Dazi Usa, Salvini: “Rido all’idea che qualcuno parli a Trump di bazooka"
Il leader della Lega attacca la linea europea, chiede il ritiro del Green Deal e critica Von der Leyen. Intanto Tajani vola a Washington

Nel pieno del braccio di ferro commerciale tra Europa e Stati Uniti, Matteo Salvini lancia un appello alla prudenza. A margine dell'inaugurazione del nuovo Ponte di Tor Vergata, il vicepremier e leader della Lega ha commentato le tensioni tra Bruxelles e Washington:
“È chiaro che i dazi non sono una buona notizia. Non penso che l’Europa possa infilarsi in una guerra commerciale con Stati Uniti e Cina, che la vedrebbe sicuramente perdente.”
Un messaggio chiaro contro la linea dura che alcuni esponenti europei sembrano voler intraprendere.
“Chi parla di bazooka non fa un buon servizio alla trattativa, né all’Italia né all’Europa”, ha proseguito Salvini, criticando dichiarazioni che ritiene più incendiarie che utili.
Dazi Usa, Salvini: “Serve buonsenso, non bazooka”
Il riferimento è a dichiarazioni recenti arrivate da Bruxelles, che parlavano di strumenti “forti” per rispondere agli annunci del candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, intenzionato a imporre dazi fino al 30% sui prodotti europei.
“Rido o tremo all’idea che qualcuno si sieda al tavolo con Trump parlando di bazooka. La trattativa finirebbe male. Spero sia solo una sciocchezza detta da qualcuno che aveva caldo”, ha ironizzato Salvini.

Von der Leyen e Green Deal nel mirino
Non è mancato un attacco frontale alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, accusata di immobilismo:
“Potrebbe togliere i dazi oggi stesso, senza aspettare mille giorni. Dovrebbe azzerare il Green Deal, la burocrazia e tutto il resto. Se non lo fa vuol dire che o non ha capito o è in mala fede.”
Parole dure che esprimono tutta la sfiducia del leader del Carroccio verso la linea europea, giudicata inefficace anche nella trattativa commerciale con gli Stati Uniti.
“Speriamo che ottenga buoni risultati, ma il passato non depone a suo favore, né a favore della capacità di trattativa dell’Unione Europea.”
Tajani a Washington, tempo fino al 1° agosto
Nel frattempo, la diplomazia italiana prova a muoversi. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si trova oggi, 15 luglio 2025, a Washington, con l’obiettivo di aprire un canale negoziale che scongiuri l’imposizione delle tariffe annunciate da Trump. Le speranze sono riposte in una soluzione diplomatica, come ribadito anche dalla presidente von der Leyen:
“Siamo sempre stati chiari nel dire che preferiamo una soluzione negoziata. Questo rimane valido e utilizzeremo il tempo che abbiamo fino al primo agosto.”
A lei ha fatto eco anche il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, definendo “proibitive” le tariffe minacciate dagli Usa.
Donald Trump, dal canto suo, non ha chiuso la porta al dialogo. Intervenendo sul suo social network Truth, ha affermato:
“Noi siamo sempre pronti a parlare, anche con l’Europa. Infatti stanno venendo qui, vogliono parlare.” Ma ha ribadito il suo approccio protezionista: “Gli Stati Uniti sono stati derubati per decenni su commercio e difesa da amici e nemici.”
Italia spaccata: Meloni attaccata dalle opposizioni
Il governo italiano mantiene una posizione apparentemente rassicurante, sottolineando i buoni rapporti tra Giorgia Meloni e Trump. Ma le opposizioni non ci stanno. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha duramente criticato l'esecutivo:
“La strategia arrendevole di Meloni nei confronti di Trump si è rivelata fallimentare. È ora che la premier riferisca in Parlamento su come intende sventare i dazi. Occorre sostenere l’Ue concretamente, anche con contromisure per colpire dove fa più male.”
Più netta ancora la posizione del Movimento 5 Stelle. La deputata Chiara Appendino ha accusato Meloni di “obbedienza cieca a Trump” su tutti i fronti, compresi quelli economici e diplomatici.
L’Europa divisa, Macron chiede contromisure immediate
Anche in seno all’Unione europea si registra una crescente tensione. La maggior parte dei 27 Stati membri resta schierata sulla linea negoziale, ma la Francia spinge per una posizione più dura.

Il presidente Emmanuel Macron ha espresso “forte disapprovazione” per le minacce di Trump e ha chiesto alla Commissione europea di preparare da subito contromisure concrete. Tra queste, anche il ricorso al meccanismo anticostrittivo, che autorizza l’UE a introdurre unilateralmente misure restrittive contro aziende e Paesi considerati ostili, come restrizioni agli appalti pubblici e agli investimenti.
La scadenza del 1° agosto incombe
Con poco più di due settimane a disposizione, il rischio di un’escalation commerciale è concreto. Se entro il 1° agosto non si arriverà a un’intesa, le tariffe doganali promesse da Trump potrebbero entrare in vigore, colpendo duramente l’export europeo e italiano. Una minaccia che non solo preoccupa le imprese, ma potrebbe anche aprire un nuovo fronte di crisi nell’economia globale.