INDAGINE

L'opposizione chiede le dimissioni di Nordio: "Il Ministro ha mentito sul caso Almasri"

La capo di gabinetto del dicastero della Giustizia secondo i giudici era informata già dalle prime ore successive al fermo

L'opposizione chiede le dimissioni di Nordio: "Il Ministro ha mentito sul caso Almasri"
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Una nuova puntata di un tormentone che sembra lontano dal vedere scritta la parola "fine".

Perché sul caso Almasri c'è un nuovo aggiornamento. Destinato quasi certamente a sollevare un altro corposo polverone di polemiche.

Il Tribunale dei ministri di Roma ha infatti chiuso le indagini sul mancato arresto e sulla mancata consegna alla Corte penale internazionale del generale libico Najeem Osama Almasri (in copertina all'arrivo in patria).

Nel frattempo la Libia (che nelle scorse ore ha rispedito a casa il ministro Piantedosi come persona non gradita in un altro controverso incidente diplomatico) s'è detta disponibile a procedere con l'esecuzione del mandato d'arresto internazionale per l'ex capo della Polizia penitenziaria sul quale pende un'accusa di tortura.

Intanto, nella mattinata di oggi, giovedì 10 luglio 2025, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio proprio riguardo agli ultimi aggiornamenti della vicenda ha commentato anche polemicamente cercando di ridimensionare i presunti clamorosi nuovi sviluppi:

"Sul caso Almasri il Governo riferirà in Parlamento quando sarà il momento, però gli atti che abbiamo smentiscono radicalmente quello che è stato riportato sui giornali".

Vale la pena ricordare che oggi pomeriggio, giovedì 10 luglio 2025, Nordio sarà tra gli scranni del Governo al Senato per il question time, ma secondo le informazioni raccolte da fonti vicine al Ministero e al suo entourage non dovrebbe riferire in Aula in questa occasione.

Del resto, già ieri secondo l'agenda ufficiale dei lavori era arrivata comunicazione che il Guardasigilli non avrebbe affrontato la vicenda Almasri nel question time odierno.

Il condizionale è però d'obbligo perché Luca Ciriani, Ministro per i rapporti col Parlamento, ha però lasciata aperta una possibilità:

"La giornata è lunga però , per adesso, non ci sono novità".

Tra indagini e diplomazia, che spine per il Governo

Come forse molti ricorderanno Almasri era stato fermato a Torino nel gennaio scorso.

La chiusura delle indagini sta portando alla ribalta nuovi elementi che faranno discutere e si presentano come nuove potenziali spine per il Governo.

Tra le figure centrali dell’inchiesta, emerge la capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, Giusi Bartolozzi, che risulta informata già dalle prime ore successive al fermo.

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Dai documenti acquisiti risulta abbia fornito indicazioni precise ai funzionari del ministero: evitare tracce scritte, niente email, né atti protocollati, e comunicare solo tramite canali criptati come Signal.

Occhi puntati sull'Esecutivo, le carte su Meloni, Nordio, Mantovano e Piantedosi

Ma non solo. Oltre alle carte riguardanti la funzionaria del Ministero, altri documenti riguardano anche membri del Governo: la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, i ministri Nordio e Piantedosi (Interno).

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Le accuse ipotizzate vanno dal favoreggiamento al peculato, fino all’omissione di atti d’ufficio (quest’ultima ipotesi di reato in realtà è contestata solo al Guardasigilli).

Il dossier del Tribunale e il ruolo del Ministro della Giustizia

E in effetti, il dossier del Tribunale si concentra proprio sul comportamento del ministro della Giustizia.

Nella fattispecie, nelle ore decisive, tra il 19 e il 21 gennaio 2025, quando l’Italia decise di non procedere con l’arresto del generale, già destinatario di un mandato della Corte dell’Aia.

Invece di eseguire l’ordine, non senza polemiche da parte dell'opposizione di Centrosinistra, Almasri fu imbarcato su un volo per Tripoli, su richiesta delle autorità libiche.

L'accusa dei giudici, il Ministro sapeva

Ecco allora che le attenzioni del Tribunale dei Ministri si sono concentrate nel tentativo di ricostruire esattamente cosa sia accaduto in quelle ore frenetiche (e anche un po' a tinte misteriose).

