Meritocrazia Italia: su prezzi, concessioni e accesso alle spiagge servono fatti
Tra le richieste del movimento politico, gare vere per le concessioni, accesso alla battigia garantito, quote di spiagge libere, trasparenza totale su prezzi e servizi

C’è un’immagine che racconta bene l’Italia di oggi: la risacca che cancella le impronte sulla battigia, mentre file ordinate di ombrelloni restano vuote. È il simbolo di una contraddizione che non possiamo più eludere. Siamo un Paese con oltre 8.300 km di coste e una superficie complessiva di spiagge pari a soli 120 km²: un bene scarso, prezioso, fragile. Su questo bene raro, negli anni si sono addensati problemi di prezzo, regole e accesso.
Prezzi, concessioni e accesso alle spiagge
Nel 2025, il costo settimanale di un ombrellone e due lettini sulle spiagge italiane è aumentato del 5% rispetto all'anno precedente e del 17% rispetto al 2021, raggiungendo una media di 212 euro.
La località più costosa è Alassio, con una media di 340 euro a settimana, seguita da Gallipoli (295 euro), Alghero (240), Viareggio (217) e Taormina (204), mentre Rimini e Lignano sono tra le meno care, intorno ai 150-154 euro settimanali. Attenzione a non seguire retoriche mediatiche che parlano di 100 euro al giorno o più: non sono indicative del trend nazionale e si riferiscono a contesti molto specifici e di lusso, spesso legati a servizi aggiuntivi esclusivi, come quelli di località come Positano o Capri, e includono non solo l’ombrellone ma anche il parcheggio, i lettini e l'accesso ai servizi offerti dallo stabilimento, quali pranzo à la carte, piscina ecc.
Il quadro normativo è chiaro: il mare, il lido e la spiaggia appartengono al demanio pubblico; l’accesso e il transito fino alla battigia (la fascia antistante il mare) sono sempre liberi e gratuiti e vanno garantiti anche davanti agli stabilimenti. La prassi operativa richiama il mantenimento di cinque metri liberi (tre metri sulle spiagge strette) per consentire passaggio e soccorsi. Sono diritti e obblighi sanciti dal Codice civile e dalla normativa nazionale (legge 296/2006; legge 217/2011). Sul versante delle concessioni resta un nodo storico: canoni spesso disallineati al valore economico dell’uso (segnalato più volte dall’Autorità Antitrust) e un sistema che in molte aree ha prodotto un’occupazione intensa della costa sabbiosa. Stime Legambiente (ultimo dato completo aggregato disponibile) indicavano già nel 2021 oltre 12mila stabilimenti e circa il 43% della costa sabbiosa occupata da concessioni balneari e altre strutture; i rapporti successivi continuano a segnalare pressione ed erosione nelle aree costiere.
Meritocrazia Italia: "Servono fatti"
Il contesto ambientale non aiuta: consumiamo costa naturale ogni anno e l’erosione si somma agli eventi meteo estremi. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha documentato l’artificializzazione crescente dei litorali, e la comunità scientifica chiede di trattare le spiagge come infrastrutture verdi di protezione costiera, non solo come luoghi di consumo. Va ricordato che chi gestisce uno stabilimento balneare non acquista la spiaggia, ma usufruisce di una concessione demaniale, che ha un costo e dovrebbe essere regolata in modo trasparente e competitivo, nell’interesse generale.
L’aumento dei costi balneari non è solo effetto della domanda, ma anche del calo del potere d’acquisto delle famiglie e dell'incertezza normativa sulle concessioni demaniali. La frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni e Comuni genera conflitti di interesse e rallenta le gare, frenando gli investimenti e alimentando rincari. Una soluzione passa per bandi centralizzati, trasparenti e di lungo periodo, con una maggiore partecipazione dello Stato nella gestione, così da garantire certezza agli operatori e benefici per la collettività. Il tema non riguarda solo il mare. La stessa deriva “tutto e subito” sta travolgendo le terre alte: rifugi sotto pressione, code agli impianti, maleducazione diffusa e perfino episodi di vandalismo. Quest’estate, casi emblematici in Dolomiti (Seceda e non solo) hanno riacceso il dibattito su limiti, accessi e capacità di carico; un segnale di un turismo che, se non governato, degrada i luoghi che ama.
Il movimento politico Meritocrazia Italia ha più volte richiamato responsabilità, legalità e cura dei beni comuni, chiedendo equilibrio tra sviluppo e tutela, accesso e qualità, con una cultura dell’uso sostenibile. È da qui che partiamo per proporre un cambio di passo.
