Finto suicidio della moglie a Como, altra vittima in Brianza, attenuanti generiche per l'omicidio Scialdone
Tre casi distinti, ma uniti da un filo comune: la violenza maschile contro le donne

Ieri, mercoledì 16 luglio 2025, il Paese ha assistito a un’altra giornata tragica segnata dalla violenza sulle donne. Tre episodi distinti, in tre città diverse, hanno riportato al centro dell’attenzione pubblica la gravità di un fenomeno che non accenna a fermarsi.
In Brianza, una donna è stata strangolata in strada dal marito. A Milano è stato arrestato il compagno di Ramona Rinaldi, accusato di averne inscenato il suicidio mesi fa. Intanto, a Roma, la Corte d’Assise d’Appello ha ridotto la pena all’assassino di Martina Scialdone, suscitando indignazione nella famiglia della vittima.
Sfaccettature diverse ma ugualmente dolorose della violenza di genere: il femminicidio che irrompe nella quotidianità.
Milano: la verità sulla morte di Ramona Rinaldi
Ramona Rinaldi, 39 anni, fu trovata impiccata nella cabina doccia della sua abitazione a Veniano, in provincia di Como, lo scorso febbraio. Per mesi si è pensato a un suicidio, ma ieri, 16 luglio, le indagini hanno portato all’arresto del compagno Daniele Re, 33 anni, con l’accusa di omicidio aggravato, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia.

Secondo gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Como, Re avrebbe inscenato la morte della donna, simulando un suicidio. Le evidenze raccolte nel corso delle indagini dipingono un quadro domestico di violenze psicologiche e fisiche reiterate, con condotte persecutorie e vessatorie che avrebbero preceduto la tragedia.
Tra gli elementi chiave dell’inchiesta, alcune incongruenze nella ricostruzione dei fatti: l’uomo aveva dichiarato di aver trovato il corpo al mattino presto, ma vicini avevano udito rumori sospetti intorno all’una di notte. Inoltre, il lavaggio notturno della camicia da notte della vittima ha sollevato dubbi sulla volontà di eliminare prove. L’esame autoptico ha smentito la versione del compagno, facendo emergere nuovi orari compatibili con un omicidio. Il movente, secondo gli inquirenti, sarebbe legato al timore che Ramona volesse interrompere la relazione.
Re si trova ora detenuto nel carcere di San Vittore. Sarà ascoltato nei prossimi giorni durante l’interrogatorio di garanzia.
Monza: strangolata dal marito in strada
Sempre mercoledì 16 luglio, un altro femminicidio ha scosso la Lombardia: a Macherio, in provincia di Monza, una donna peruviana di 34 anni, Geraldine Yadana Sanchez, è stata strangolata dal marito, suo connazionale di 39 anni. L’omicidio sarebbe avvenuto in strada, nei pressi di un edificio abbandonato in via Visconti di Modrone, a poca distanza dall’abitazione della coppia.

La vittima è stata ritrovata priva di sensi intorno alle 23:30. I soccorritori della Croce Bianca hanno tentato a lungo di rianimarla, ma senza successo. L’allarme era scattato già dalle 19:30, quando la madre della 34enne aveva denunciato la scomparsa della figlia. I sospetti si sono concretizzati nel tragico ritrovamento, con evidenti segni di strangolamento sul collo della donna.
Il movente del delitto, secondo le prime ricostruzioni, potrebbe essere legato a dissapori sul ruolo lavorativo della moglie, impiegata come badante e colf, che il marito non avrebbe accettato. La coppia aveva due figli adolescenti, presenti sul luogo del delitto insieme alla nonna. Pare che la donna, per sfuggire alla vessazioni del partner, fosse fuggita a Lima, con i figli. Poi il ritorno nel nostro Paese, dove lui aveva ripreso a perseguitarla.
L’uomo è stato fermato in flagranza di reato dai carabinieri e condotto in caserma, dove è attualmente sotto interrogatorio alla presenza del sostituto procuratore Michele Trianni.
Roma: pena ridotta per l'assassino di Martina Scialdone
Nella stessa giornata, a Roma, è giunta una sentenza che ha sollevato polemiche e amarezza. La Corte d’Assise d’Appello ha ridotto la pena inflitta a Costantino Bonaiuti, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio volontario dell’ex compagna Martina Scialdone, a 24 anni e 8 mesi di carcere.
Martina, avvocata 34enne, fu uccisa nel gennaio 2023 con un colpo di pistola sparato dall’ex fidanzato davanti a un ristorante in via Amelia, nel quartiere Tuscolano. Quel giorno, suo fratello era giunto sul posto per proteggerla, preoccupato per il comportamento dell’uomo. Bonaiuti, ingegnere di 62 anni, l’aveva perseguitata usando anche un dispositivo GPS nascosto per monitorarne gli spostamenti. Era arrivato armato all’appuntamento, segno – secondo l’accusa – di premeditazione.
Ma proprio la premeditazione è stata esclusa dai giudici d’appello, che hanno concesso le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. Per questo la pena è stata ridotta sensibilmente.
“Sono delusa. Mi aspettavo l’ergastolo. Giustizia non è stata fatta”, ha commentato la madre di Martina, esprimendo il dolore di una famiglia che si aspettava una conferma della condanna più severa.
Tre casi distinti, ma uniti da un filo comune: la violenza maschile contro le donne. Una violenza che assume forme diverse – fisica, psicologica, domestica, omicida – e che continua a spezzare vite, famiglie, comunità.