RISPOSTA A PIANTEDOSI

Casapound: "Non siamo come il Leoncavallo, difenderemo il palazzo"

Il portavoce Luca Marsella: "A Milano è stato un bluff. Non c'è nessuna difesa di CasaPound da parte del Governo. Anzi"

Casapound: "Non siamo come il Leoncavallo, difenderemo il palazzo"
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Dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano, la vicenda dello stabile occupato da CasaPound in via Napoleone III a Roma torna al centro delle polemiche. A parlare - intervistato da Il Corriere - è Luca Marsella, portavoce del movimento dei "fascisti del terzo millennio", che rilancia la linea di resistenza:

"Al contrario di quello che non hanno fatto al Leoncavallo, se dovessero arrivare per sgomberarci, noi difenderemo il palazzo. Non è una dichiarazione di guerra o una provocazione. Ma la nostra occupazione non può essere paragonata a quella di Milano".

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dal Meeting di Rimini, non ha escluso un futuro intervento sullo stabile, inserito dal 2022 al sesto posto nel Piano sgomberi quando l’attuale titolare del Viminale era prefetto di Roma. L’edificio, occupato dal 27 dicembre 2003 e sotto sequestro dal maggio 2020, ha causato secondo la Corte dei Conti un danno erariale da 4,6 milioni di euro, cifra legata ai mancati introiti per l’Agenzia del Demanio. Dopo quasi 22 anni, lo Stato non è ancora rientrato in possesso della struttura.

Marsella: "Non difesi dal Governo, vogliamo regolarità"

Marsella rivendica la diversità dell’esperienza di CasaPound rispetto al Leoncavallo:

"Non ci tirate in mezzo alla storia di Milano, ma sappiate che vogliamo avere lo stesso trattamento riservato ai centri sociali di sinistra. L’operazione milanese è stata un bluff per regolarizzare un’illegalità: non c’è stato sgombero, ma un accordo con il Comune per trasferirlo in un capannone. Un po’ come a Roma con il Porto Fluviale, per cui sono stati investiti milioni anche con fondi Pnrr. Dietro c’è solo business. Si spendono soldi pubblici, ma non per la nostra occupazione, dove a rotazione assistiamo venti famiglie italiane".

All’interno del palazzo vivono anche militanti del movimento:

"Certo, se hanno bisogno di una casa. Solo che noi piantiamo il Tricolore", sottolinea Marsella.

Luca Marsella

Ma la storia giudiziaria di CasaPound è segnata da condanne: nel 2023 dieci attivisti, tra cui il presidente Gianluca Iannone e lo stesso Marsella, sono stati condannati a due anni e due mesi per l’occupazione. A luglio scorso, nuove pene di un anno per i tafferugli con la polizia davanti al circolo futurista di Casal Bertone.

Marsella respinge l’idea di un appoggio politico:

"Prendersela con la nostra occupazione è strumentale, anche perché non abbiamo rapporti con il Governo e facciamo una politica antisistema. Non c’è nessuna difesa di CasaPound da parte del Governo. Anzi".

Poi rivendica: "Non è vero che non siamo mai stati oggetto di sgomberi: ne abbiamo subiti da amministrazioni di ogni colore. Solo che noi, a differenza di altri, per le occupazioni veniamo condannati".

E conclude con un’apertura: "Sarei ipocrita se dicessi che CasaPound è contro le occupazioni: siamo nati così, per rispondere all’emergenza abitativa e al degrado degli spazi abbandonati. Ma non vogliamo restare occupanti per sempre. Credo che il ministro Giuli abbia capito di cosa abbiamo bisogno: essere messi in regola. Da qui, però, non ci muoveremo".