Il Cremlino: "Putin è pronto a incontrare Zelensky, ma..."
Peskov: "Serve però ultimare il lavoro degli esperti per limare le distanze"

L’ultimatum lanciato da Donald Trump alla Russia sembra aver innescato una nuova fase nella crisi ucraina, spingendo le diplomazie ad attivarsi più rapidamente. La scadenza è fissata: Mosca ha tempo fino all’8 agosto 2025 per avviare un processo verso la fine del conflitto, altrimenti scatteranno sanzioni molto severe da parte degli Stati Uniti.
A poche ore dal termine, qualcosa si muove: il Cremlino ha fatto sapere che Vladimir Putin è disposto a incontrare Volodymyr Zelensky, sebbene servano ancora “lavori preparatori”.
Il pressing di Trump e l’apertura russa
Donald Trump, che da settimane si è intestato il ruolo di mediatore per una rapida fine della guerra, ha confermato che l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, sarà a Mosca tra mercoledì e giovedì con l’obiettivo dichiarato di “fermare le uccisioni”. Secondo il presidente statunitense, il dialogo è ancora possibile, ma serve una svolta concreta.
Dal canto suo, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha annunciato che Putin non esclude un incontro diretto con Zelensky, purché avvenga in un contesto preparato da esperti diplomatici. La Russia, ha precisato, considera utile la visita di Witkoff, definendola “importante” e accogliendola con disponibilità.
Sottomarini Usa e avvertimenti del Cremlino
Intanto, però, Trump ha alzato il livello dello scontro rivelando che sottomarini nucleari statunitensi si trovano già “nella regione russa”, senza specificarne l’esatta posizione. Il Pentagono mantiene il riserbo sulla natura degli armamenti a bordo, ma è noto che il dispiegamento è avvenuto in risposta alle recenti dichiarazioni aggressive dell’ex presidente russo Dmitry Medvedev, che da tempo minaccia l’Occidente con toni incendiari.

La reazione del Cremlino non si è fatta attendere. Mosca ha invitato Washington alla prudenza, sottolineando che su temi nucleari “serve estrema cautela” e precisando di non voler entrare in conflitto diretto con gli Stati Uniti. Un messaggio che intende raffreddare la retorica, senza però arretrare sulle proprie posizioni.
Zelensky accusa: “Ci stanno uccidendo tutti”
Nel frattempo, l’Ucraina continua a subire pesanti attacchi. Nella notte, tre persone sono morte nella regione di Zaporizhzhia, colpita da missili russi. Raid aerei hanno interessato anche Kiev e Odessa, mentre droni ucraini hanno colpito Volgograd, danneggiando la stazione ferroviaria della città.

“I russi ci stanno semplicemente uccidendo tutti”, ha denunciato il presidente Volodymyr Zelensky, che ha anche chiesto un nuovo round negoziale a Istanbul con la controparte russa. Intanto, secondo l’Aeronautica militare ucraina, le forze del Cremlino hanno lanciato un massiccio attacco con un missile ipersonico Kinzhal X-47 M2 e 162 droni, tra cui numerosi Shahed kamikaze.
Le difese ucraine, grazie anche all’utilizzo di sistemi di guerra elettronica, sarebbero riuscite ad abbattere o neutralizzare 161 droni, i cui detriti sono caduti in nove località delle regioni di Kiev e Odessa.
Le richieste di Kiev
Da Kiev arriva anche un appello per rendere le sanzioni statunitensi realmente incisive. Il viceministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiga, ha chiesto che le misure punitive abbiano carattere distruttivo, capaci cioè di bloccare l’economia russa e impedire al Cremlino di finanziare ulteriormente lo sforzo bellico.
The NSDC Secretary Rustem Umerov reported today on his communication with the Russian side – an exchange of 1,200 of our people who are currently in captivity is being prepared. We must bring everyone home – both military and civilian – no matter how difficult it may be.
Head of… pic.twitter.com/Kq2QsBo4wE
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 3, 2025
Un modo, secondo l’Ucraina, per costringere Mosca ad abbandonare la via militare e sedersi davvero al tavolo.
Uno spiraglio?
L’eventualità di un incontro tra Putin e Zelensky, sebbene ancora in fase embrionale, apre uno spiraglio diplomatico. Ma la tensione resta altissima. L’ultimatum di Trump ha avuto l’effetto di riaccendere la pressione internazionale, ma non è ancora chiaro se basterà a fermare i bombardamenti o a impedire nuove escalation.
Molto dipenderà dalle prossime ore: dalla visita di Witkoff a Mosca, dalle risposte di Putin e soprattutto dalle scelte di Trump, che ha promesso sanzioni durissime ma non ha ancora rivelato tutti i dettagli del suo piano. Il conto alla rovescia verso l’8 agosto è iniziato.