Il tentato femminicidio si trasforma in tragedia: incendia una palazzina e uccide un giovane
Giovanni Zippo avrebbe appiccato un rogo nell’appartamento della sua ex compagna con l’intento di distruggere ricordi della relazione finita

Un’esplosione devastante, avvenuta nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio 2025, ha ridotto in macerie tre appartamenti di una palazzina al civico 389 di via Nizza, a Torino, e causato la morte di un giovane e ferito altre cinque persone, tra cui due bambini. All’origine, non un incidente, come si è ipotizzato nelle prime ore, ma un gesto deliberato di vendetta, un tentato femminicidio diventato una strage.
A provocare l’inferno nella notte è stato Giovanni Zippo, 40 anni, guardia giurata, che secondo le ricostruzioni degli inquirenti avrebbe appiccato un incendio nell’appartamento della sua ex compagna, al quinto piano della palazzina. La donna in quel momento si trovava in vacanza all’Isola d’Elba. L’uomo, in possesso delle chiavi, si sarebbe introdotto in casa con l’intento di distruggere ricordi e oggetti appartenenti alla relazione finita. Un gesto di vendetta che si è trasformato in tragedia.
L'incendio, la vittima e i feriti
Lo scoppio, di origine dolosa come confermato dagli inquirenti, - come riportato da PrimaTorino - ha innescato un violento incendio tra il quarto e il quinto piano dello stabile. Le fiamme si sono rapidamente propagate, distruggendo almeno tre appartamenti e provocando il crollo parziale della struttura. Solo l’intervento massiccio dei Vigili del Fuoco, dopo ore di lavoro, ha permesso di domare le fiamme e mettere in sicurezza l’area.
Tra le macerie, i soccorritori hanno ritrovato il corpo senza vita di Jacopo Peretti, 33 anni. Jacopo, che quel giorno si trovava con la madre e il nonno, era nell’appartamento accanto a quello dove l’incendio ha avuto origine. La fiammata non gli ha lasciato scampo.
Altre cinque persone sono rimaste ferite nell’esplosione. Tra loro, anche due giovanissimi: una bambina di 6 anni e un ragazzo di 12, entrambi ustionati in modo grave, con oltre un terzo del corpo colpito. Il bilancio poteva essere ancora più drammatico, come sottolineano alcuni residenti:
“Se tutto questo fosse accaduto al primo piano, la palazzina sarebbe crollata interamente. Siamo salvi per miracolo”.
I condomini dei piani superiori hanno perso tutto: casa, oggetti, fotografie, i ricordi di una vita. L’intero edificio è stato dichiarato inagibile. Molte famiglie sono ospitate da parenti o assistite dai servizi comunali.
L’arresto e le accuse
Giovanni Zippo è stato fermato il 5 luglio con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, crollo doloso e tentato femminicidio. L’uomo è attualmente ricoverato all’ospedale CTO di Torino, sotto sorveglianza delle forze dell’ordine, a causa delle ustioni al volto e a un braccio riportate nella deflagrazione.

A incastrarlo sono state le telecamere di sorveglianza, le testimonianze dei residenti, le confidenze fatte ai colleghi di lavoro e i racconti dei familiari. Più persone lo avevano visto nei giorni successivi con evidenti segni di ustioni. Il punto d’innesco dell’incendio è stato individuato proprio nell’appartamento della ex compagna, disabitato da giorni.
Il 9 luglio è previsto l’interrogatorio di garanzia. La Procura sta indagando a fondo sulla premeditazione del gesto, definendo Zippo una persona “altamente pericolosa”.
L’appello della madre di Jacopo
Marzia Grua, madre della vittima, ha lanciato un appello accorato contro la violenza sulle donne e chi la perpetua:
“Mio figlio è morto per un atto di vendetta verso una donna. Le donne devono essere protette, sorrette e ascoltate. Ma dobbiamo anche occuparci di chi genera questo male, del disagio, prima che si trasformi in tragedia. Jacopo non c’è più, ma non voglio che accada mai più a nessuno”.
Parole lucide, commoventi, che risuonano come monito in un’Italia ancora profondamente segnata da episodi di violenza domestica.