Mosca deride Trump: "Lo Zio Sam spara bolle di sapone"
Le minacce di dazi al 100% in caso di mancato accordo di pace non sembrano scalfire il Cremlino

Donald Trump minaccia la Russia con l'arma dei dazi, ma - al contrario di quanto accaduto con l'Europa - anziché una risposta seria ottiene in cambio una presa in giro.
Mosca a Trump: "Spari bolle di sapone"
In mattinata l'agenzia Ria Novosti (una delle principali della Russia) ha pubblicato una foto generata con l'intelligenza artificiale in cui uno Zio Sam con i tratti di Trump e l'espressione triste impugna una pistola giocattolo e spara bolle di sapone contro il Cremlino.
Il titolo dell'articolo - poi - è un ulteriore presa in giro, citando di fatto quello che Trump disse a Zelensky quando lo incontrò nello Studio Ovale trattandolo tutt'altro che bene:
"Washington non ha le carte per minacciare Mosca".
Insomma, le parole sui dazi (anche secondari, per Cina e India) non sembrano preoccupare particolarmente la Russia.
"Gli Usa cambiano ancora idea"
Nell'articolo (più un commento, per la verità) dell'agenzia si legge:
"Gli Stati Uniti hanno di nuovo — per l’ennesima volta! — cambiato la loro politica riguardo alle forniture di armi all’Ucraina. Ieri le fornivano, oggi non le forniscono, domani le forniranno di nuovo. La nostra strategia di stritolare gli armamenti occidentali e di denazificare fisicamente l’Ucraina sta funzionando bene e non c’è motivo di abbandonarla".
E sulle sanzioni addirittura dalla Russia arriva una sfida:
"Restano le sanzioni, i famigerati dazi del 500% che i legislatori americani imporranno a qualsiasi Paese del mondo che acquisti idrocarburi dalla Russia. No, non si tratta di un refuso o di uno zero in più: nei loro piani ci sono davvero dazi del 500%... I nostri principali acquirenti oggi sono India e Cina. Gli Usa vogliono davvero dichiarare un blocco commerciale nei confronti di questi giganteschi Paesi? Sarà davvero molto interessante assistere a questo spettacolo…".
Trump non fa paura
Alle parole apparse su Ria Novosti, poi, fanno eco anche altre prese di posizione. La vicepresidente dell’Istituto governativo di ricerche e previsioni strategiche Viktoria Fedosova non ha usato mezzi termini:
"Le orecchie di Trump sono accarezzate dagli elogi dei burocrati americani, e lui sembra felice di firmare l’ordine esecutivo necessario, condito con una buona dose di lusinghe su come sta rendendo l’America di nuovo grande con un tratto di penna".
Il canale Telegram Rybar rincara la dose:
"La montagna ha partorito un topolino inoffensivo. La retorica statunitense sul mantenimento della pace è stata prevedibilmente sostituita da dichiarazioni sull’imminente fornitura di nuove armi al regime di Kiev".
"Dal consueto sproloquio di Trump si può distinguere che l’Europa pagherà per l’assistenza. Tutto questo rafforza la nostra convinzione: l’importante per la Russia è rendersi conto che nelle circostanze attuali sono le realtà sul campo di battaglia a determinare la diplomazia, e non il contrario".
Aleksej Zhuravlev, vicepresidente della commissione Difesa della Duma, poi, spiega come le minacce di sanzioni sarebbero quasi inoffensive per Mosca:
"Mi affretto a deludere il presidente americano: al momento non commerciamo quasi nulla con gli Stati Uniti, un misero fatturato commerciale di otto miliardi di dollari".
E sulle sanzioni secondarie non cambia la solfa:
"Se Trump si riferisce alla Cina come principale partner commerciale della Russia, la sua carta è già stata battuta da tempo. Trump ci ha già provato, ma Pechino ha risposto duramente, facendogli passare la voglia. La sua è una minaccia insignificante", dice Alexey Kalmykov, commentatore economico per il servizio russo della Bbc.