Inflazione ancora crescita a giugno 2025: fare la spesa costa 337 euro in più a famiglia
La componente più influente nella crescita dell’indice è rappresentata dai beni alimentari freschi. Al Nord le città più care

Nel mese di giugno 2025, l’inflazione in Italia registra un’ulteriore lieve accelerazione. Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,2% su base mensile e dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2024, confermando le stime preliminari.
Il rincaro generalizzato è trainato soprattutto dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati e dei servizi legati ai trasporti, mentre si attenua la flessione dei prezzi dei beni durevoli. La fotografia dell’ISTAT suggerisce un quadro in cui, pur in assenza di una vera impennata inflazionistica, il costo della vita continua lentamente a salire.
Aumentano i costi di beni alimentari e trasporti
La componente più influente nella crescita dell’indice generale è rappresentata dai beni alimentari freschi, i cui prezzi aumentano del 4,2% su base annua, in accelerazione rispetto al +3,5% di maggio. Anche i servizi legati ai trasporti registrano una crescita più marcata, passando da un +2,6% a un +2,9%. In parallelo, diminuisce ma resta elevata la crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati, che passano da un +29,3% a un +22,6%. L’inflazione di fondo, che esclude energia e alimentari freschi, accelera lievemente al +2,0%, mentre quella depurata dai soli beni energetici rimane stabile al +2,1%.

Guardando alla dinamica dei beni e dei servizi, si nota che i prezzi dei beni aumentano dello 0,9% su base annua, mentre quelli dei servizi crescono del 2,7%, confermando un differenziale inflazionistico stabile a +1,8 punti percentuali. A giugno, inoltre, i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” – ossia i beni alimentari, per la cura della casa e della persona – aumentano su base annua del 2,8% (in crescita rispetto al +2,7% di maggio). Ancora più evidente è l’aumento per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che segnano un’accelerazione dal +1,5% al +2,0%.
Su base mensile, l’aumento dell’indice generale è dovuto soprattutto all’incremento dei prezzi dei servizi legati ai trasporti (+1,1%), dei servizi ricreativi e per la cura della persona (+0,9%) e degli alimentari lavorati (+0,3%). Tuttavia, si registrano cali nei prezzi dei beni energetici regolamentati (-3,0%), dei non regolamentati (-0,7%) e degli alimentari non lavorati (-0,4%).
Crescono prezzi frutta e carne, verso l'alto i trasporti marittimi
Nel comparto alimentare, accelerano i prezzi della frutta fresca o refrigerata (+7,2%) e delle carni (+4,4%), mentre rallentano quelli dei vegetali freschi, escluso le patate (+1,3%). Gli alimentari lavorati si mantengono stabili al +2,7%. Sul fronte energetico, si registra un ulteriore calo tendenziale dei prezzi, da -2,0% a -2,1%, dovuto in gran parte alla decelerazione dei beni energetici regolamentati: i prezzi dell’elettricità nel mercato tutelato crescono “solo” del 39,9%, contro il +46,5% del mese precedente, mentre quelli del gas passano da +3,5% a +1,6%.
Il settore dei trasporti mostra dinamiche diverse al suo interno. I prezzi del trasporto marittimo registrano una forte accelerazione (+17,9%), mentre rallentano quelli del trasporto aereo passeggeri (+2,9%) e si accentua il calo dei prezzi ferroviari (-0,5%). Nei servizi, si evidenzia un’accelerazione sia per le famiglie con spesa più bassa (+3,0%) sia per quelle con spesa più elevata (+3,1%). I servizi relativi all’abitazione, in particolare, mostrano una crescita marcata: +3,4% per le famiglie meno abbienti, +2,5% per quelle più benestanti.
Inflazione stabile solo al Sud
Analizzando le ripartizioni geografiche, a giugno l’inflazione resta stabile al Sud (+1,9%) e nelle Isole (+1,5%), mentre registra lievi aumenti nel Nord-Est e al Centro (+1,7%) e nel Nord-Ovest (+1,5%).
A livello locale, Rimini si distingue per il tasso di inflazione più elevato (+2,7%), seguita da Bolzano e Napoli (+2,3%). Tra le città con aumenti più contenuti troviamo Aosta (+1,1%), Campobasso e Firenze (+1,0%).
UNC: "Dati pessimi, stangata sempre maggiore"
L’Unione Nazionale Consumatori, sulla base dei dati Istat diffusi oggi, ha stilato la classifica delle città più care d’Italia in termini di aumento del costo della vita. In testa c’è Bolzano, dove un’inflazione annua del 2,3% si traduce in un aggravio medio di 763 euro per famiglia. Seguono Rimini, che con un tasso del 2,7% – il più alto d’Italia – registra un rincaro di 743 euro, e Venezia, dove il +2,2% comporta una spesa aggiuntiva annua di 617 euro. Tra le città più colpite figurano anche Bergamo, Belluno, Arezzo e Bologna, tutte con aumenti che superano i 580 euro.
All’opposto, la città più virtuosa è Pisa, dove l’inflazione si ferma allo 0,6%, limitando l’aumento della spesa annua a 162 euro. Bene anche Olbia-Tempio, Vercelli e Benevento, dove l’impatto dell’inflazione resta sotto i 200 euro. Differenze marcate emergono anche a livello regionale: il Trentino-Alto Adige guida la classifica delle regioni più costose, con un’inflazione dell’1,8% e un aggravio medio di 556 euro a famiglia, seguito da Friuli Venezia Giulia (+1,9%, +520 euro) e Lazio (+1,9%, +510 euro). Sul fronte opposto si colloca il Molise, con un’inflazione contenuta all’1% e un impatto di appena 236 euro, seguito da Valle d’Aosta e Sardegna.
A preoccupare maggiormente, però, sono le cosiddette “spese obbligate”, come beni alimentari e prodotti del carrello della spesa, che continuano ad aumentare senza mostrare segni di rallentamento.
“Dati pessimi! A preoccupare è il continuo rialzo delle spese obbligate, beni alimentari e carrello della spesa, che non accennano a invertire la loro rotta,” ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori

“Aumenti che di mese in mese non sembrano astronomici, ma che sommati determinano una stangata sempre maggiore per le famiglie, specie per le fasce meno abbienti, trattandosi di spese non rinviabili.”
Dona ha poi quantificato l’impatto dell’inflazione sui bilanci familiari: una coppia con due figli subisce un rincaro complessivo di 630 euro all’anno, di cui ben 337 solo per il carrello della spesa. Anche per famiglie con un solo figlio, l’aggravio non è trascurabile: 569 euro annui, con 283 euro destinati a cibo e bevande e 301 euro per beni alimentari, cura della casa e della persona.
In media, una famiglia italiana deve far fronte a 453 euro in più all’anno, con 221 euro spesi solo per mangiare e bere. Tutto ciò evidenzia, secondo Dona, una pressione crescente sul potere d’acquisto, soprattutto per le famiglie con redditi più bassi, sempre più strette nella morsa del caro-vita.