Meritocrazia Italia: "Bene l’introduzione del reato di femminicidio, ma la battaglia non si fermi qui"
"Serve un intervento ancora più mirato e articolato al fine di reprimere in maggior misura i casi di femminicidio, investendo sulla prevenzione, sul controllo sociale, sulla cultura e sulla responsabilità educativa"

Lo scorso 23 luglio il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge sul femminicidio, che introduce il reato
autonomo di femminicidio, al nuovo art. 577 bis c.p.
Un passo storico nel riconoscimento della violenza contro le donne come fenomeno strutturale, e non più come semplice variante dell’omicidio.
Il nuovo reato di femminicidio
Nel testo originario si definiva "femminicidio" l’omicidio di una donna "quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità".
Nel nuovo testo, che ha tenuto conto di alcune critiche rivolte all’eccessiva genericità della fattispecie, è reo di
femminicidio "chiunque cagiona la morte di una donna, quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o è conseguenza del rifiuto della stessa di stabilire o mantenere una relazione affettiva ovvero di subire una condizione di soggezione o comunque una limitazione delle sue libertà individuali, imposta o pretesa in ragione della sua condizione di donna, è punito con l’ergastolo".
Il testo - che dovrà ora essere approvato anche dalla Camera - definisce il femminicidio come l’uccisione di una donna per motivi di genere, anche in conseguenza al rifiuto di iniziare o proseguire una relazione, o alla volontà di sottrarsi a una condizione di controllo. La tutela si estende anche a chi si percepisce come donna, a prescindere dall’identità anagrafica.
Altra importante novità introdotta è quella relativa agli aiuti destinati agli orfani di femminicidio: la legge, infatti, stanzia 10 milioni di euro e amplia i destinatari della misura, ovvero, gli aiuti varranno per tutti i minori privati della madre se uccisa in quanto donna, anche se l'omicida non aveva un legame affettivo con lei, né al momento né prima.
E anche per i figli di donne sopravvissute a tentativi di femminicidio, ma rimaste gravemente compromesse tanto da non poter più prendersi cura dei figli.
Si aggiunge l'obbligo di dare immediata comunicazione alla persona offesa (o ai prossimi congiunti in ipotesi di decesso della persona offesa in conseguenza del reato di femminicidio o di omicidio aggravato) dei provvedimenti applicativi di misure alternative alla detenzione e di altri benefici che comportino l'uscita del condannato dall'istituto penitenziario.
Meritocrazia Italia plaude all'iniziativa
Meritocrazia Italia esprime apprezzamento per l’iniziativa, segno indiscutibile di una effettiva presa di coscienza dell’estrema gravità della condotta e della conseguente fattispecie di reato.
"Resta certa, però, che l’attuale contesto sociale, culturale ed economico imponga un intervento ancora più mirato e articolato al fine di reprimere in maggior misura i casi di femminicidio, investendo sulla prevenzione, sul controllo sociale, sulla cultura e sulla responsabilità educativa. Diversamente tale disposizione normativa rischia di rimanere uno strumento punitivo fine a se stesso, senza incidere davvero sulle radici culturali del problema".
Le proposte
Per tale motivo, Meritocrazia ritiene siano opportuni ulteriori interventi legislativi finalizzati a:
- stanziare risorse su educazione, cultura dell’affettività e responsabilità maschile; promuovendo attività educative e formative aventi a oggetto l’educazione alla legalità e all’etica comportamentale, mediante il coinvolgimento obbligatorio e diretto di famiglie e scuole, di ogni ordine e grado e in maniera continuativa fino all’Università;
- investire su finanziamenti stabili a favore dei CAV - Centri antiviolenza - e a favore delle case rifugio;
- garantire che le indagini preliminari e i processi possano svolgersi in tempi celeri a tutela della vittima di femmicidio;
- garantire l’assistenza psicologica gratuita per le vittime;
- contrastare in modo sistemico la violenza e la misoginia online.