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Piano nazionale Infanzia e Adolescenza 2025-2027: sia investimento strutturale, non misura a termine

Restano alcune criticità che meritano correttivo

Piano nazionale Infanzia e Adolescenza 2025-2027: sia investimento strutturale, non misura a termine
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Il Consiglio dei Ministri approva il Sesto Piano Nazionale Infanzia e Adolescenza 2025–2027.​ Si presenta come un’evoluzione rispetto al precedente Piano 2021-2022, ma lascia ancora ampi margini di miglioramento, sia in termini di visione che di attuazione.

Piano nazionale Infanzia e Adolescenza 2025-2027

​Il Quinto Piano, approvato nel 2022, puntava con forza su partecipazione, inclusione e protagonismo dei minori, in particolare degli adolescenti. Articolato in dodici obiettivi generali e trentuno azioni specifiche, muoveva attorno a tre assi fondamentali: educazione, equità, empowerment. La valorizzazione della voce dei giovani ne era uno degli elementi distintivi: non solo destinatari, ma soggetti attivi. Il coinvolgimento diretto dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni e il ruolo riconosciuto al terzo settore, alle famiglie e ai territori lo confermavano chiaramente.​

Il nuovo Piano 2025–2027 propone un approccio più pragmatico e operativo.

​La struttura è meno descrittiva e più orientata alla valutazione delle misure: sostenibilità, praticabilità e misurabilità diventano parole chiave. Si coglie l’intenzione di rispondere a nuove urgenze generazionali, come disagio psicologico post-pandemico, crisi ambientale, denatalità e impatto della tecnologia nella vita dei giovani. La governance si fonda sulla sinergia tra livelli istituzionali e sull’attivazione dei territori.
​Tuttavia, nel passaggio tra i due Piani si percepisce un cambiamento non solo tecnico, ma culturale.
Se il precedente Piano tracciava una visione partecipata e inclusiva, quello attuale rischia di ridurre l’orizzonte a una gestione per obiettivi: utile, ma meno ambiziosa. Il minore come soggetto di diritti attivi sembra retrocedere a destinatario passivo, con un’impostazione più top-down.​

"Sia investimento strutturale, non misura a termine"

Un’evoluzione che merita attenzione, perché il linguaggio delle politiche pubbliche riflette il modo in cui si concepisce la cittadinanza delle nuove generazioni. ​

Restano alcune criticità che meritano correttivo: la partecipazione dei giovani è citata, ma non strutturata; manca un impianto che consenta a bambini e adolescenti di essere parte attiva nella definizione, attuazione e valutazione delle politiche che li riguardano. L’educazione digitale è riconosciuta come ambito sensibile, ma non viene accompagnata da una strategia nazionale sistemica, né per studenti, né per educatori o famiglie. La salute mentale, pur riconosciuta come prioritaria, resta affrontata in termini ancora sperimentali. Il divario digitale, che colpisce vaste aree del Paese, non viene analizzato con strumenti adeguati. Infine, la fascia 0–6 anni, pur menzionata, è trattata in modo marginale rispetto ai servizi educativi e alla loro accessibilità.

Per rispondere a queste criticità, Meritocrazia Italia chiede di puntare su:

- Educazione e Partecipazione attiva, con introduzione dell’educazione digitale come materia obbligatoria a partire dalla scuola primaria, con moduli dedicati alla consapevolezza digitale, prevenzione della dipendenza da social e sicurezza online; istituzione di Consulte giovanili locali permanenti, con rappresentanza dai 14 anni in su, per garantire un dialogo stabile e strutturato tra ragazzi e istituzioni; promozione di percorsi di formazione per famiglie, educatori e docenti su benessere digitale, salute emotiva e cittadinanza digitale;

- Equità e Accessibilità territoriale, con attivazione di un Piano nazionale per la fascia 0–6 anni, con estensione dei nidi pubblici, abbattimento delle rette per le fasce più fragili, formazione continua del personale educativo; pubblicazione annuale di una mappatura del divario educativo e digitale, con dati disaggregati per area geografica, età e condizioni socioeconomiche; introduzione in tutte le scuole della figura dello psicologo scolastico a tempo pieno, come presidio permanente di prevenzione;

- Tutela, sicurezza e giustizia sociale, con definizione, insieme al Garante per l’Infanzia, di un Codice Digitale Etico per minori, con strumenti evoluti di protezione: SPID minorile, parental control, limiti d’orario; istituzione di un Fondo nazionale per il contrasto allo sfruttamento minorile, con progetti integrati scuola–servizi sociali–giustizia; attivazione di protocolli interforze contro cyberbullismo, adescamento online e abuso sui minori, con il coinvolgimento di scuola, sanità e forze dell’ordine.