Dazi, Trump firma lettere dirette a 12 Paesi: tariffe fino al 70%
Secondo fonti riportate dal Financial Times, gli Stati Uniti avrebbero minacciato tariffe del 17% sulle esportazioni agricole europee

Con l'avvicinarsi della scadenza del 9 luglio 2025, fissata come data limite per concludere nuovi accordi commerciali con i partner stranieri dopo il cosiddetto "Liberation Day", Donald Trump ha deciso di alzare la pressione.
Il presidente degli Stati Uniti ha infatti annunciato di aver firmato 12 lettere ufficiali indirizzate a una serie di Paesi — i cui nomi non sono stati ancora resi pubblici — per informare formalmente i governi destinatari sull'applicazione imminente di nuovi dazi commerciali.
Tariffe tra il 10% e il 70%, in vigore dal primo agosto
Le missive, che saranno inviate lunedì, delineano i livelli tariffari che ciascun Paese dovrà pagare per continuare a esportare beni negli Stati Uniti. Trump ha descritto l’iniziativa come una misura diretta e semplice:
“Preferisco inviare una lettera e dire: ‘Ecco cosa dovete pagare per fare affari negli Stati Uniti’”, ha spiegato ai giornalisti a bordo dell’Air Force One. “È molto più semplice e funziona meglio. Lo abbiamo fatto con la Gran Bretagna e con la Cina, ed è stato positivo per entrambe le parti”.

Secondo quanto riferito da Bloomberg e Financial Times, i nuovi dazi potranno variare dal 10% fino a un massimo del 70%, a seconda del Paese e dei settori coinvolti. Le tariffe, ha fatto sapere il presidente, entreranno in vigore dal 1° agosto nel caso in cui non si giunga a un’intesa entro la data prefissata del 9 luglio.
“Sono offerte prendere o lasciare”, ha detto Trump, indicando che il tempo per i negoziati è praticamente scaduto.
Pressioni sull’Unione Europea
Assieme ai Paesi coinvolti ci sarebbe anche l’Unione Europea. Secondo fonti riportate dal Financial Times, gli Stati Uniti avrebbero minacciato tariffe del 17% sulle esportazioni agricole europee se non verranno concesse ampie esenzioni dai regolamenti UE alle aziende americane e non sarà ridotto il surplus commerciale dell’Europa verso gli USA. L’avvertimento è stato consegnato al commissario europeo per il Commercio Maros Sefcovic durante un incontro a Washington e successivamente inoltrato agli ambasciatori dei 27 Stati membri a Bruxelles.

In assenza di un accordo, gli USA sono pronti a imporre tariffe del 20% su tutti i beni in arrivo dall’UE. Alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, sarebbero disponibili a valutare dazi contenuti al 10%, ma resta forte la tensione tra le due sponde dell’Atlantico.
Dal canto suo, la Commissione europea ha confermato che i colloqui con gli Stati Uniti riprenderanno nel fine settimana. Il portavoce per le questioni commerciali, Olof Gill, ha dichiarato all’Adnkronos che “sono stati compiuti progressi verso un accordo di principio” durante l’ultimo round di negoziati, ma ha anche avvertito che l’UE si sta preparando all’eventualità di un mancato accordo.
“La posizione dell’Unione è chiara: vogliamo una soluzione negoziata. È sempre stata la nostra priorità, e lo rimane”, ha ribadito Gill.
Tuttavia, il nervosismo sui mercati cresce con l’avvicinarsi della scadenza del 9 luglio, in particolare per le ripercussioni potenziali sul commercio transatlantico e sulla filiera agricola europea.

La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, collegata in video al "Forum in masseria 2024", ha commentato con prudenza la situazione:
"Non posso dire cosa accadrà sul nodo dei dazi tra UE e USA. Da parte italiana abbiamo lavorato per fare in modo che il rapporto tra le due sponde fosse franco e teso a risolvere i problemi. Dobbiamo essere soddisfatti per essere riusciti a ricostruire un dialogo. Stiamo facendo la nostra parte, ma non posso entrare nel merito degli accordi".