"Rivoluzione" al voto

Il Governo vuole abolire il voto disgiunto alle elezioni comunali: cosa succede ora

Approvato in Senato l'emendamento della maggioranza, ora il passaggio alla Camera

Il Governo vuole abolire il voto disgiunto alle elezioni comunali: cosa succede ora
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Una vera e propria "rivoluzione" per le elezioni comunali. Con un emendamento approvato in Senato il Governo fa un passo avanti verso l'abolizione del voto disgiunto.

Abolito il voto disgiunto alle Comunali

La proposta a prima firma della senatrice leghista Daisy Pirovano - che fa parte del disegno di legge che punta ad abolire i ballottaggi se uno dei candidati ha più del 40% dei voti - è passata in commissione Affari costituzionali al Senato con i voti della maggioranza e l'astensione di Italia Viva.

Daisy Pirovano

Cosa dice l'emendamento

Di seguito il testo dell'emendamento leghista:

"Nei casi in cui il segno sia tracciato solo sul nome del candidato sindaco i voti sono ripartiti tra le liste ad esso collegate in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna di esse sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. In caso di voto espresso per un candidato sindaco e per una lista ad esso non collegata, il voto è nullo".

Cosa succede ora

Al momento non ci saranno cambiamenti immediati, dato che il testo è ancora in prima lettura al Senato. Affinché diventi legge è necessario che passi pure alla Camera. Ma l'orientamento della maggioranza è chiaro e dunque l'ipotesi di abolizione del voto disgiunto è davvero concreta.

Come funziona il voto disgiunto

In Italia il voto disgiunto è ammesso per le elezioni regionali e nelle amministrative dei Comuni superiori ai 15mila abitanti. Consiste nella possibilità di votare per un sindaco e una lista (un simbolo), magari esprimendo anche le preferenze, che non sia a lui collegata.

In sostanza, l'elettore ha la possibilità di scegliere un sindaco che apprezza anche se non rappresenta il "suo" partito, a cui comunque può dare la propria preferenza.