È una borseggiatrice della Metro la madre di uno dei ragazzini nomadi che hanno rubato un'auto e ucciso un'anziana a Milano?
La 33enne andrà in carcere perché deve scontare un cumulo di pena superiore ai tre anni per vari reati

È finita in manette Paola Sulejmanovic, 33 anni, madre di due dei giovanissimi coinvolti nell’incidente mortale dell’11 agosto scorso in via Saponaro, a Milano, quando una Citroën Ds4 rubata travolse e uccise la 71enne Cecilia De Astis.

La donna, italiana di origini bosniache, è stata fermata dalla polizia locale nei giardini di viale Giovanni da Cermenate, non lontano dal campo nomadi abusivo di via Selvanesco dove viveva con la famiglia. Addosso nascondeva più di 130 grammi di monili in oro e oltre 1.500 euro in contanti, che si sospettano frutto di ulteriori reati.
Ma gli agenti l’hanno trasferita al carcere di San Vittore perché deve scontare un cumulo pena di 3 anni e 10 mesi per furti commessi tra il 2017 e il 2019. Per l’oro trovato con sé è scattata anche una denuncia a piede libero per ricettazione.
I figli al volante dell’auto rubata
La trentatreenne è madre dell’undicenne e del tredicenne che, quella mattina, erano a bordo della Citroën bianca con targa francese, insieme ad altri due ragazzini di 11 e 12 anni. Dopo aver rubato i bagagli di un turista e trovato le chiavi di scorta dell’auto, i quattro avevano deciso di mettersi alla guida. La corsa, terminata tragicamente contro la signora De Astis, si è trasformata in un omicidio stradale.
I bambini, fuggiti subito dopo l’impatto, erano stati rintracciati il giorno seguente tra Rozzano e il campo nomadi di via Selvanesco. Inizialmente riaffidati alle famiglie, si erano poi nuovamente allontanati, fino a essere collocati in comunità protette con il divieto di espatrio, come disposto dal Tribunale dei Minori di Milano.
Le fughe e il collocamento in comunità
Il tredicenne, che era al volante, era riuscito a scappare dalla comunità di Bergamo dove era stato affidato, ma è stato riacciuffato a Milano proprio nei pressi di viale Cermenate, la stessa zona in cui pochi giorni dopo è stata arrestata la madre. La sorellina undicenne di un altro dei minori era stata bloccata dalla polizia sulla A6 Torino-Savona insieme alla nonna, mentre tentava di raggiungere la frontiera francese.
Tre dei piccoli sono stati già collocati in comunità, mentre il quarto bambino coinvolto è ancora ricercato dagli inquirenti. Il 27 agosto, davanti al Tribunale per i Minori, è fissata l’udienza di comparizione dei genitori, nella quale verranno decisi i provvedimenti più adeguati per la tutela dei ragazzi.
Intanto - ed è già una notizia - la madre di due di loro andrà in carcere per scontare la condanna accumulata negli anni: il sospetto è che facesse parte di uno dei tanti dei "commando" di giovani borseggiatrici nomadi (molte delle quali spesso incinte) che assediano da sempre, quotidianamente, la metropolitana milanese.
È una borseggiatrice della Metro la madre di uno dei ragazzini?
Vien da chiedersi che chance di vita potevano avere i quattro minori (la cui unica speranza era essere affidati ai Servizi sociali e per fortuna è già avvenuto) in un contesto sociale così critico, anche se rubare una macchina a 13 anni e uccidere una persona va comunque al di là di ogni immaginazione.
Ma la cultura dell'illegalità che permea i gruppi di borseggiatrici ben si legherebbe al contesto che ha portato all'aberrante fine della povera Cecilia De Astis.
Donne che ammettono ciò che fanno, che anzi lo sfoggiano con spavalderia e strafottenza. Persino quando vengono "sbattute in prima pagina" da Striscia la Notizia, che contro il fenomeno del cosiddetto "pickpocket" ha fatto una vera e propria crociata.
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