cambio di rotta

Morte di Ramy, oltre all'amico anche il carabiniere accusato di omicidio stradale. FdI: "Inaccettabile"

La Procura di Milano ipotizza un concorso di colpa, ribaltando le valutazioni iniziali

Morte di Ramy, oltre all'amico anche il carabiniere accusato di omicidio stradale. FdI: "Inaccettabile"
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Nel tragico caso della morte di Ramy Elgaml, il giovane 19enne deceduto durante un inseguimento nella notte del 24 novembre 2024 a Milano, la Procura ipotizza un concorso di colpa tra Fares Bouzidi, l’amico alla guida dello scooter, e il carabiniere al volante dell’auto che li stava inseguendo.

Secondo quanto emerge dall’avviso di chiusura delle indagini firmato dai pubblici ministeri Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, non si tratta più solo di una guida spericolata da parte del fuggitivo. La ricostruzione degli eventi mette ora in evidenza anche un comportamento imprudente da parte del militare. Quest’ultimo, infatti, avrebbe mantenuto una distanza troppo ravvicinata rispetto allo scooter durante l’inseguimento finale, contribuendo all’urto che ha portato alla caduta del mezzo e, successivamente, alla morte di Ramy.

Il caso Ramy Elgaml torna quindi al centro del dibattito giudiziario e pubblico. La Procura di Milano ipotizza un concorso di colpa, ribaltando le valutazioni iniziali. Ira di Fratelli d'Italia.

I fatti: l’inseguimento e l’incidente mortale

Nella notte tra il 23 e il 24 novembre, Fares Bouzidi – 23 anni, senza patente – non si è fermato all’alt imposto da una pattuglia. Ne è nato un inseguimento durato circa otto chilometri in otto minuti, durante il quale lo scooter ha raggiunto velocità anche di 120 km/h, percorrendo tratti contromano e compiendo manovre azzardate.

Morte di Ramy, oltre all'amico anche il carabiniere accusato di omicidio stradale. FdI: "Inaccettabile"
Inseguimento Ramy

Secondo la ricostruzione dei PM, arrivati in via Ripamonti, i due in fuga hanno tentato di svoltare a sinistra in via Quaranta, per poi eseguire un’improvvisa sterzata a destra. È in quel momento che è avvenuto il contatto: la parte posteriore destra dello scooter ha urtato la parte anteriore del paraurti dell’auto dei carabinieri. Questo ha causato lo slittamento del veicolo a due ruote, che si è ribaltato. Ramy, che non indossava il casco, è finito contro un palo del semaforo ed è stato poi investito dalla "gazzella". L’impatto gli è stato fatale.

Per Fares, oltre alla guida pericolosa, grava anche l’aggravante della guida senza patente

Le responsabilità del carabiniere: distanza ravvicinata e durata dell’inseguimento

Ma non è tutto. I magistrati contestano al carabiniere anche la violazione delle norme di prudenza previste dal Codice della Strada per i servizi urgenti. Secondo gli inquirenti, l’auto dell’Arma avrebbe mantenuto una distanza di sicurezza inadeguata, spesso inferiore a 1,5 metri, pur viaggiando a 55 km/h nel tratto finale. Una dinamica che, unita alla prolungata durata dell’inseguimento, avrebbe potuto ridurre la capacità di reazione e concentrazione alla guida, mettendo a rischio l’incolumità dei soggetti coinvolti.

Altro elemento rilevante è la natura del veicolo inseguito: uno scooter con due persone a bordo, una delle quali – Ramy – priva di casco, condizione che ne aumentava la vulnerabilità in caso di caduta o impatto.

La consulenza tecnica e il cambio di rotta della Procura

Queste nuove imputazioni rappresentano una svolta rispetto a quanto ipotizzato in un primo momento dal consulente tecnico della Procura, l’ingegnere Domenico Romaniello. Secondo la sua perizia, lo schianto sarebbe stato inevitabile: il carabiniere avrebbe trovato lo scooter improvvisamente sulla traiettoria e, nonostante un tentativo di frenata, non avrebbe potuto evitare l’impatto.

Morte di Ramy, oltre all'amico anche il carabiniere accusato di omicidio stradale. FdI: "Inaccettabile"
Scontri in piazza

Romaniello attribuiva la responsabilità esclusiva a Fares, parlando di una guida “spregiudicata ed estremamente pericolosa”, sottolineando come il ragazzo si fosse “assunto il rischio delle conseguenze” della fuga. Recentemente, Bouzidi è stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale legata proprio a quell’episodio.

Le reazioni: dalla polizia alla politica, monta l’indignazione

La decisione della Procura ha suscitato forti reazioni, in particolare dal mondo delle forze dell’ordine e da alcuni esponenti politici.

Il SAP (Sindacato Autonomo di Polizia), per voce del segretario Stefano Paoloni, ha espresso solidarietà al carabiniere coinvolto, definendo “un brutto segnale” il fatto che l’agente sia da oltre sette mesi sotto indagine. Secondo Paoloni, “è giusto fare chiarezza, ma è altrettanto urgente che questa avvenga in tempi rapidi. Un operatore non può temere di finire sotto processo per aver fatto il proprio dovere”. Il sindacato chiede una norma specifica a tutela degli agenti in servizio, per evitare che vengano automaticamente imputati in casi come questi.

Anche la politica è intervenuta. Giovanni Donzelli, deputato e dirigente di Fratelli d’Italia, ha commentato con stupore la scelta dei PM, sottolineando che la perizia iniziale aveva escluso responsabilità da parte dei carabinieri.

Morte di Ramy, oltre all'amico anche il carabiniere accusato di omicidio stradale. FdI: "Inaccettabile"
Giovanni Donzelli

“Se il problema è che l’inseguimento è stato troppo lungo, vorrei capire cosa dovrebbe fare un agente quando qualcuno fugge: smettere di inseguirlo?”, ha affermato.

Dello stesso tenore le parole di Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza, che ha definito la richiesta di rinvio a giudizio per il carabiniere “inaccettabile”. Secondo La Russa, si sta ancora una volta mettendo in discussione l’operato delle forze dell’ordine, nonostante fosse già stata effettuata una consulenza che li scagionava.

Anche Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano, ha criticato duramente la nuova linea della Procura:

“L’inseguimento era doveroso. La perizia del 12 marzo li aveva assolti, confermando che si erano attenuti alle procedure operative previste”. Per De Corato, motivazioni come la distanza ridotta e la durata dell’inseguimento sono “inverosimili”.