Ops Unicredit-Bpm, si attende pronuncia Bruxelles sul golden power. E c'è l'offerta Mps su Mediobanca
Il risiko bancario italiano è entrato in una fase di massima turbolenza. La Commissione europea osserva con attenzione e prepara le sue mosse

Il risiko bancario italiano è entrato ufficialmente nella sua fase più calda, mentre da Bruxelles si attende una presa di posizione decisiva sull’applicazione del golden power da parte del governo Meloni. Due le partite principali sul tavolo: l’offerta pubblica di scambio (Ops) di Unicredit su Banco Bpm e quella di Mps su Mediobanca. Due operazioni molto diverse, ma unite da una cornice politica e regolatoria sempre più sotto pressione.
Il caso Unicredit-Bpm
Dopo mesi di scontro e polemiche, la partita tra Unicredit e il governo italiano ha avuto un primo snodo cruciale il 12 luglio, con la sentenza del Tar del Lazio. Il tribunale amministrativo ha accolto parzialmente il ricorso di Unicredit contro il decreto con cui Palazzo Chigi aveva esercitato il golden power per bloccare l'Ops su Banco Bpm, ritenendo illegittime due delle quattro prescrizioni imposte dall'esecutivo.
La banca guidata da Andrea Orcel ha reagito con un durissimo comunicato in cui definisce “illegittimo” l’uso del golden power, denunciando inoltre “comunicazioni aggressive e fuorvianti” che avrebbero danneggiato l’offerta e l’immagine dell’istituto. “Gli azionisti di Banco Bpm sono stati privati di una vera alternativa”, si legge nella nota diffusa a mercati chiusi, in cui si sottolinea anche che “l’Ops avrebbe potuto essere già migliorata” se non fosse stata ostacolata dal governo.

Il provvedimento del Tar ha annullato in particolare l’obbligo quinquennale di mantenere invariato il rapporto tra impieghi e depositi e la prescrizione sul livello di project finance. Meno vincolante è risultata anche la condizione relativa agli investimenti in Anima, ora ritenuta una “indicazione programmatica”. È stata invece confermata la richiesta di uscita dalla Russia, che Unicredit ritiene però competenza esclusiva della Bce.
Secondo i legali dell’istituto di Piazza Gae Aulenti, il decreto governativo – essendo un atto unitario – ora non può più rimanere in vigore e richiederebbe un nuovo Dpcm per autorizzare formalmente l’offerta. Senza questo passaggio, l’Ops non può concludersi, e la palla potrebbe passare alla Consob, chiamata a decidere se sospendere nuovamente l’offerta, come già avvenuto a giugno.
Bruxelles pronta a intervenire
In questo contesto, è attesa nei prossimi giorni una lettera formale della Commissione europea al governo italiano, con una serie di rilievi sull’applicazione della normativa sul golden power. In particolare, si valuta se l’estensione del potere di veto alle operazioni di mercato – come le scalate ostili – sia compatibile con il principio europeo della libera circolazione dei capitali.
Secondo fonti comunitarie, non ci sarà per ora una pronuncia definitiva, ma è considerata opportuna una fase di chiarimento formale. Resta dunque aperta la possibilità che Bruxelles chieda una revisione delle regole italiane, aprendo un fronte delicato per il governo.
La controffensiva di Mps: Ops ostile su Mediobanca
Mentre la vicenda Unicredit-Bpm si gioca tra Roma, Francoforte e Bruxelles, si è aperta il 14 luglio un’altra partita pesante: quella di Mps su Mediobanca. L’istituto senese guidato da Luigi Lovaglio ha lanciato un’Ops che prevede uno scambio di 2,533 azioni Mps per ogni azione Mediobanca, con l’obiettivo dichiarato di superare il 66,7% del capitale.
Ma il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia ha già respinto l’offerta definendola “ostile, non concordata e priva di razionale industriale”. Secondo le fairness opinion affidate a Centerview, Equita e Goldman Sachs, il giusto rapporto di scambio sarebbe pari a 3,71, contro i 2,533 offerti: uno sconto implicito del 32% rispetto alla valutazione equa.

Oltre al prezzo, sono criticati anche la struttura dell’offerta e i rischi di integrazione. Il CdA ha stimato dissinergie fino a 665 milioni di euro, giudicando ottimistiche le previsioni di sinergie fornite da Mps. “Il controllo di fatto al 35% è incerto e potenzialmente fuorviante”, è stato il monito ai mercati.
Il risiko bancario italiano è entrato in una fase di massima turbolenza. Da un lato, Unicredit che sfida apertamente il governo e attende un segnale da Bruxelles per riaprire il dossier Banco Bpm. Dall’altro, Mps che tenta un colpo a sorpresa su Mediobanca, scontrandosi con la resistenza di un CdA compatto e il sospetto di un'operazione troppo ambiziosa. La Commissione europea, intanto, osserva con attenzione e prepara le sue mosse.