Cosa chiediamo, con urgenza pragmatica:
- Trasparenza totale su prezzi e servizi
Un “cartellino unico” nazionale obbligatorio per gli stabilimenti, visibile online prima dell’acquisto: prezzo giornaliero della postazione base (2 lettini + ombrellone), servizi inclusi, supplementi, sconti orari e family pass. Stop ai “pacchetti opachi”. - Accesso alla battigia garantito
- a) Mappatura digitale degli accessi al mare (QR in loco e mappa nazionale) con segnaletica unificata.
- b) Sanzioni effettive per chi ostacola passaggi e uso della fascia libera; numero dedicato Capitaneria/Comune per segnalazioni rapide.
- c) “Carta della Battigia”: linee guida operative per concessionari e Comuni su gestione dei 3-5 metri, corridoi di transito, spazi per sedie e asciugamani.
- Concessioni: valore pubblico, gare vere
- a) Gare trasparenti con criteri di qualità (servizi, inclusione, accessibilità, sicurezza, tutela dune/posidonia), punteggio verde e canone proporzionato al valore dell’area e ai ricavi.
- b) Pubblicazione open data dei canoni e dei metri occupati; revisione periodica indicizzata.
- c) Clausole sociali: tariffe calmierate per fasce orarie/utenti (residenti, giovani, over 65), e minimo 10% di postazioni “solidali” nei periodi di picco.
- Quote di spiagge libere e qualità diffusa
- a) Obiettivo di aumento delle spiagge libere nette (non residuali) con servizi essenziali (bagni, docce, bagnini) via accordi Stato–Regioni–Comuni, partendo dalle aree più sature.
- b) Programmi regionali anti-erosione “nature-based” (dune, ripascimenti ecocompatibili, arretramenti mirati) e manutenzione ordinaria, monitorata dall’Ispra e dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).
- Benchmark europeo: prendere il meglio, subito
- Francia: servitù pedonale costiera di tre metri lungo il litorale, per garantire il passaggio continuo; utile per completare e unificare i tratti italiani frammentati.
- Spagna: “servidumbre de tránsito” di sei metri (estendibile a 20) e robusto impianto di tutela del demanio marittimo-terrestre: modello per disegnare corridoi pubblici continui e non negoziabili.
- Portogallo: riaffermazione 2025 dell’obbligo di garantire accessi pubblici alle spiagge, con misure correttive dove gli insediamenti privati li limitano.
- Montagna e natura: stesso principio, regole chiare
Per parchi, boschi, laghi e sentieri: definire capacità di carico, regolazione degli accessi nei punti hotspot (prenotazioni, fasce orarie, navette), formazione minima per i percorsi più esposti, campagne “Leave No Trace” con sanzioni per comportamenti scorretti.
Impegni misurabili a 12 mesi:
- Portale pubblico “Costa Trasparente”: prezzi, canoni, metri occupati, accessi alla battigia, mappa spiagge libere/servite.
- Prime dieci città costiere pilota con segnaletica standard sugli accessi e QR alla mappa digitale.
- Linee guida nazionali per gare-tipo delle concessioni con punteggi di qualità e indicatori ambientali (monitorati).
- Almeno +10% di superficie dei tratti di spiaggia libera dotata di servizi minimi (bagni, docce, bagnini) in ciascuna area pilota.
- Avvio di cinque progetti “nature-based” anti-erosione cofinanziati (dune, arretramenti mirati).
Ricordiamo infine che la norma non basta: serve una svolta culturale. Meritocrazia Italia propone una campagna nazionale con scuole, imprese balneari e Club alpino italiano, dall’Adriatico alle Alpi: “Rispetta, paga il giusto, lascia pulito”. La qualità delle acque italiane—eccellenti per oltre il 95% dei litorali monitorati—va difesa con comportamenti all’altezza.
Spiagge, montagne, laghi e boschi sono beni comuni: vanno gestiti con criteri di merito, trasparenza e responsabilità. Chiediamo al Governo e alle Regioni un tavolo operativo con i Comuni costieri e le categorie per trasformare queste proposte in atti amministrativi e bandi tipo entro la prossima stagione. Nessuna guerra a stabilimenti: al contrario, più qualità, più equità, più regole chiare, perché tutti possano godere del mare e della natura senza svuotare il portafoglio né impoverire i luoghi.