Il Parlamento Europeo boccia la mozione di sfiducia contro Von der Leyen
Anche se la mozione non è passata, il voto ha un significato politico rilevante. Nell'ultimo anno, la presidente della CE registra un calo di sostegno

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha superato la mozione di sfiducia presentata al Parlamento europeo ma il voto ha lasciato evidenti crepe nella maggioranza che sostiene il suo secondo mandato.
Giovedì 10 luglio 2025, l’Aula di Strasburgo ha respinto la mozione con 360 voti contrari, 175 a favore e 18 astensioni, ben lontani dai 480 voti necessari (due terzi dei presenti) per farla passare.
Von der Leyen: "Lunga vita all'Europa"
Von der Leyen, assente durante il voto in quanto impegnata a Roma per la conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina, ha commentato su X:
In a moment of global volatility and unpredictability, the EU needs strength, vision, and the capacity to act.
We need everyone to deliver on our common challenges.
Together.As external forces seek to destabilize and divide us, it is our duty to respond in line with our…
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 10, 2025
"Grazie e lunga vita all’Europa. In un momento di instabilità e imprevedibilità globale, l'Ue ha bisogno di forza, visione e capacità di agire. Mentre forze esterne cercano di destabilizzarci e dividerci, è nostro dovere rispondere in linea con i nostri valori".
Il significato politico del voto
Anche se la mozione non è passata, il voto ha un significato politico rilevante. Solo un anno fa, la Commissione von der Leyen aveva ricevuto 401 voti di conferma. Oggi, sono 360 gli eurodeputati che hanno votato contro la sfiducia, segnando un evidente calo di sostegno. A sottolineare la maggiore debolezza dell’attuale maggioranza europeista, oltre 160 deputati non hanno partecipato alla votazione.
La mozione è stata presentata dal romeno Gheorghe Piperea (estrema destra, Alleanza per l'unità dei Romeni, gruppo ECR), ed è stata sostenuta principalmente dai gruppi Patrioti per l’Europa, Europe of Sovereign Nations, parte dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), alcuni non iscritti e parte della sinistra radicale. Tensioni nella maggioranza europeista

La votazione ha messo a nudo le tensioni tra il Partito Popolare Europeo (PPE), Renew Europe e i Socialisti & Democratici (S&D) – i tre gruppi che hanno sostenuto la riconferma di von der Leyen. In particolare, S&D e Renew hanno criticato le recenti aperture del PPE verso l’estrema destra e la progressiva attenuazione delle politiche ambientali della Commissione.
Valérie Hayer, presidente del gruppo Renew, ha ribadito su X che "il nostro sostegno non è garantito", chiedendo a von der Leyen di prendere le distanze dall’estrema destra e rispettare il programma votato dalla maggioranza europeista. I socialisti, da parte loro, hanno negoziato un impegno sul prossimo bilancio pluriennale in cambio del loro voto contrario alla mozione.
In Italia, le posizioni dei partiti sono state variegate. Fratelli d’Italia, parte del gruppo ECR, non ha partecipato al voto, così come le delegazioni di Repubblica Ceca, Spagna, Lituania, Lettonia e Bulgaria dello stesso gruppo. Il Partito Democratico (S&D) ha votato contro la mozione, mentre Lega e Movimento 5 Stelle l’hanno duramente criticata, accusando von der Leyen di portare avanti una "politica bellicistica".
Il nodo del “Pfizergate”
Il casus belli della mozione è stato il cosiddetto Pfizergate, ovvero le modalità con cui von der Leyen, nel 2021, negoziò direttamente con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid.
Alcuni sms scambiati tra i due sono spariti e la Commissione si è rifiutata di pubblicarli, nonostante diverse richieste da parte dei media. A maggio, il Tribunale dell’Unione europea ha dato ragione al New York Times, che aveva intentato causa per ottenere l’accesso ai messaggi.
Durante il dibattito, von der Leyen ha attaccato frontalmente Piperea e i suoi sostenitori, definendoli "estremisti" che fanno "il gioco di Putin", ma non ha fornito ulteriori chiarimenti sul contenuto o la scomparsa degli sms incriminati.