Almasri, attesa decisione su rinvio a giudizio di Nordio: "Non mi dimetto"
Vicino il verdetto del Tribunale dei Ministri di Roma

Giovedì 10 luglio 2025, poco prima delle 15, il ministro della Giustizia Carlo Nordio fa il suo ingresso a Palazzo Madama per partecipare al question time. Al suo fianco c'è Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto, finita al centro delle polemiche per il suo presunto coinvolgimento nella liberazione del generale libico Najid Osama Almasri.

Secondo quanto riportato dalla stampa, Bartolozzi avrebbe gestito con discrezione — e forse in modo non trasparente — i passaggi che hanno portato alla scarcerazione del militare, nonostante su di lui pendesse un mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale.

Nordio al Senato, sotto accusa per il caso Almasri: “Bufale e chiacchiere. Io non mi dimetto”
Le opposizioni, già sul piede di guerra da mercoledì, chiedono le dimissioni del ministro. Nordio, però, si mostra impassibile:
“Stiamo per completare una riforma storica della giustizia. Questo è il vero motivo per cui si tenta di bloccarci con attacchi pretestuosi e menzogne clamorose. Tutto quello che ho detto in Parlamento sul caso Almasri è vero, e i documenti lo confermano”.
A chi gli domanda se stia valutando le dimissioni sue o di membri del suo staff, Nordio replica con una battuta storica:
“Sa cosa rispose il generale McAuliffe durante l’assedio di Bastogne? Nuts”. Un modo per liquidare l’ipotesi come un’assurdità.
“Tutte invenzioni”
Nonostante il question time vertesse su altri temi, Nordio coglie l’occasione per affrontare la questione anche in aula. Alla senatrice Raffaella Paita (Italia Viva), che lo accusa di evitare il confronto sul caso Almasri, risponde:
“Non c’è nessuna fuga, semplicemente non ci sono novità. Ribadisco quanto già dichiarato in Parlamento. Le voci di stampa sono prive di fondamento. L’unica anomalia è la diffusione di atti riservati, e su questo dovrà fare chiarezza la magistratura. Voi volete che mi dimetta, ma è solo un desiderio vostro”
Secondo le ricostruzioni giornalistiche, una serie di email inviate da Bartolozzi già la domenica dopo l’arresto di Almasri dimostrerebbero che il ministero fosse a conoscenza della vicenda fin dal sabato. Questo contraddirebbe la versione di Nordio, che in Aula aveva sostenuto di aver letto gli atti solo il lunedì. Inoltre, aveva dichiarato di non aver convalidato l’arresto perché la documentazione risultava incompleta.
Uscendo dall’aula, Nordio si difende:
“Le ricostruzioni lette in questi giorni sembrano più leggende che cronaca: qualche elemento vero, mescolato a molte fantasie. Non posso entrare nei dettagli per via del segreto istruttorio, ma vi assicuro che le parti più clamorose, quelle che hanno fatto scalpore, non sono veritiere”.
Alla domanda se avesse visionato gli atti solo il lunedì, il ministro glissa:
“Non posso replicare senza riferirmi a fatti specifici, ma c'è un'inchiesta in corso da mesi da parte del Tribunale dei ministri. Sarebbe scorretto commentare ora. Tuttavia, ribadisco che ciò che ho letto è falso. In Parlamento ho detto la verità. Quando gli atti saranno pubblici, sarà chiaro chi ha ragione”.
E conclude con sarcasmo:
“Pensare alle mie dimissioni è un ‘wishful thinking’. Me l’hanno chiesto anche in inglese. In latino direi ‘putant quod cupiunt’: credono ciò che desiderano. Ma posso garantirvi: hic manebimus optime”.
La posizione della difesa
La pubblicazione da parte dei media di documenti ancora coperti da segreto istruttorio ha scatenato la reazione dell’avvocata Giulia Bongiorno, legale dei quattro indagati — la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Bongiorno starebbe valutando una denuncia per violazione del segreto istruttorio, dato che quelle carte non sarebbero state ancora trasmesse agli interessati.
Nel frattempo, la Procura generale libica ha ufficialmente convocato Almasri per rispondere delle accuse contenute nel mandato della Corte penale internazionale: violenza sessuale, torture, omicidi, trattamenti disumani e detenzione arbitraria — reati riconducibili ai crimini contro l’umanità.
Attesa per la decisione del Tribunale dei ministri
A breve, il Tribunale dei ministri dovrà decidere se richiedere l’autorizzazione a procedere contro uno o più membri del governo, oppure archiviare l’indagine. L’attività istruttoria è durata diversi mesi e si è conclusa formalmente a fine giugno. Le tre giudici incaricate dovrebbero presentare le loro conclusioni alla Procura nei prossimi giorni.
Dagli atti emerge che il governo, in particolare il ministero della Giustizia, era informato dell’arresto fin dalle prime ore. Risultano infatti diverse comunicazioni interne tra funzionari di via Arenula tra il 19 e il 21 gennaio.
Nel primo pomeriggio di domenica 19 gennaio 2025, Bartolozzi viene informata del fermo e invita i magistrati del Dipartimento per gli affari di giustizia (DAG) alla massima discrezione. Una mail inviata da Luigi Birritteri, all’epoca capo del DAG (poi dimessosi), segnala l’assenza di un’autorizzazione ministeriale necessaria per convalidare l’arresto. Bartolozzi risponde di essere già al corrente e raccomanda riservatezza assoluta, anche nell’uso delle comunicazioni: “massimo riserbo” e messaggi da scambiare solo tramite l’app Signal.
Sia Bartolozzi che altri funzionari del ministero sono stati ascoltati nelle scorse settimane dai giudici come persone informate sui fatti. Il ministro Nordio ha invece scelto di non presentarsi all’interrogatorio. La difesa ha suggerito di far deporre solo Mantovano.
La reazione delle opposizioni
Le opposizioni tornano all’attacco. Elly Schlein (PD) chiede che la premier riferisca subito alle Camere:
“Una vicenda che sta minando la credibilità dell’Italia richiede massima trasparenza”.
Dura anche la posizione di Giuseppe Conte (M5S): “Questo è un governo di bugiardi. Hanno rimpatriato con un volo di Stato un criminale accusato di violenze sui minori. Nordio deve dimettersi”.
Marco Grimaldi (AVS) aggiunge:
“Chi travisa i fatti e mente al Parlamento non può rimanere al proprio posto”.
Oggi tutti scrivono della vicenda Almasri e del fatto che Meloni ha mentito al Paese e Nordio ha mentito al Parlamento. Noi lo avevamo detto - nel silenzio generale - dieci giorni fa al podcast di Fedez e Marra. Vedere per credere… pic.twitter.com/Akq4x7gOtJ
— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 10, 2025
Anche Matteo Renzi (IV) è netto:
“Non mi interessa l’aspetto giudiziario. Ma un governo che mente a cittadini e Parlamento è un pericolo per la democrazia. Meloni e Nordio hanno detto il falso. E ciò che è più grave: si sono piegati al ricatto dei torturatori libici”.