Netanyahu: "Prenderemo Gaza city, tregua o non tregua"
Resta in sospeso la risposta israeliana al cessate il fuoco accettata da Hamas. Netanyahu resta inflessibile: "Fine alla tirannia di Hamas"

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che, indipendentemente da un eventuale accordo di tregua con Hamas, Israele prenderà comunque il controllo di Gaza.
Netanyahu: "Obiettivo liberare Gaza da tirannia Hamas"
In un’intervista concessa a Sky News Australia, il leader israeliano ha ribadito:
"Lo faremo comunque. Non c’è mai stato dubbio che non lasceremo Hamas lì. Ma questa guerra potrebbe finire oggi, se Hamas depone le armi e libera i restanti 50 ostaggi".

Netanyahu ha sottolineato che l’obiettivo non è “occupare Gaza, ma liberarla dalla tirannia di Hamas”, aggiungendo che Israele sarebbe ormai vicino a conquistare le ultime roccaforti del movimento islamista. Secondo il premier, la fase attuale del conflitto rappresenta il momento decisivo:
“Sconfiggere Hamas e liberare tutti i nostri ostaggi vanno di pari passo”.
Piani militari e offensiva su Gaza City
Il ministro della Difesa Israel Katz ha confermato di aver approvato i piani dell’Idf per l’invasione di Gaza City, avvertendo che la città sarà distrutta se Hamas non accetterà le condizioni imposte da Israele: disarmo totale e rilascio degli ostaggi.
אישרנו אתמול את תוכניות צה"ל להכרעת החמאס בעזה - באש עצימה, בפינוי תושבים ובתמרון.
בקרוב ייפתחו שערי הגיהנום על ראשם של מרצחי ואנסי החמאס בעזה - עד שיסכימו לתנאי ישראל לסיום המלחמה ובראשם שחרור כל החטופים והתפרקות מנשקם.
אם לא יסכימו - עזה בירת החמאס תהפוך לרפיח ובית חאנון. בדיוק…— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) August 22, 2025
“Presto, le porte dell’inferno si apriranno sulle teste degli assassini e degli stupratori di Hamas”, ha scritto Katz sui social.
Secondo fonti militari, le forze israeliane avrebbero già raggiunto la periferia di Gaza City, dando inizio all’operazione denominata “Carri di Gideon B”. Parallelamente, Netanyahu ha annunciato l’avvio di “negoziati immediati per il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine della guerra a condizioni accettabili per Israele”.
Il portavoce dell’Idf, generale Effie Defrin, ha confermato anche la mobilitazione di massa dei riservisti: circa 60.000 lettere di coscrizione sono già state inviate, con ulteriori 20.000 previste entro fine mese. Le autorità militari assicurano che saranno predisposti corridoi sicuri per consentire ai civili palestinesi di evacuare e ricevere aiuti umanitari.
La proposta di tregua e le pressioni interne
Sul fronte diplomatico, resta in sospeso la risposta israeliana alla proposta di cessate il fuoco mediata da Qatar ed Egitto, già accettata da Hamas. L’accordo prevede una tregua iniziale di 60 giorni, il rilascio graduale di 10 ostaggi vivi e 18 corpi, la liberazione di detenuti palestinesi e l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia.
Nonostante ciò, Netanyahu ha minimizzato l’intesa, ribadendo che l’Idf prenderà Gaza “anche in caso di accordo”. Una posizione che ha suscitato forti critiche da parte dei familiari degli ostaggi, che accusano il premier di porre condizioni impossibili e di voler prolungare la guerra per ragioni politiche. Solo pochi giorni fa, oltre due milioni di israeliani hanno partecipato a manifestazioni di piazza chiedendo un’intesa immediata per il rilascio dei rapiti.
La questione degli insediamenti e le reazioni internazionali
Mentre l’offensiva su Gaza si intensifica, il governo israeliano ha approvato il controverso progetto di insediamento “E1” in Cisgiordania, che prevede la costruzione di 3.401 unità abitative tra Gerusalemme e Ma’ale Adumim. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha definito la decisione “storica”, ma secondo la comunità internazionale il piano compromette definitivamente la soluzione dei due Stati, dividendo di fatto la Cisgiordania.

Ventuno Paesi, tra cui l’Italia, hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui condannano la scelta israeliana come contraria al diritto internazionale.
“Questa decisione non apporta alcun beneficio al popolo israeliano, rischia anzi di minare la sicurezza e alimentare ulteriori violenze”, si legge nella nota.
Anche l’Unione europea ha espresso forte contrarietà, mettendo in guardia contro “qualsiasi tentativo di cambiamenti territoriali o demografici” a Gaza e in Cisgiordania.
Rischio nuova escalation
In un quadro già segnato da mesi di conflitto, la prospettiva di un’invasione totale di Gaza City e l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania rischiano di innescare una nuova escalation. Hamas ha accettato una tregua, ma Israele appare determinato a proseguire le operazioni militari fino alla resa completa del movimento islamista.
Netanyahu, da parte sua, resta inflessibile:
“Siamo nella fase decisiva. Gaza sarà liberata dalla tirannia di Hamas, tregua o non tregua”.