"opportunità mancata"

Unicredit ritira l'offerta su Bpm e attacca il Governo: "Troppa incertezza sul Golden power"

Intanto, sulla scena si affaccia con decisione un nuovo protagonista: Crédit Agricole

Unicredit ritira l'offerta su Bpm e attacca il Governo: "Troppa incertezza sul Golden power"
Pubblicato:

Dopo otto mesi di trattative e tensioni istituzionali, Unicredit rinuncia alla fusione con Banco BPM.

Il governo, il TAR e Bruxelles fra i protagonisti di uno dei dossier bancari più delicati degli ultimi anni.

Unicredit ritira l'offerta su Bpm e attacca il Governo

La tanto discussa operazione tra Unicredit e Banco BPM, al centro del panorama del risiko bancario italiano, si è ufficialmente conclusa con un passo indietro. Il 22 luglio 2025, il Consiglio di Amministrazione di Unicredit ha comunicato il ritiro dell’Offerta Pubblica di Scambio (OPS), ponendo fine a mesi di negoziati, scontri politici e incertezze regolatorie.

A bloccare la fusione è stata la mancata soddisfazione delle condizioni previste dal Golden Power, il meccanismo di controllo governativo volto a tutelare gli interessi strategici nazionali. La decisione è arrivata a pochi giorni dalla scadenza dell’OPS, fissata per il 23 luglio, e dopo una sospensione di 30 giorni concessa da Consob per tentare di sbloccare la situazione. Tentativo fallito.

L’offerta era stata lanciata da Unicredit nel novembre 2024, con l’obiettivo di dare vita a un gruppo bancario leader in Italia e competitivo in Europa. Si trattava di una delle operazioni più ambiziose degli ultimi anni, potenzialmente in grado di ridisegnare gli equilibri del settore.

Ma fin dai primi passi, il progetto ha incontrato ostacoli politici e normativi. Il governo Meloni, preoccupato dalle ricadute occupazionali e industriali dell’operazione, aveva esercitato i poteri speciali previsti dal Golden Power, imponendo vincoli molto stringenti.

Fra le prescrizioni imposte con decreto del 18 aprile 2025:

  • Il mantenimento del rapporto tra impieghi e depositi per almeno cinque anni;
  • Il divieto di riduzione del portafoglio di project financing;
  • L’obbligo per Unicredit di uscire dal mercato russo entro nove mesi;
  • Il mantenimento degli investimenti italiani detenuti da Anima Holding, considerati strategici.

Secondo Unicredit, queste condizioni avrebbero compromesso la sostenibilità economica della fusione. Il CEO Andrea Orcel ha definito la situazione “insostenibile”, lamentando un clima di incertezza normativa che ha reso impossibile procedere con l’operazione.

Unicredit ritira l'offerta su Bpm e attacca il Governo: "Troppa incertezza sul Golden power"
Andrea Orcel, amministratore delegato Unicredit

“La mia responsabilità è verso gli azionisti di Unicredit. L’incertezza sull’applicazione del Golden Power danneggia tutti. Le condizioni imposte mettono a rischio la redditività dell’operazione”, ha dichiarato Orcel in una nota ufficiale.

Non sono mancati i riferimenti critici anche alla controparte: Unicredit ha accusato Banco BPM di non aver consentito agli azionisti un confronto trasparente sull’offerta, ostacolando la possibilità di valutare pienamente i benefici della fusione.

Gli interventi del TAR e della Commissione Europea

L’impasse ha generato anche un contenzioso legale. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, interpellato da Unicredit, ha emesso una sentenza il 12 luglio 2025 che ha parzialmente accolto il ricorso della banca milanese.

In particolare, il TAR ha dichiarato illegittime due delle quattro prescrizioni del Golden Power, quella sul rapporto impieghi/depositi, ritenuta eccessiva nella sua durata e quella sul project financing, considerata troppo invasiva rispetto all’autonomia gestionale.

Sono invece state confermate l’obbligatorietà dell’uscita da Mosca e la raccomandazione a mantenere gli asset di Anima Holding in Italia.

Anche la Commissione Europea ha espresso perplessità sulla legittimità del decreto italiano, ipotizzando una possibile violazione dell’articolo 21 del Regolamento UE sulle concentrazioni. Bruxelles ha avviato un’istruttoria, ma i tempi si sono rivelati troppo lunghi rispetto alla scadenza operativa dell’OPS.

Una “grande occasione persa” secondo Unicredit

Dopo il congelamento dell’offerta da parte della Consob e il mancato allentamento delle condizioni governative, Unicredit ha deciso di ritirare formalmente l’operazione. L’ha definita “un’opportunità mancata” non solo per sé, ma anche per Banco BPM e per il sistema bancario italiano, che ora vede allontanarsi un’importante occasione di consolidamento.

Nonostante ciò, Unicredit non esclude del tutto future mosse, anche se per ora si prende una pausa dal tavolo delle fusioni.

I nuovi scenari: Crédit Agricole si muove

Intanto, sulla scena si affaccia con decisione un nuovo protagonista: Crédit Agricole, già azionista di Banco BPM con una quota del 19,8%, ha richiesto alla Banca Centrale Europea l’autorizzazione a salire oltre il 20% del capitale. Una mossa che potrebbe segnare un cambio di rotta nella strategia della banca milanese e aprire la porta a nuovi equilibri nel mercato del credito italiano.

Con il ritiro dell’OPS da parte di Unicredit, il risiko bancario italiano subisce una battuta d’arresto, ma la partita è tutt’altro che chiusa.