LE REAZIONI

Gaza, ospedale bombardato e 20 morti: la condanna della politica italiana

Fratelli d'Italia: "Evitare vittime civili ma sradicare Hamas. Riconoscere Stato Palestina? Non è il momento". Piccolotti e Conte: "Genocidio in atto"

Gaza, ospedale bombardato e 20 morti: la condanna della politica italiana
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Nella mattina di lunedì 25 agosto un raid dell’esercito israeliano ha colpito l’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, provocando la morte di almeno 20 persone, tra cui cinque giornalisti: Hossam al Masri (Reuters), Mohammed Salama (Al Jazeera), Mariam Abu Daqa (Associated Press), e i freelance Moaz Abu Taha e Ahmed Abu Aziz. Un altro reporter di Reuters, Hatem Khaled, è rimasto ferito.

Secondo le autorità locali, l’attacco sarebbe avvenuto in due momenti distinti, con un secondo bombardamento che ha colpito anche i soccorritori già accorsi: una modalità nota come double tap. La protezione civile palestinese ha confermato la morte di almeno un proprio operatore.

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Benjamin Netanyahu

L’esercito israeliano non ha ancora fornito una versione ufficiale, ma fonti militari anonime hanno riferito ai media che l’obiettivo fosse una telecamera installata sul tetto dell’ospedale e, secondo Israele, utilizzata da Hamas per monitorare i movimenti delle truppe. L’attacco sarebbe stato condotto con colpi di artiglieria, e non con un drone come inizialmente autorizzato. Il portavoce militare Nadav Shoshani ha annunciato l’apertura di un’indagine interna, mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato di un "tragico incidente". Intanto, la comunità internazionale e il mondo politico hanno reagito con durezza.

Le reazioni della politica italiana

In Italia, le posizioni dei partiti hanno fatto fronte unico condannando la gravità dell’accaduto.

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Nicola Procaccini

Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia) ha espresso “dolore e sgomento” per il raid che ha ucciso civili, sottolineando che “non tutta la Palestina è Hamas”. Ha poi ribadito il diritto di Israele a difendersi e a sradicare Hamas, ma ammonendo sull’esigenza di "evitare vittime civili".

Giovanni Donzelli, Fratelli d'Italia

Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) ha poi chiarito che "il riconoscimento dello Stato di Palestina è un obiettivo, ma non è il momento", sottolineando che tale prospettiva sarà possibile solo se Israele potrà vivere in sicurezza.

Ancora più dura la posizione di Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi e Sinistra), che ha accusato Netanyahu di "portare avanti un progetto di occupazione dell’intera Palestina e di genocidio della popolazione di Gaza", chiedendo sanzioni economiche e la sospensione degli accordi di cooperazione Europa-Israele:

Elisabetta Piccolotti di Avs

"Abbiamo sanzionato Putin per l’invasione dell’Ucraina, perché non Netanyahu?", ha incalzato la deputata.

Dello stesso tenore le dichiarazioni del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che su Facebook ha parlato di "genocidio in atto" e di una popolazione allo stremo anche per la carestia, ricordando i dati dell’Integrated Food Security Phase Classification, secondo cui oltre 500mila persone – inclusi 132mila bambini – rischiano la fame. Conte ha denunciato "il vergognoso immobilismo dell’Europa e dell’Italia su embargo delle armi e sanzioni" e ha citato l’iniziativa solidale di Music for Peace a Genova, che ha raccolto 40 tonnellate di generi alimentari da destinare a Gaza.

Dal Partito Democratico, la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno ha parlato di "crimini di guerra" e di "mattanza" contro i giornalisti:

"Serve protezione internazionale per gli operatori dell’informazione e libero accesso alla Striscia di Gaza". Picierno ha poi esortato Netanyahu a fermarsi e a "ascoltare i milioni di cittadini israeliani che chiedono un cessate il fuoco".

Una strage di giornalisti

Secondo il Committee to Protect Journalists, dal 7 ottobre 2023 a oggi sono almeno 192 i reporter uccisi nella Striscia di Gaza. L’attacco di Khan Yunis ha riportato al centro dell’attenzione internazionale la questione della protezione dei civili e degli operatori dell’informazione nei conflitti armati.

Mentre la diplomazia internazionale appare divisa e priva di strumenti di pressione immediata, cresce la richiesta di misure concrete contro il governo israeliano: dalle sanzioni al blocco della cooperazione, fino all’embargo sulle armi. In Italia, come in Europa, resta presente una frattura politica, ma l’indignazione per la morte di civili e giornalisti attraversa tutti gli schieramenti.