La Russia: "Accordo dazi umiliante per la Ue, gli europei dovrebbero prendere d'assalto Bruxelles"
Orban: "Trump si è mangiato von der Leyen a colazione". L'opposizione: "Resa incondizionata agli Usa"

Domenica 27 luglio 2025, in Scozia Ursula von der Leyen e Donald Trump hanno raggiunto un accordo commerciale che segna un nuovo capitolo nelle relazioni transatlantiche. L’intesa prevede l’introduzione di dazi del 15% su quasi tutte le esportazioni europee verso gli Stati Uniti, inclusi settori strategici come auto, semiconduttori e farmaceutica.
Una misura che dimezza la minaccia iniziale americana del 30%, ma che ha scatenato un’ondata di critiche per l’apparente sbilanciamento a favore degli interessi americani.
I dettagli dell’intesa
Il dazio del 15% sarà applicato alla quasi totalità delle esportazioni europee, una misura che, sebbene più moderata rispetto al 30% inizialmente annunciato da Washington, resta un colpo significativo per l’industria europea. Non rientrano nel compromesso i settori dell’acciaio e dell’alluminio, sui quali continua a pesare un dazio del 50%.
Tuttavia, in questo ambito è previsto un graduale passaggio a un sistema di quote di importazione, che dovrebbe permettere una gestione più flessibile e negoziata delle quantità ammesse.
Reazioni internazionali: Russia all’attacco
L’accordo ha subito attirato forti critiche da Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha parlato di “ulteriore deindustrializzazione dell’Europa” e di un probabile spostamento di capitali e investimenti dal Vecchio Continente agli Stati Uniti.
Le parole più dure sono arrivate da Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, che su Telegram ha dichiarato:
“Trump ha schiacciato l’Europa”. Non solo: ha aggiunto che “gli europei comuni dovrebbero assaltare Bruxelles per impiccare tutti i commissari UE, inclusa la vecchia strega pazza Ursula”, un attacco verbale scioccante che ha suscitato sdegno e richieste di risposte diplomatiche in numerosi ambienti istituzionali europei.
Il giudizio del governo italiano
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito l’accordo “sostenibile”, sottolineando come un’escalation commerciale sarebbe stata “devastante” per l’economia europea. Secondo la premier, il compromesso raggiunto consente di evitare conseguenze gravi per i settori produttivi italiani ed europei, tutelando le imprese e mantenendo un rapporto strategico con gli Stati Uniti.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha annunciato una riunione con i rappresentanti del mondo imprenditoriale per discutere delle misure di sostegno da adottare. Pur riconoscendo l’incertezza sull’impatto reale dell’accordo, Tajani ha rilanciato la necessità di intervenire sul fronte monetario: ha chiesto alla BCE di agire per ridurre il costo del denaro (attualmente al 2%) e rafforzare la competitività europea con misure di tipo quantitative easing.
Francia e Ungheria: il dissenso europeo
Di tutt’altro tono le reazioni provenienti da altri Paesi europei. In Francia, il centrista François Bayrou, vicino all’Eliseo, ha definito l’accordo un “giorno buio per l’Europa”, accusando Bruxelles di essersi piegata agli interessi americani.

Ironico invece il commento del premier ungherese Viktor Orbán, che ha definito l’esito dei negoziati con un’espressione colorita: “Trump si è mangiato von der Leyen a colazione”. La frase, rilanciata dai social, riflette la sua consueta linea critica verso l’UE e ribadisce la volontà di coltivare un dialogo diretto con Washington.
Le opposizioni italiane attaccano Meloni
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha attaccato duramente Meloni, definendo l’intesa una “Caporetto economica” e stimando una perdita potenziale di 23 miliardi di euro in export e oltre 100mila posti di lavoro a rischio. Ha inoltre accusato il governo di mancanza di coraggio e di sudditanza politica nei confronti degli Stati Uniti.
Alla fine la lunga partita dei dazi è giunta a conclusione. E come in ogni duello c’è un vincitore - il presidente americano Trump - e uno sconfitto, anzi due: l’Unione europea e Giorgia Meloni.
La nostra patriota della domenica in questi mesi ha vaticinato che sarebbe stata un…
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) July 27, 2025
Dello stesso avviso Stefano Bonaccini (PD), europarlamentare ed ex governatore dell’Emilia-Romagna. Ha definito l’accordo un atto di “sudditanza incomprensibile” verso Washington, con dazi unilaterali, obblighi sugli acquisti di energia e armi, e nessuna reciprocità. Ha criticato anche l’atteggiamento “surreale” della premier Meloni che, a suo dire, ha creduto che l’amicizia personale con Trump potesse evitare l’imposizione dei dazi.
Sui dazi il governo italiano e la maggioranza di cdx sono semplicemente imbarazzanti. Fratelli d’Italia ha scommesso sull’amicizia di Meloni con Trump (“a noi i dazi non li metteranno!”) e la Lega addirittura sulla bontà di nuovi dazi (“ci faranno bene!”).
Surreale.— Stefano Bonaccini (@sbonaccini) July 18, 2025
La segretaria del PD Elly Schlein ha chiesto al governo di chiarire quali misure concrete intende adottare per contrastare gli effetti negativi dell’accordo, avvertendo che l’Europa rischia di essere travolta se non rilancia con un grande piano comune industriale e sociale.
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha parlato di una “resa incondizionata” dell’Europa al sovranismo di Trump, aggiungendo che accordi di questo tipo minano la forza morale degli Stati Uniti e danneggiano i loro alleati.
L’accordo tra Stati Uniti ed Europa sui dazi non è un accordo: è la resa incondizionata dell’Europa al sovranismo di Trump.
La verità è che i sovranisti fanno male al mondo.
E se oggi il governo americano festeggia, accordi coloniali di questo genere porteranno sul medio periodo…— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 28, 2025
Ancora più diretto Carlo Calenda, che ha chiesto le dimissioni immediate di Ursula von der Leyen:
“Mi vergogno di essere europeo. Quella di ieri è stata la dimostrazione plastica dell’inadeguatezza della presidente della Commissione UE”.
Quello presentato da #Trump non è un accordo ma una capitolazione dell’Europa. Tariffe a zero vs 15% e acquisti di energia per 750 mld e armi a piacere, più 600 miliardi di investimenti europei in USA. Stasera mi vergogno di essere europeo. La #vonderLeyen ha fatto la figura…
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) July 27, 2025
Secondo il leader di Azione, l’Europa ha ceduto tutto: dazi al 15%, obblighi di acquisto per 750 miliardi su energia e armi, e un impegno da 600 miliardi di investimenti europei negli USA.
L’allarme delle imprese
Anche il mondo produttivo lancia l’allarme. La Confederazione Nazionale dell’Artigianato (CNA) ha parlato di “effetti molto pesanti” sull’export italiano. Il 15% di dazi, unito a un recente rafforzamento dell’euro sul dollaro del 15%, potrebbe colpire duramente le piccole imprese, in particolare quelle della meccanica e della moda.
La CNA stima che le esportazioni italiane dirette verso gli USA valgano 67 miliardi di euro, cui si aggiungono 40 miliardi di flussi indiretti, legati a beni intermedi prodotti da PMI.