Suslov: "L'intesa è tra noi e gli Usa, Putin sta offrendo a Trump una via d'uscita"
Il consigliere del Cremlino: "La Russia sta chiedendo un po’ meno per la tregua rispetto a un anno fa"

Alla vigilia del delicato summit di Ferragosto in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, uno dei consiglieri più influenti del Cremlino, Dmitrij Suslov, rompe il silenzio e illustra le possibili mosse della Russia per cercare una tregua nel conflitto ucraino.
In un’intervista a Il Corriere della Sera, Suslov ha spiegato che il presidente russo intende offrire a Trump "una conveniente via d’uscita" dalla crisi, delineando due scenari distinti.
Suslov: "L'intesa è tra noi e gli Usa"
La prima opzione, ritenuta prioritaria da Mosca, prevede un piano siglato esclusivamente tra Washington e il Cremlino, senza la partecipazione diretta né di Kiev né dei Paesi europei. L’intesa, spiega Suslov, potrebbe includere:
- il ritiro delle forze ucraine dalle aree del Donbass ancora sotto il loro controllo;
- il ritiro delle truppe russe dalle regioni di Sumy, Dnipropetrovsk e Kharkiv;
- il mantenimento della linea del fronte nelle altre zone;
- un impegno formale dell’Ucraina a non aderire alla NATO.
Secondo il consigliere di Putin, la Russia è oggi disposta a discutere non soltanto dell’accordo finale, ma anche di un cessate il fuoco preliminare. Le richieste per arrivare a una tregua, sostiene, sarebbero già meno rigide rispetto a un anno fa.
Il secondo scenario delineato da Suslov parte dall’ipotesi che il presidente ucraino, sostenuto dai governi europei, respinga la proposta. In questo caso, Trump – sempre secondo il consigliere russo – potrebbe reagire interrompendo completamente l’assistenza militare a Kiev e smettendo di vendere armi agli alleati europei destinate poi all’Ucraina. Una mossa che, a giudizio di Mosca, accelererebbe la sconfitta e il collasso delle forze ucraine.
Suslov ha aggiunto che il leader statunitense, dopo aver chiesto invano a Cina, India e Brasile di interrompere le importazioni di petrolio russo, si troverebbe ora in una posizione in cui l’accettazione della proposta del Cremlino gli permetterebbe di rivendicare un successo storico e di risolvere l’impasse creata dalla questione energetica.
Le posizioni di Washington
Il vertice del 15 agosto, nelle intenzioni di Trump e Putin, mira a congelare almeno temporaneamente le ostilità in Ucraina. Tuttavia, il vicepresidente americano JD Vance ha avvertito che l’eventuale accordo "alla fine non renderà felici né Mosca né Kiev".

Intervistato da Fox News, Vance ha ribadito la condanna dell’invasione russa, sottolineando la necessità di "un leader forte che obblighi le parti ad avvicinarsi". Sul possibile coinvolgimento di Zelensky nel summit, l’ambasciatore USA alla NATO, Matthew Whitaker, ha definito la sua presenza "possibile" ma ancora incerta.
Più scettico Vance, secondo cui un incontro diretto Putin–Zelensky prima del faccia a faccia con Trump "non sarebbe produttivo".
La pressione sulle importazioni di petrolio russo
Sul fronte energetico, Washington continua a usare la leva economica per indebolire le entrate russe. Vance ha confermato che Trump sta valutando misure contro la Cina per le sue importazioni di petrolio russo, pur riconoscendo che il dossier cinese è più complesso di quello indiano.
Con Nuova Delhi, invece, la Casa Bianca ha scelto un approccio più diretto: o interrompere gli acquisti di greggio da Mosca o affrontare dazi raddoppiati. L’ultimatum, valido fino al 27 agosto 2025, impone al governo di Narendra Modi di trovare fornitori alternativi nel giro di tre settimane. Le tariffe doganali, già al 25%, salirebbero al 50% in caso di inadempienza.
Secondo Syed Akbaruddin, ex rappresentante permanente dell’India presso le Nazioni Unite, si tratta di "un’imboscata geopolitica con una miccia di 21 giorni", come ha scritto sulle pagine del Times of India. La scelta di Modi, leader della nazione più popolosa del pianeta e quinta economia mondiale, potrebbe avere ripercussioni significative sia a livello interno sia nei rapporti internazionali.