Da quanto emerso, poche ore dopo il fermo da parte della Digos — l’allora direttore del Dipartimento affari di giustizia (Dag), Luigi Birritteri, aveva scritto alla funzionaria Bartolozzi per segnalare l’assenza di un’autorizzazione formale all’arresto e al tempo stesso per cercare una soluzione che permettesse di procedere.

La risposta della capo di gabinetto, rapida e riservata, dimostra che era già perfettamente a conoscenza dei fatti e raccomandava la massima discrezione.

Nel dossier del Tribunale si legge:

"Nessuna comunicazione scritta, solo conversazioni protette".

E in questo passaggio la vicenda si fa oltremodo intricata. Perché un altro elemento controverso riguarda la comunicazione ricevuta dalla magistratura di collegamento presso l’ambasciata italiana nei Paesi Bassi, che già nel pomeriggio di domenica 21 gennaio aveva caricato sulla piattaforma Prisma tutta la documentazione della Corte Penale Internazionale.

Eppure Nordio, in una relazione parlamentare del 5 febbraio, affermava che le prime informazioni complete gli sarebbero arrivate solo il lunedì.

Anche Bartolozzi ha dichiarato di aver visionato la documentazione solo il giorno seguente, ma gli atti suggeriscono il contrario.

Le tappe successive della vicenda, cosa accadrà ora

Nel frattempo, la funzionaria Bartolozzi è stata ascoltata dai giudici come testimone.

Le richieste di chiarimenti hanno riguardato il contenuto delle comunicazioni e i motivi per cui il decreto ministeriale, predisposto dagli uffici per regolarizzare la posizione del generale e autorizzarne l’arresto, non fu mai firmato.

Nordio, invece, come noto (e non senza polemiche) non si è presentato all’audizione come indagato.

La difesa, rappresentata dall'avvocato (parlamentare della Lega) Giulia Bongiorno, non senza polemiche aveva suggerito che fosse ascoltato il sottosegretario Alfredo Mantovano (fedelissimo di Giorgia Meloni) al posto del Ministro alla Giustizia.

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La palla resta ora al Tribunale: si procederà per l'archiviazione o verrà chiesto il rinvio a giudizio per una delle vicende istituzionali e politiche decisamente più controverse degli ultimi anni.

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L'avvocato Giulia Bongiorno

Nel frattempo, proprio Giulia Bongiorno non esclude l'ipotesi di una denuncia contro ignoti per divulgazione di atti coperti dal segreto e che non sono stati ancora resi alle parti interessate, in riferimento a quanto emerso oggi sui media sulle comunicazioni intercorse tra i funzionari del ministero della Giustizia sull'intera vicenda.

La segretaria del Pd Elly Schlein ha invece subito chiesto che la premier Giorgia Meloni riferisca alle Camere:

"La Libia ha emesso un ordine formale di comparizione nei confronti del criminale Osama Najim Almasri, su cui pende un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale. La Libia. Proprio nel giorno in cui si scopre che il governo di Giorgia Meloni, che poteva trattenerlo ma invece l'ha liberato e riaccompagnato comodamente a casa con un volo di Stato, avrebbe mentito in Parlamento perché il Governo sarebbe stato informato poco dopo l'arresto e avrebbe anche chiesto cautela e segretezza, diversamente da quanto affermato da Nordio in Aula".

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E ancora:

"Mentire in Parlamento significa mentire al Paese e mentire al Paese è una pratica che una democrazia non può mettere in atto senza che ci siano delle conseguenze. A questo punto ci aspettiamo che Giorgia Meloni torni alle Camere a chiarire una vicenda che sta fortemente danneggiando la credibilità e la
dignità dell'Italia".

Durissimo anche l'ex presidente del Consiglio e leader del M5S Giuseppe Conte che chiede le dimissioni del Ministro:

Il leader del M5S Giuseppe Conte
Il leader del M5S Giuseppe Conte

"Sono stati bugiardi. Abbiamo rimpatriato con un volo di Stato uno stupratore di bambini e adesso abbiamo le prove. Nordio deve dimettersi".