Un giorno che non si può dimenticare: 45 anni fa la strage di Bologna
Morirono 85 persone, e più di 200 rimasero ferite. Le lancette dell'orologio della stazione ferme alle 10.25, uno dei simboli più potenti

Una data segnata sul calendario della storia. Per non dimenticare. E per cercare forse ancora la verità.
Fatto sta che per Bologna il 2 agosto non è mai un giorno come gli altri. Anche a distanza ormai di 45 anni.
Ore 10.25 del 2 agosto 1980, appuntamento con la morte
Erano infatti le 10.25 del 2 agosto 1980 quando una potente esplosione devasta la sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, un ordigno collocato in una valigia, nella fattispecie, un carico di tritolo e T4, era deflagrato violentemente, causando la morte di 85 persone e ferendone oltre 200.
Un bilancio devastante. Basti pensare che il boato colpisce in pieno il treno Ancona-Chiasso, fermo al primo binario, e provoca il crollo di una lunga porzione della pensilina e di parte dell’edificio della stazione.
Si tratterà del più grave attentato terroristico nella storia dell’Italia repubblicana, simbolo tragico della cosiddetta “strategia della tensione”.
Ancora oggi, molti aspetti di quella vicenda restano oscuri.
Le ipotesi iniziali: l'incidente, poi l'emergere dei reali scenari
Basti pensare che inizialmente la primissima ipotesi formulata era stata addirittura quella di un incidente.
Un'ipotesi improbabile ma che di fatto seguiva la linea di quanto prospettato poche settimane prima (era il 27 giugno 1980) per il Dc9 dell'Itavia partito proprio dall'aeroporto di Bologna e scomparso nel mare di Ustica.
Ad ogni modo, come detto, nei momenti successivi alla tragedia, le prime voci parlarono di un guasto tecnico. Si ipotizzò lo scoppio accidentale di una caldaia.
Ma la tesi venne rapidamente smentita, anche perché venne accertato quasi subito che nel punto dell’esplosione non erano presenti caldaie.
Ecco allora che si fece strada una verità ben più inquietante: l’esplosione frutto di un attentato terroristico, eseguito con un ordigno ad alto potenziale.
Il passaparola e la scossa solidaristica della città
Nonostante non ci fossero gli attuali mezzi di comunicazione e informazione, la notizia della tragedia fece rapidamente il giro della città.
Fin da subito, soccorritori, vigili del fuoco, militari, forze dell’ordine e volontari si mobilitano senza sosta per cercare superstiti e prestare aiuto ai feriti.
Bologna, in un momento in cui si preparava alla pausa estiva, con un transito molto corposo di immigrati e vacanzieri, diede una straordinaria prova di solidarietà.
Proprio riguardo alle diverse situazioni di allora vale la pena ricordare che, con le linee telefoniche in tilt, proprio i giornalisti utilizzarono i telefoni dei controllori degli autobus per trasmettere le prime notizie.
I simboli della tragedia: l'orologio con le lancette ferme e il bus Atc 4030
Due immagini sono entrate nella memoria collettiva di quel giorno: l’orologio della stazione fermo per sempre alle 10:25 e il bus numero 4030 dell’Atc.

Quest’ultimo, solitamente in servizio sulla linea 37, venne requisito e trasformato in un mezzo di trasporto per le salme.
L’autista, Agide Melloni, ricorderà per sempre quei viaggi notturni, accompagnato ogni volta da un soccorritore per trovare la forza di continuare.
Le vittime e l'arrivo del presidente Pertini
Tra le vittime ci sono bambini molto piccoli, come Angela Fresu di soli tre anni, e persone anziane, come Antonio Montanari, di 86.
Il bilancio umano della strage è devastante: corpi martoriati tra le macerie, feriti gravi, automobili ridotte a lamiere contorte. Sei donne perdono la vita mentre lavorano nel ristorante-bar della stazione.
Poche ore dopo l’attentato, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò a Bologna, visibilmente commosso.
I commenti e il ricordo oggi: la denuncia del sindaco Lepore
Nel frattempo dal sindaco di Bologna Matteo Lepore è arrivata in questi giorni un'inquietante denuncia:

"Il Presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, ha denunciato ieri un problema molto grave. Il direttore generale degli Archivi di Stato, il dott. Antonio Tarasco, ha emesso una direttiva che bloccherebbe la visione delle recenti sentenze della Corte di Cassazione sugli esecutori, i mandanti e i depistatori della strage. Sono due sentenze definitive che riscrivono la storia d’Italia e raccontano di come Loggia Massonica P2, servizi segreti, ambienti politici e terroristi di destra abbiano operato per inquinare la democrazia e ordito l’uccisione di centinaia di persone tramite attentati e bombe. Mi auguro che il Governo provveda al più presto a correggere questa subdola censura".
Oggi dalle 9 è invece in programma un corteo insieme ai familiari delle vittime fino a Piazza delle Medaglie d’Oro.
Il ricordo del presidente Mattarella
Pochi minuti fa intanto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato la strage:

"La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile".
"Il 2 agosto di quarantacinque anni fa, con i corpi straziati, i tanti morti innocenti, la immane sofferenza dei familiari, lo sconvolgimento di una città e, con essa, dell’intera comunità nazionale, è nella memoria del Paese".
"Bologna, l’Emilia-Romagna, l’Italia, risposero con prontezza e fermezza, esprimendo tutta la solidarietà di cui sono capaci, respingendo il disegno destabilizzante, le complicità presenti anche in apparati dello Stato, le trame di chi guidava le mani stragiste".
"Nel giorno dell’anniversario, si rinnovano alle famiglie delle vittime i sentimenti di vicinanza. Espressione di una comunità coesa che aderisce a quei principi democratici, che gli artefici della strage volevano cancellare, generando paura per minare le istituzioni, cercando di spingere il Paese verso derive autoritarie, con responsabilità accertate grazie al tenace lavoro di Magistrati e servitori dello Stato".
"Merita la gratitudine della Repubblica la testimonianza dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani".