Riforma del settore agricolo: le proposte di Meritocrazia Italia al ministro Lollobrigida
"Serve riconoscere che la terra non è solo un luogo da lavorare, ma un luogo da vivere, innovare e condividere"

Il Consiglio dei Ministri si concentra sulla riforma del settore agricolo.
Un intervento atteso e delicato, mirato a restituire dignità a un comparto fondamentale per il presente e il futuro del Paese.
"L’agricoltura non è solo produzione. È cultura, territorio, sicurezza, innovazione, coesione sociale. È anche, e soprattutto, una delle poche leve strategiche per rigenerare le aree interne, combattere la crisi climatica e creare nuova occupazione giovanile. Per questo, ogni riforma agricola va valutata non solo per ciò che promette, ma soprattutto per ciò che sa realizzare.
Meritocrazia Italia non può non mostrare apprezzamento per alcuni profili vicini alla impostazione da sempre promossa, quali la valorizzazione dell’agricoltore attivo, non più mero proprietario; la semplificazione delle procedure PAC (Politiche Agricole Comuni), specie per le piccole aziende, e l’introduzione di criteri sociali nei bandi; il sostegno all’agri-fotovoltaico, come elemento d’innovazione sostenibile, se accompagnato da regole chiare e tutela del suolo; il contrasto alle pratiche sleali, più tracciabilità e tutela della filiera corta nazionale; e il focus sulla sostenibilità e sugli ecoschemi agroecologici, almeno nelle intenzioni iniziali".
Nonostante i segnali incoraggianti, restano, però, alcune importanti criticità sulle quali Meritocrazia Italia chiede di intervenire, proponendo:
- adottare una strategia organica “Giovani in campo”, con mutui agricoli a tasso zero, accesso prioritario ai terreni pubblici inutilizzati, mentoring agricolo e startup fund dedicato, integrazione scuola–azienda nei territori rurali. Entro il 2030 almeno il 25% delle aziende agricole deve essere guidato da giovani under 40. La riforma parla di incentivi e semplificazioni, ma non affronta davvero il nodo del ritorno dei giovani in agricoltura;
- di introdurre Cento AgriCampus Diffusi (villaggi agricoli intelligenti che integrano vita, lavoro, tecnologia e servizi nei territori rurali) entro il 2030, in grado di creare 50mila nuovi occupati nel settore agricolo e agroalimentare. Il comparto agricolo ha bisogno non solo di incentivi, ma di comunità;
- un pagamento base minimo del 70%, stabilito e garantito, integrato da premi su base qualitativa e ambientale, specie alle microimprese. La riduzione del pagamento-base prevista dalla riforma, a favore di meccanismi più complessi e incerti (eco-schemi), penalizza le piccole e medie aziende, già oggi in sofferenza;
- la destinazione del 30% dei terreni a pratiche agroecologiche entro il 2028, con incentivi veri quali premialità PAC per chi recupera varietà locali e tecniche tradizionali. Attualmente non si indica alcuna soglia chiara sulle superfici agricole da destinare all’agroecologia, né strumenti premiali credibili per chi protegge biodiversità, semi autoctoni, razze locali;
- una fiscalità premiale per chi dona cibo e reinserisce risorse nel ciclo produttivo (es. TARI -15%). L’obiettivo è integrare il 40% delle aziende in sistemi circolari entro il 2027, ridurre il 50% dell’uso di chimica entro il 2030 ed etichettare obbligatoriamente l’impronta ambientale entro il 2026. La riforma tace su riuso delle eccedenze, compostaggio in campo, riduzione degli sprechi.
"La riforma in discussione, pur segnando un passo avanti su alcuni fronti, non sembra ancora del tutto all’altezza delle sfide che l’agricoltura italiana ha davanti. Servono coraggio, visione, concretezza. Serve, soprattutto, riconoscere che la terra non è solo un luogo da lavorare, ma un luogo da vivere, innovare e condividere.
Meritocrazia Italia continuerà a proporre soluzioni, ascoltare le comunità agricole e portare avanti un’idea di agricoltura nuova intelligente, rigenerativa, desiderabile. La riforma più giusta è sempre quella che mette al centro le persone, i territori e il futuro".