbraio, rendendo la caccia praticamente illimitata.
L’appello all’intervento del Governo
Anche l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) ha lanciato un appello diretto a Giorgia Meloni, chiedendo di fermare il ddl 1552 e difendere l’articolo 9 della Costituzione, che tutela la biodiversità.
Secondo l’Enpa, se il disegno di legge fosse approvato, le Regioni potrebbero stabilire in autonomia specie e periodi di caccia, senza il supporto di basi scientifiche. Tra le conseguenze indicate:
- Battute di caccia nei terreni innevati;
- Maggior uso di richiami vivi;
- Caccia praticabile anche da stranieri senza formazione;
- Obbligo di riduzione delle aree protette.
L’ente avverte inoltre che l’Italia rischierebbe una condanna della Corte europea di giustizia per violazione delle direttive comunitarie, con costi economici a carico dei cittadini.
Una stagione venatoria tra polemiche e incertezze
La caccia 2025 in Italia si apre dunque tra preaperture, nuove proposte legislative e forti proteste del fronte ambientalista.
Da una parte le associazioni di categoria difendono la tradizione venatoria, dall’altra animalisti e ambientalisti denunciano un pericolo concreto per fauna selvatica, sicurezza pubblica e rispetto delle norme europee.
Il dibattito è destinato a proseguire nelle prossime settimane, con l’attesa decisione del Parlamento sul disegno di legge 1552 e con l’appello rivolto direttamente al Governo Meloni.