Accesso al Credito

Imprese: Ebtida, posizione finanziaria netta (Pfn) e Dscr

Parla Silviano Di Pinto, esperto in “Analisi di Bilancio, Pianificazione Finanziaria e strumenti di garanzia per le imprese”

Imprese: Ebtida, posizione finanziaria netta (Pfn) e Dscr
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Ebitda, Posizione Finanziaria Netta (PFN) e DSCR rappresentano tre importanti indicatori di “bancabilita’” delle imprese alla luce dei recenti cambiamenti normativi sia di natura civilistica e bancaria. Il rapporto tra la PFN / Ebitda e il valore del DSCR sono considerati dagli istituti di credito, in sede di valutazione del merito di credito delle imprese, due indici “fondamentali”. Rappresentano indici c.d. di sostenibilità finanziaria importanti nell’analisi dei dati aziendali sia a consuntivo che nei modelli previsionali. Importante la rilevazione dell’EBITDA ovvero del flusso di cassa generato dalla gestione caratteristica: gli istituti di credito, ad esempio, sono interessati più di tutto a capire se il core business aziendale sia in grado di sostenere gli impegni assunti dall’impresa, a prescindere dai risultati che possa portare la gestione extra-caratteristica.

È dunque indubbia l’utilità di saper calcolare accuratamente l’EBITDA.  L’Ebitda è una grandezza largamente utilizzata almeno come a) misuratore di performance economica nonché b) elemento alla base della valutazione dell’impresa. Quale misuratore di performance economica l’Ebitda ha una forte valenza informativa, in quanto -non includendo talune rilevanti componenti di costo non monetarie come gli ammortamenti di immobilizzazioni materiali e immateriali- ha l’ambizione di approssimare la generazione di cassa, in termini di flusso di cassa operativo, riveniente dall’andamento economico del periodo. Inoltre, molto spesso viene utilizzato nella configurazione non assoluta bensì relativa: in questo caso, il rapporto tra Ebitda e ricavi di periodo individua il cosiddetto Ebitda margin che fornisce preziose indicazioni, insieme all’ordine di grandezza dei ricavi, circa la profittabilità economica, la capacità di ripagamento delle obbligazioni sociali nonché la capacità di creare (o distruggere) valore dell’impresa.

La PFN è un indicatore che rivela le condizioni della liquidità aziendale e in particolare permette di valutare: il livello complessivo dell’indebitamento dell’impresa, la solidità della struttura patrimoniale, la capacità di restituzione del debito. Il calcolo della PFN può essere ricondotto alla seguente equazione: Debiti finanziari + Debiti assimilabili ai debiti finanziari + TFR e TFM – Cassa e disponibilità liquide (“cash”) – Attività assimilabili alla cassa= PFN. Ottenuta la PFN è possibile andare oltre il mero calcolo fine a sé stesso, rapportando l’indicatore ad altre voci di bilancio per ottenere ulteriori informazioni sulla situazione finanziaria dell’azienda. Un indicatore molto diffuso tra gli Istituti finanziari è il rapporto PFN/EBITDA. Esso mette a confronto la Posizione Finanziaria Netta – detta anche Indebitamento Finanziario Netto – la quale misura l’ammontare dei debiti finanziari al netto delle disponibilità liquide, con EBITDA, ovvero il risultato economico attribuibile solamente all’attività caratteristica dell’azienda. L’indice misura quindi in quanti anni l’impresa sarebbe in grado di ripagare i propri debiti finanziari, nel caso essa utilizzasse, a tale scopo, tutti i flussi derivanti dalla sua attività caratteristica, oltre all’attuale disponibilità di risorse liquide. È chiaro che maggiore è l’indice, maggiore è il tempo necessario alla “macchina aziendale” per generare risorse sufficienti ad onorare l’intero debito finanziario residuo. Il valore-soglia, secondo gli asset quality review della BCE, è 6 e al raggiungimento di tale soglia un’impresa debitrice passa da Stage 1 a Stage 2. Ne consegue che, anche in fase di valutazione del merito di credito, le banche monitorano il valore assunto da questo rapporto e si allertano nel caso questo sia prossimo o superiore a 6, con ricadute significative sulla possibilità di accedere al credito da parte dell’azienda.

Il DSCR (Debt Service Coverage Ratio) mette in relazione il flusso di cassa generato dall’attività operativa in un dato periodo con la quota debito (capitale ed interessi) scadente entro il medesimo periodo. È pertanto un indice relativo ad un limitato periodo di tempo, e viene calcolato dalle banche per tutti i singoli anni di durata potenziale del finanziamento. Ciò che lo distingue nettamente dai più tradizionali indici desunti dal bilancio è la sua capacità di analizzare in maniera dinamica e prospettica (invece che statica) la capacità dell’azienda di onorare il debito assunto, e conseguentemente la sostenibilità finanziaria dei relativi piani di investimento e sviluppo. Il valore assunto dal DSCR dovrebbe essere sempre superiore alla soglia minima di 1,1, sebbene per essere quanto più ottimale dovrebbe superare la soglia di 1,25. Nell’ottica dell’Asset Quality Review, un calo dell’indice al di sotto della soglia di 1,1 dà origine ad un “impairment trigger”, con conseguente riclassificazione del debitore da “performing loan” a “underperforming loan” o “non-performing loan” ed un aumento degli accantonamenti bancari sulla posizione.